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Les jumeaux

fotoÈ un bello spettacolo quello che apre la rassegna 2016 / 2017 del LIVE SHOW ORBASSANO, una sorta di stagione teatrale nata dalla fantasia, coraggio e voglia di lavorare a testa bassa del gruppo del Mulino ad Arte, di Orbassano appunto. A cui è direttamente collegato il LIVE SHOW CUMIANA, cittadina poco distante che ha con la sua omologa la stessa voglia di proporre ai suoi cittadini spettacoli di valore senza dover spostarsi necessariamente nelle città più vicine (Torino, Pinerolo, ecc.). Insomma la Provincia che si ribella. E il cartellone è ricco in entrambi i casi. Troviamo una serie di nomi interessanti, nella brochure che ci hanno consegnato orgogliosamente prima dello spettacolo, alcuni sono molto conosciuti, altri un po’ meno ma hanno soprattutto la caratteristica di essere originali, diversi fra loro e, davvero di qualità. Esattamente come quello visto ieri sera. Il Teatro, pieno all’inverosimile, è posizionato in un centro città che vanta una così complicata viabilità, che permette di perdersi a chi non è del luogo ogni volta, per i continui sensi unici. Dicevamo del pubblico, che non è solo di Orbassano, e che prenota per tempo perché il rischio di non trovare posto in un teatro sempre ricco di iniziative è alto.

La locandina parlava di “uno spettacolo surreale, poetico e comico allo stesso tempo. Due fisarmonicisti gemelli raccontano con la musica la loro straordinaria (e vera) avventura di artisti di strada in giro per il mondo, quando avevano appena 17 anni. E l’inizio è davvero particolare: in una scena quasi vuota, dove dei teli e delle luci delimitano uno spazio preciso entrano, in una penombra che permette di vedere solo i contorni, i due gemelli. Ma sono in mutande e passando prima uno e poi l’altro sembra di assistere ad una magia, la stessa persona che esce da una parte e rientra dall’altra contemporaneamente. Perché sono identici. Sempre in penombra si vestono davanti al pubblico e compiono le stesse azioni che faranno alla fine, svestendosi quando usciranno ancora in mutande. Appaiono due trentasettenni vestiti alla parigina secondo la nostra memoria cinematografica, alla Jean Gabin: pantaloni larghi e neri, maglietta a righe con gilet e papillon colorato.

E il pubblico è subito dalla loro parte quando suonano un cancan strepitoso, è coinvolto emotivamente dalle loro fisarmoniche che non sono solo strumenti musicali ma diventano parte integrante di loro: costumi, scenografia, compagni di viaggio, mezzo di sostentamento ed altro ancora. La storia che ci viene raccontata è quella di due diciassettenni della provincia cuneese, Bene Vagienna per l’esattezza, già bravi con il loro strumento, che vivono un’esperienza di formazione, prima delle scelte di vita, prima delle vittorie e delle sconfitte che li attendono. In una tournée decidono di provare l’esperienza dei suonatori di strada, prima a Nizza, poi a Cannes ed infine Parigi. Sono due D’Artagnan alla conquista della città più ricca e famosa della nostra immaginazione, vogliono diventare Moschettieri del Re, la loro spada è la fisarmonica e grazie a questa, aggiunta a simpatia, spavalderia ed ingenuità si scontreranno con le guardie di Richelieu, vincendo e perdendo in uguale misura. Scopriranno il sesso, l’amicizia, la durezza della strada, quanto è importante avere qualcuno su cui fare conto.

E noi viaggiamo con loro, ridiamo e ci emozioniamo quando perdono quasi tutti i soldi al Casinò, o quando decidono di provare altre città, o scoprono la delusione che ciò che si credeva raggiunto in modo facile in realtà occorre conquistarselo giorno per giorno. E loro sono davvero bravi, con le loro lame o meglio fisarmoniche trovano sonorità, che due strumenti così popolari ed un po’ fuori moda nei nostri anni, non pensavamo potessero darci. Si passa da Brahms a Edith Piaf, da Piazzolla a Mozart a Rossini, con incursioni nel jazz e improvvisazioni, sempre molto precisi, accurati e soprattutto affiatati. Più che fratelli, proprio dei veri gemelli e le emozioni che ci hanno saputo dare vanno oltre ad un racconto di un viaggio. Ci hanno preso uno per uno e portati con loro ed è stata una bella avventura.

Abbiamo applaudito molto, e se lo meritavano. Al termine, come ci era stato anticipato, abbiamo avuto l’occasione, per chi lo voleva, di parlare con loro, fare domande e ricevere approfondimenti, oltre ad un cioccolatino davvero buono. Il pubblico era così entusiasta che ha applaudito anche allo zio Pino con moglie, che aveva il merito di essere loro parente. Ottima regia quella di Daniele Ronco, che ha unito narrazione e suoni in una miscela fatta di nostalgia, voglia di ridere senza mai prendersi troppo sul serio. Personalmente ci ho trovato letteratura alta. Alla Keruac insomma.

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LES JUMEAUX
di Daniele Ronco
regia Daniele Ronco
con Davide e Mauro Borra
elementi di scena Lorenzo Rota, Lucio Lucà
musiche di Piaf, Piazzolla, Mozart, Rossini, Brahms
light designer Marco Testa
fonica Alberto Santoru

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