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60. Biennale Musica: Le percussioni da Strasburgo

Il settimo giorno di Biennale Musica a Venezia (13 ottobre 2016)

fotoArsenale, Teatro alle Tese – ore 20

Les Percussions de Strasbourg

Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne – ore 23

Rassegna 23OFF

Kl4ng Venezia

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Ogni ritorno de Les Percussions de Strasbourg alla Biennale Musica genera curiosità e interesse.

L’ultima volta, tre anni fa, il concerto, che coincideva anche con i loro 50 anni di storia, fu trasmesso in diretta da Radio Rai, con grande successo di pubblico e critica.

Puro talento a creare spettacolo. Non c’è quasi spazio per gli applausi fra un brano e l’altro, nel tentativo, spesso riuscito, di stregare il pubblico per tutta la durata della performance.

Un percorso, fisico, oltre che musicale, dove le percussioni ‘in gioco’ sono schierate fin dall’inizio e vengono individuate con sapiente uso di luci. Il pubblico è così indirizzato, ad ogni accensione, alla postazione del percussionista protagonista.

Giocando così tanto sullo spettacolo con soluzione di continuità, inevitabilmente è richiesto che il programma vari mantenendo alti standard esecutivi.

Il gruppo si distingue per un attento ricambio generazionale; il membro “anziano”, Francois Papirer, è entrato nel 1996 e gli altri cinque componenti sono tutti entrati fra il 2015 e il 2016.

Lo spettacolo è stato un successo, tanto da piacere sia ai molti percussionisti accorsi, sia al pubblico di ragazzi e adolescenti.

Se il primo e l’ultimo brano The life and death of 9413 e Entr’acte (sonorizzazione del celebre ed omonimo film di René Clair del 1924), di Javier Elipe Gimeno, si inseriscono in quel filone di creazione di colonne sonore di film muti della prima metà del secolo, il resto del programma ha visto come protagonisti i soli componenti dell’ensemble, con il brano Stéle di Gèrard Grisey, per due grancasse, con ritmiche ancestrali in controtempo, basato sull’uso dei rullati o Third Construction di John Cage, un caleidoscopio timbrico, in cui ogni sorta di elemento percussivo, sonagli, nacchere e chi ne ha più, ne metta, coinvolge e travolge fino all’accellerando finale.

Infine Thierry de Mey con Silence must be! una pregevolissima pantomima teatrale, in cui un percussionista/direttore prima mima l’esecuzione di un brano suonando l’aria per poi ripresentarla, in veste sonora, con l’ausilio dell’elettronica.

A seguire il penultimo appuntamento della rassegna 23OFF con Kl4ng Venezia.

Progetto costola dell’Ensemble Accroche Note, il quartetto sul palco, composto dal clarinettista (e all’occasione sassofonista) Armand Angster, la cantante e attrice Francoise Kubler, il dj Pablo Valentino e l’elettronica di Yerri-Gaspar Hummel, ha presentato un progetto appositamente confezionato per la Biennale di quest’anno.

Passi la commistione di musica elettronica, ammiccamenti jazz e ricerche contemporanee, interessanti in alcuni dei brani proposti, ma l’interezza dello spettacolo ha lasciato più sconcerto che apprezzamento.

La rapidità con cui si passava da brani quasi remixati alla lettura di poesie di Fernanda Pivano, non è stato apprezzato dal pubblico, che, forse stanco dalla giornata di concerti e dalla lunghezza di questo stesso appuntamento, ha iniziato ad abbandonare la Sala delle Colonne a metà performance.

Anche i più resistenti, alla fine hanno ceduto al continuo cambio di tempi, tendenti al rilassato più da locale con luci soffuse, che ad un concerto da Biennale, sprofondando, in alcuni casi, nel sonno. (sic!)

Un peccato perché la sperimentazione c’era e forse poteva essere sfruttata meglio.

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