Di Dennis Kelly
Traduzione di Gianmaria Cervo e Francesco Salerno
Regia di Tommaso Pitta
Un progetto di Monica Nappo
Scene e costumi Barbara Bessi
Con Monica Nappo, Paolo Mazzarelli e Lino Musella
Luci Mauro Masarà
Coproduzione Marche Teatro – Teatro dell’Elfo
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Lo spettacolo inizia di colpo, si viene subito trascinati nel flusso della vicenda, ci si dedica totalmente a seguire la narrazione dei fatti e ci si dimentica del titolo. Quando poi si arriva alla fine, al completo disfacimento di quella che all’inizio sembrava una realtà come tante, allora sì che il titolo torna come un boomerang, a colpire l’emotività dello spettatore. Un’ultima e definitiva parola: Orphans. Niente di più da dire, sulla falsa verità di queste vite irrisolte.
La drammaturgia di Dennis Kelly mette a dura prova le coscienze degli spettatori, toccandole con argomenti sottili e universali, come la crescente paura del diverso, il rapporto con la violenza, la creazione di una famiglia. Lo stare in relazione degli attori, concreto, essenziale e al totale servizio dell’azione scenica, completa il testo con efficacia, sostenendone anche i passaggi più ostici.
Il quadro bidimensionale, che ci viene sbattuto in faccia all’inizio, è quello che ruota attorno all’“incidente” di Liam e che non sorprenderebbe più di tanti altri fatti di cronaca. Man mano, però, la graduale rotazione della scenografia scandisce assieme agli attori il disegno di un quadro sempre più sfaccettato e tridimensionale, di fatti, debolezze, sfumature umane che si vanno a svelare. Veniamo messi, così, di fronte a noi stessi, a dinamiche umane di cui tutti prima o poi facciamo esperienza: la capacità delle persone di condizionarsi a vicenda, quando si vogliono bene; i ricatti che si attuano, nella quotidianità, nei confronti delle persone care, per non perderle.
La vigliaccheria con la quale a volte viviamo, ignorando quello che sentiamo davvero; facendoci scorrere addosso la vita; fidandoci del modo in cui, credendolo giusto, una volta l’abbiamo impostata; mettendoci troppo nelle mani di altri e troppo poco nelle nostre.
Le debolezze e le fragilità profonde che possono derivare da un passato famigliare e che non vengono abbastanza affrontate. Che vengono spesso minimizzate, per paura, a favore di quello che ci sembra socialmente corretto.
Orphans è un incoraggiamento a guardare in faccia le proprie paure e il proprio passato, a fare i conti con l’onestà con cui abbiamo affrontato le nostre vite e lo spazio che abbiamo dato alle nostre coscienze.