
Veneto Jazz ospita, all’interno del suo vasto programma estivo, If you don’t go crazy, you are not normal, tappa veneziana di Goran Bregovic e la sua Wedding&Funeral Band. Non tutti conoscono il prolifico musicista che, nonostante l’età, continua con energia a diffondere ovunque la cultura della Balkan music. Lo ricordiamo celebre compositore di soundtracks per Emir Kusturica – Il tempo dei gitani, American dream, Underground – e all’attivo con la Wedding&Funeral Band, formatasi nel 2007 che varia in dimensioni a seconda delle esigenze. If you don’t go crazy, you are not normal propone brani vecchi e nuovi, in parte tratti dai recenti album Alkohol e Champagne for Gypsies. Quest’ultimo lavoro del 2012, nato come reazione culturale alle ultime pressioni messe in atto contro i Rom in Europa, omaggia la cultura tzigana, avvalendosi della collaborazione con i Gipsy Kings (Presidente e Balkaneros), Stephan Eicher, Eugene Hütz dei Gogol Bordello (Quantum Utopia), Florin Salam e Selina O’Leary. E’ proprio tale contaminazione di generi a costituire la cifra caratteristica di Bregovic musicista colto e poliedrico. Non ci si stupirà allora nel sentire cenni di rock, blues e tanto folklore, espressione di popoli che si incontrano, si mescolano, si fanno guerra, si separano. Ritmi binari si affiancano a canti dall’evidente matrice araba, sfumature andaluse ammiccano a evoluzioni clarinettistiche degne del miglior klezmer, ma è la reiterata massa sonora dei fiati a rendere inconfondibile l’origine balcanica. Per circa due ore, i cinque ottoni (Bokan Stankovic, Dragic Velickovic, Stojan Dimov, Aleksandar Rajkovic e Milos Mihajlovic), le due simpatiche coriste bulgare in costume tradizionale (Ludmila Radkova Trajkova e Vanya Todorova Vakarie) e la grancassa serba (Muharem Redzepi, all’occasione anche vocalist), accompagnano Bregovic, rigorosamente biancovestito. La scaletta, oltre ai brani succitati, prevede Gas gas, la melanconica Ausencia, Hopa Cupa, la sbarazzina Marushka e Bijav giusto per citarne alcuni.
Durante questo vero e proprio Balkan party, il pubblico si abbandona al ballo, testimoniando come certa musica nasca davvero da circostanze festive e non, wedding e funeral appunto, a ricordarcene, ancora una volta, il potere aggregante.