drammaturgia di: Marco Andreoli
regia: Michele Riondino
con: Michele Riondino
musiche: Francesco Forni, Ilaria Graziano, Remigio Furlanut
produzione: Promomusic
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“Sopra ogni cosa” è il libro postumo di Don Andrea Gallo, ma è anche il canovaccio sulla base del quale Michele Riondino costruisce il suo spettacolo-racconto.
Un racconto che è un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria, nelle vite di due personaggi, pesanti e scomodi ai potenti, ma vicini alla gente così tanto da indossare quasi le loro spalle. Fabrizio De Andrè e Don Andrea Gallo, hanno intrapreso un percorso parallelo, segnato da un’intima e forte amicizia: in apparenza appartenenti ad emisferi lontani e diversi, erano invece legati fortemente da un desiderio di giustizia, da una cultura libertaria e soprattutto dalla concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio.
Michele Riondino ci narra quest’amicizia dando semplicemente voce alle parole scritte: ripercorre la vita di Don Gallo in flash che descrivono il suo cammino di sacerdote anarchico e controcorrente, ispirato da De Andrè e ispiratore (grazie alla sua vita nella strada e fra la gente) di alcuni suoi testi: “I miei vangeli sono cinque: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Fabrizio. (…) È la mia Buona Novella laica. Scandalizza i benpensati, ma è l’eco delle parole dell’uomo di Nazareth che, ne sono certo, affascinò il mio amico Fabrizio”. All’interno dello spettacolo c’è il racconto della coscienza civile, della comprensione umana, della guerra all’ipocrisia e del desiderio di riscatto della condizione umana emarginata.
Spaccati di vita di questo prete comunista, con la sciarpa rossa, il berretto in testa, il sigaro, la bandiera della pace e la chitarra di un conterraneo cantautore che risuona nelle orecchie, ci vengono riproposti con l’accompagnamento musicale dal vivo (ma nascosto dalla scena) di Francesco Forni, Ilaria Graziano, Remigio Furlanut, che reinterpretano le note e le parole di De Andrè. A fine spettacolo Michele Riondino (che oltre ad essere impegnato nel cinema e nel teatro lo è anche nell’ambito musicale, ricoprendo il ruolo di direttore artistico del concerto del Primo maggio di Taranto insieme a Roy Paci) indosserà le vesti di cantante ed interpreterà una canzone, “Quello che non ho”.
La visione di Riondino, visibilmente emozionato a fine spettacolo, racconta la realtà, semplicemente come era e come la vivevano Don Gallo e De Andrè, due uomini che continuano a costituire un importante punto di riferimento culturale ed etico per le nuove e le vecchie nostalgiche generazioni, due compagni che hanno viaggiato entrambi su i due binari della lotta per una giustizia sociale (che tuttora non esiste) e dell’illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo, guidati da quell’utopia indispensabile per continuare a camminare ed andare avanti, sempre in “direzione ostinata e contraria”.