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Riccardo III e le Regine

Andato in scena al Teatro Cantiere Florida, Firenze

foto

di William Shakespeare

ideazione e regia Oscar De Summa
con Oscar De Summa
e con Isabella Carloni, Silvia Gallerano, Marco Manfredi, Marina Occhionero
scene Matteo Gozzi, Laboratorio scenotecnico di Armunia
luci Matteo Gozzi
costumi Emanuela DallAglio
produzione La Corte Ospitale
in collaborazione con Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello

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Dopo aver indossato gli angosciosi e deformi panni di Riccardo III in solitaria nel 2008, Oscar De Summa torna a calcare le scene con una nuova rivisitazione in chiave pop dell’opera shakespeariana: dopo “Amleto a pranzo e a cena” e “Un Otello altro”, l’attore e regista pugliese dirige un lavoro corale, “Riccardo III e le Regine”, che a differenza dei precedenti prevede la presenza in scena al suo fianco di tre attrici (Isabella Carloni, Silvia Gallerano, Marina Occhionero), le regine, con le quali il personaggio di questo re grottesco e deforme si confronta direttamente: le regine sono le donne, le vedove, le madri, le vittime dei suoi inganni e delle sue cospirazioni. Le gesta atroci di questo genio del male e del raggiro, tanto orrido quanto lo è il suo aspetto e lo sono le sue intenzioni, vengono narrate in pieno stile punk londinese (anfibi, giubbotti di pelle borchiati, catene); l’attualità del dramma di Shakespeare è evidentissimo in tutti i suoi dettagli e lo stesso Riccardo III non è niente in sé e proprio per questo può diventare tutto, adattarsi alle forme, cambiare aspetto e modi, per essere esattamente ciò che serve, ciò che è necessario per conquistare il potere, per poterlo mantenere.

L’animo orgoglioso, malvagio e machiavellico, bramoso di potere, che incute paura, e si prende gioco di ognuno con maestria, si mantiene vivo solo grazie al suo obiettivo: il trono, la corona.

Riccardo non desidera nient’altro. E come tutti quelli che hanno delle certezze e delle finalità, procede. Convinto di poter dominare la storia fino alla fine si serve di tutti gli strumenti consueti degli uomini ambiziosi, utilizzando la potenza del segreto, l’arte della dissimulazione, il potere della negazione, la magia dell’oratoria; spinge e si spinge oltre i limiti, fiero delle sue convinzioni (“Non sono gli eventi a cambiarci, ma il significato che diamo loro”) e dei suoi, presunti, diritti.

Nonostante coloro che egli manipola siano consapevoli della sua brama di potere e del suo carattere, non riescono a fare a meno di farsi ammaliare dalle sue abilità persuasive. Ed anche le sue deformità fisiche contribuiscono alla sua ascesa al potere: essa non è avvertita come una debolezza, viene sfruttata invece come elemento che rafforza il carattere di eccezionalità, grandezza, alterità del personaggio. In questo senso il contraddistinguersi dagli altri diventa il punto di partenza per “elevarsi” rispetto agli altri e quindi aspirare al potere. L’esito è scontato ma non meno inquietante se l’analisi si sposta sul piano del modello a cui fa riferimento la figura di Riccardo III e tutta la nostra società più in generale: il dominatore.

È una rappresentazione che fa della psicologia e dell’astuzia il suo cardine principale, lasciando per una volta da parte i sogni, gli incubi, la stregoneria ed il soprannaturale. La scelta dei costumi, così originale e spregiudicata spinge inoltre ad andare nel profondo ed a cercare i demoni non più dentro la scena, bensì dentro l’artista.
Con la collaborazione di Minimum Fax Media il processo di allestimento di questo spettacolo diventerà una docu-fiction, dove verrà raccontato il processo creativo e produttivo che porta alla realizzazione dello spettacolo: il risultato finale sarà un racconto per immagini e parole di un percorso lavorativo, ma anche una finestra sul modo in cui un piccolo gruppo di persone interagisce, riflette e si confronta con un classico della letteratura teatrale.

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