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60. Biennale Musica: I fiati nel repertorio contemporaneo

fotoArsenale, Sale d’Armi – ore 16.30

Repertorio Zero

Mario Caroli

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Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne – ore 20

Ensemble Accroche Note

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Chi pensa o parla di repertorio contemporaneo per fiati, e in special modo, di flauto, non può non pensare che a Mario Caroli.

Il flautista italiano, che più di chiunque altro, è l’emblema del musicista a tutto tondo che può applicarsi dal repertorio più classico fino a quello più di avanguardia.

Se si deve a Salvatore Sciarrino, fresco Leone d’Oro, la “riforma” riguardante i fiati e il flauto in particolare, è invece a Caroli che si deve guardare per avere uno dei primi esecutori che abbia assimilato i nuovi insegnamenti portandoli sul palco da concerto.

Anche se la sua partecipazione a questa Biennale Musica si è registrata per un solo brano, Aya di Toshio Hosokawa, si è potuto assistere all’alta specializzazione raggiunta nel repertorio contemporaneo.

A seguire, nello spettacolo pomeridiano, tre brani per quartetto d’archi di altrettanti giovani compositori, che si spera, nei prossimi anni, possano avere più spazio.

Apre Untitled n.2 di Vittorio Montalti, un viaggio attraverso diverse scene in cui l’elettronica, protagonista del concerto, fa da amalgama tra di esse e ne continua le storie.

A seguire di Valerio Sannicandro, A Book of Cloud,s in cui, come suggerisce il titolo, il riferimento alle nuvole e al loro etereo divenire è data dai frequenti glissati degli archi.

E infine Orbis Tertius di Sebastian Rivas che si caratterizza per il continuo alternarsi fra archi in legno e i loro equivalenti elettronici e per il continuo incrociarsi degli strumenti in una comune idea, conclusione, poi, del brano.

Contenitore dell’ensemble l’organizzazione Repertorio Zero, leone d’argento del 2011 con Lorenzo Gentili-Tedeschi, Jacopo Bigi violini, Paolo Fumagalli viola e Giorgio Casati violoncello.

In serata, l’Ensemble Accroche Note.

Protagonisti il clarinetto di Armand Angster e la voce del soprano Francoise Kubler, e fra ritmiche ancestrali e pastiches cacofonici, emerge il brano di Mauro Lanza Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria. I leggeri cambiamenti armonici fra flauto e clarinetto portano all’ingresso graduale degli altri componenti fino a degli sforzati che azzerano quanto conquistato per poi ripartire nuovamente.

Il tutto condito da continue accellerazioni e decellerazioni e sfasamenti ritmici.

Interessante, nel caso di questo concerto, così come era stato per quello dei Bang on a Can All Star, la scelta, da parte dell’ensemble, di non essere solo esecutori ma primi sponsor, attraverso le commissioni, dei brani proposti.

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