
traduzione Sergio Perosa
con Michele Riondino
e con Maria Grazia Madruzzato, Stefano Scandaletti, Michele Maccagno, Silvia Costa, Francesco Wolf, Eleonora Panizzo, Pietro Quadrino, Riccardo Gamba, Raquel Gualtero, Beatrice Fedi, Andrea Fagarazzi
spazio scenico Max Glaenzel, spazio sonoro Nao Albet, illuminazione Carlos Marquerie.
costumi Silvia Delagneau
adattamento e regia Àlex Rigola
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LA TRISTE SORTE DEL COSPIRATORE
Per chi non conoscesse la maestria di Shakespeare nel portare alla luce gli intimi e scandalosi recessi dell’anima, vale la pena di godersi questo spettacolo. Meraviglioso sotto vari punti di vista. Il più importante è sempre e senz’altro il testo di Shakespeare. La storia è nota: Giulio Cesare sta per essere incoronato imperatore a Roma ma un manipolo di invidiosi trama contro di lui, convincendo anche il suo fraterno amico Bruto a tradirlo e a ucciderlo.
Ma ben presto, gli stessi che hanno cospirato, usando la violenza per invidia, e hanno messo fuori gioco il grande Cesare, saranno travolti dalla stessa identica violenza che si abbatterà su di loro. Shakespeare, con grande maestria porta in scena lo scacco dell’invidioso. E ci racconta il triste destino del cospiratore: destinato a ritrovarsi da carnefice a vittima. Un monito interessante, una riflessione profonda e, purtroppo, sempre attuale.
Sul palcoscenico spiccano due interpreti: un Giulio Cesare interpretato dalla grandissima Maria Grazia Mandruzzato la cui presenza scenica parla da sola del suo talento e della sua bravura e uno stupefacente Marco Antonio, interpretato magistralmente dall’attore Michele Riondino. Un meraviglioso sofista che maneggia la retorica del conflitto con grandissima maestria. Perché a volte le vittime sanno capirlo i giochi dei cospiratori – sempre uguali, sempre tristi, vaneggianti e vanagloriosi – e, semplicemente, attendono il momento in cui il gioco verrà scoperto. E, finalmente, capovolto.