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RomaEuropa Festival 2016, si apre con “barbarians” di Hofesh Shechter

fotoTutto pronto per la 31° edizione del Romaeuropa Festival, diretto da Fabrizio Grifasi e presieduto da Monique Veaute che dopo l’anteprima con il Palamede di Baricco nell’area archeologica del Palatino e il Dido&Aeneas di Sasha Waltz al Teatro dell’Opera di Roma, proporrà in 160 giorni di attività, dal 21 settembre al 3 dicembre, oltre 524 artisti, 47 appuntamenti dedicati alla creazione contemporanea, di cui 29 in prima italiana. Insomma, i numeri sono davvero impressionanti per una nuova edizione che conferma la sua vocazione alla multidisciplinarietà tra musica, teatro, danza, nuovo circo, arti visive e nuove tecnologie.

La duplice possibilità di lettura dello slogan dell’edizione 2016, Pòrtati altrove/Portàti altrove, ben suggerisce l’obiettivo di un festival che punta sulla ricerca dell’altrove geografico e dell’anima dislocando gli spettacoli in 21 diversi spazi che coinvolgono tutta Roma, dall’Opificio Romaeuropa, ai teatri Argentina e India, dalla PelandaMACRO Testaccio al Teatro Vascello all’Auditorium all’Accademia di Francia e che arriveranno anche nel Lazio a partire dal prossimo anno.

La creazione contemporanea immersa e inserita nella rete culturale e sociale della città è uno degli elementi fondamentali per abbattere le ‘barriere’ dell’isolamento in cui spesso i cittadini si ritrovano a vivere – ha detto l’Assessore alla Crescita culturale di Roma, Luca Bergamo intervenuto in conferenza stampa – La Capitale ha un forte bisogno di ampliare lo sguardo all’insegna dello scambio culturale e sociale per ricreare un senso di comunità. RomaEuropa Festival contribuisce ad arricchire la città grazie all’ampia finestra su un mondo di espressioni artistiche diverse ma intense che proprio per questo aiutano a rafforzare ed emancipare dai luoghi comuni la nostra visione del futuro”.

L’edizione 2016 del Festival, presentata da Fabrizio Grifasi, propone spettacoli all’insegna dei grandi nomi della scena internazionale come Forced Entertainment e l’integrale delle opere di Shakespeare, Guy Cassiers che rilegge il romanzo Le Benevole di Jonathan Littell, il nuovo circo di Les 7 doigts o le macchine artigianali di Pierre Rigal.

Spazio alle nuove drammaturgie, come accade nel lavoro di Daria Deflorian Antonio Tagliarini, con la prima nazionale de Il cielo non è un fondale, Acqua di Colonia di Timpano & Frosini o nel Il Ratto di Europa di Giorgio Barberio Corsetti con Maddalena Crippa sul rapporto con l’altro.

Forte l’attenzione del Romaeuropa 2016 alla musica proposta in tutte le sue declinazioni con la presenza di Alvin Curran, Sabina Mayer, ma anche la presenza di Ben Frost con il progetto Music for Solaris eseguito dall’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia e ideato con Daniel Bjarnason e Brian Eno sulle immagini estrapolate del film di Tarkovskij o il duo italiano Di Martino + Fabrizio Cammarata e Colapesce, al Monk Club.

E naturalmente spazio alla grande danza internazionale con il debutto romano di Sharon Eyal con la L-E-V Company, la presenza di Noè Soulier e Liz Santoro con Pierre Godard, ma anche gli olandesi Nicole Beutler, Ann Van Den Broek e Jan Martens.

Spazio alla musica che s’incrocia con la scrittura coreografica con La Passione Secondo Matteo di Bach di Emio Greco, Rain di Anne Teresa De Keersmaeker su musica di Steve Reich, In Spite of Wishing and Wanting di Wim Vandekeybus su musiche originali di David Byrne, l’ORESTEA (una commedia organica?) rimesso in scena da Romeo Castellucci.

Alla Pelanda-Macro Testaccio torna l’esposizione Digitalife, (7 ottobre – 27 novembre) dedicata all’interazione tra arti visive e nuove tecnologie e fra le novità dell’edizione 2016, la conferenza del Prof. Hiroshi Ishiguro, uno dei maggiori esponenti nella ricerca sull’intelligenza artificiale a livello internazionale che dialogherà con il l’androide parlante creato a sua immagine e somiglianza in un progetto celebrativo in occasione delle relazioni tra Italia e Giappone.

Resta inalterata l’importanza di accompagnare il pubblico alla scoperta degli artisti attraverso i numerosi incontri pre e post spettacolo e una serie di incontri-dialogo con gli artisti.

E come sempre è importante che il pubblico possa seguire l’evoluzione dell’artista che accade anche Hofesh Shechter che con il suo barbarians inaugura il Ref al Teatro Argentina (21-24 settembre). Ben noto al pubblico del Romaeuropa che lo seguono da anni, stavolta il coreografo israeliano nato a Gerusalemme, ma di adozione inglese, ha voluto cimentarsi in un lavoro originale che mette al centro le passioni fra musica barocca e sonorità elettroniche. Che cosa accade quando ci innamoriamo?

La prima cosa che ho pensato quando ho realizzato barbarians è stato di voler rompere con il passato e di volermi mettere in una condizione di disagio come artista. Fino a questo momento tutte le mie creazioni sono sempre nate in un contesto politico, ma ho capito che non avevo ancora esplorato le passioni. Che cosa scatta fra un uomo e una donna o fra una donna e una donna, un uomo e un uomo? Passione, amore e libertà sono al centro del mio nuovo spettacolo: che cosa succede quando ci innamoriamo? È una questione che non ha affatto rilevanza solo per me, ma per tutti, universalmente – spiega Shechter raccontando il lavoro che ha fatto su sé stesso realizzando la sua ultima coreografiabarbarians per me è stato una sorta di lavoro autobiografico, l’occasione di creare qualcosa che mi creasse davvero disagio anche se credo che l’arte non debba essere terapeutica. Il titolo ci invita a riflettere su ciò che è altro e diverso da noi. barbarians è uno spettacolo che si allontana dalla politica, ma che indaga come le passioni siano sottoposte a una duplice forza: da una parte vengono sospirate e agognate, dall’altra vengono osteggiate. Come per ogni tipo di lavoro ho cercato un nuovo vocabolario corporeo”.

E non manca la posizione sulla politica e sulla funzionalità dell’arte.

Nelle mie opere cerco la condivisione, cerco di abbattere le barriere. Come uomo mi porto dentro la frammentarietà di una Nazione come Israele, ma non credo che gli artisti debbano esprimersi politicamenteconclude Shechter. L’appuntamento è al Teatro Argentina dal 21 settembre con i barbarians che incarnano la dialettica che ciascuno di noi vive internamente: il rapporto conflittuale fra mente e bramosia.

Tutto il programma in dettaglio del Romaeuropa Festival su www.romaeuropa.net.

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