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Porgy and Bess

Andata in scena al Teatro alla Scala, Milano

fotoPorgy and Bess rientra in quel breve inventario di opere artistiche che, per diverse ragioni, costituiscono un unicum, configurandosi, per le generazioni successive, come pietre miliari dalle quali trarre ispirazione.

Gershwin la definì una folk-opera, sottolineandone il carattere popolare e rispondendo alle diverse critiche dell’epoca che, a seguito della prima nel 1935, non furono sempre positive. Ma Porgy and Bess è molto di più. Oggi forse la definiremmo un’opera pop, che fonde con una sorprendente soluzione di continuità generi diversi, costruendo un’enorme cattedrale di suoni, impressioni, ispirazioni e suggestioni.

Quando un’opera riesce, a quasi un secolo dalla prima, ad essere così incredibilmente moderna e così incredibilmente presente nell’immaginario collettivo, non solo all’interno dei teatri, ma anche nella cultura popolare dell’America e dell’occidente in genere, significa che ha saputo cogliere nel segno fino in fondo.

Tutti noi conosciamo la famosa Summertime, e la conosciamo probabilmente non perché abbiamo assistito ad una rappresentazione dell’opera, ma perché è stata cantata e interpretata da grandi artisti come Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Billie Holiday, fino alla versione rock-blues di Janis Joplin, eseguita a Woodstock nel ’69. Come dimenticare poi la bellissima e intimistica versione di I love you Porgy cantata da Nina Simone.

Insomma Porgy and Bess non è solo un’opera Folk, ma piuttosto un anello di congiunzione tra la grande tradizione del melodramma europeo, il Jazz, la cultura afroamericana e la cultura pop, fino ad un certo filone di composizione per il cinema che ancora oggi possiamo facilmente riconoscere.

Gershwin mette quindi assieme Spirituals, jazz, gospel, musical, colonne sonore del cinema e altre ispirazioni legate alla musica afro-americana in quella che è a tutti gli effetti un’opera monumentale e complessa la quale, nonostante tutte queste contaminazioni diverse, riesce a mantenere una sua omogeneità stilistica, filologica e drammaturgica.

Questa produzione della Scala ha avuto però luci e ombre, presentando uno spettacolo magnificamente godibile dal punto di vista dell’orecchio ma non del tutto ammirabile dall’occhio che, come si dice, vuole la sua parte.

La scelta della versione semi-scenica, che nelle intenzioni di Philipp Harnoncourt voleva valorizzare al meglio la musica, è riuscita certo nel suo intento, ma ha tolto molto alla godibilità dell’opera nel suo insieme, lasciando un senso amaro di incompiuto.

I video di Max Caufman e di Eva Grun, a metà tra il film di animazione in stile Tim Burton e il cartone animato Disney, non hanno potuto sopperire alla mancanza di una scenografia, creando un effetto kitsch su un fondale piatto nonostante le lunghe carrellate su una Catfish Row quasi più gotica che afro-americana.

Dal punto di vista musicale, invece, la direzione di Alan Gilbert è stata magnifica: dinamica e colorita ma precisa: seguendo alla perfezione le diverse anime dell’opera la bacchetta del maestro ha saputo rendere alla perfezione tutto il complesso caleidoscopio di accenti, colori e sentimenti dello spartito di George Gershwin.

Anche sul palco il cast ha regalato al pubblico una prova degna di nota e di memoria, senza eccezioni. In particolare segnaliamo Kristin Lewis, magnifica nel ruolo di Bess: perfetta dal punto di vista vocale e capace nel mettere a nudo la psicologia e lo struggimento del personaggio.

Degni di nota anche Donovan Singletary nel ruolo di Jake, con una presenza scenica intrigante e una vocalità morbida ma precisa, Lester Lynch nel ruolo di Crown e Mary Elizabeth Williams, che ci ha regalato una bellissima Oh doctor Gesus.

Di altissimo livello anche la performance del coro, diretto da Bruno Casoni, soprattutto considerando le difficoltà nell’adattarsi a stili così diversi e canoni così lontani da quelli del melodramma italiano.

Insomma, questo Porgy and Bess della Scala si è configurato come un vero evento musicale, che speriamo potrà essere riproposto presto in una versione completa.

La recensione si riferisce alla recita del 23 Novembre 2016

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The Gershwins© PORGY AND BESS©

di George Gershwin, DuBose e Dorothy Heyward e Ira Gershwin

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttore: Alan Gilbert

Regia: Philipp Harnoncourt

Costumi: Elisabeth Ahsef

Video: Max Kaufmann e Eva Grün

Porgy: Morris Robinson

Bess: Kristin Lewis

Crown: Lester Lynch

Serena /Mary: Elizabeth Williams

Clara: Angel Blue

Maria, Strawberry Woman: Tichina Vaughn

Jake, Frazie, Undertaker, Coroner: Donovan Singletary

Sportin’ life: Chauncey Packer

Mingo, Robbins, Peter Crabman: Cameo Humes

Detective, Archdale, Policeman: Stefano Guizzi

Nelson: Massimiliano Difino

Scipio: Elhadji Mbodji

Jim: Massimo Pagano

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