Dieci storie proprio così, scritto da Giulia Minoli ed Emanuela Giordano, che ne cura anche la regia, in scena al Teatro Grassi dal 24 al 29 gennaio, racconta le vittime innocenti della criminalità organizzata, storie di impegno civile e riscatto sociale, di responsabilità individuali e collettive, di connivenze istituzionali e di taciti consensi.
Una toccante testimonianza corale, un appassionato affresco che ha il colore del coraggio, quello dimostrato dalle associazioni di ragazzi caparbi, e della tenacia, quella dei parenti delle vittime e di tutti gli italiani che fanno dell’impegno un diritto inalienabile.
Lo spettacolo nasce come opera-dibattito sulla legalità e, partendo dall’esperienza della Campania, si è arricchito con storie di dolore e riscatto della Sicilia e del Lazio. Dal 2017, in occasione dei 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio viene presentata una nuova versione drammaturgica con un ulteriore approfondimento su Mafia Capitale e sui legami tra ‘Ndrangheta calabrese e Lombardia.
Dieci storie proprio così è una ragionata provocazione contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire. Presentato per la prima volta all’interno della stagione Educational del Teatro San Carlo di Napoli nel 2011, lo spettacolo nasce dall’incontro con decine di familiari di vittime innocenti di mafia, camorra, criminalità e con i responsabili di cooperative ed associazioni che sulle terre confiscate alla mafia hanno costruito speranze, lavoro, accoglienza, idee. In seguito a questo primo traguardo, lo spettacolo è diventato parte integrante di un progetto nazionale, ‘Il palcoscenico della legalità’, che coinvolge scuole, carceri minorili e teatri. La cultura diventa strumento di educazione alla legalità, attraverso il teatro, per apprendere insieme un nuovo alfabeto civile. Da allora sono stati attivati laboratori nelle scuole (più di 30.000 gli studenti coinvolti) e negli istituti penitenziari minorili. Attualmente il progetto educativo è attivo nelle scuole di Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia e nell’IPM Malaspina di Palermo e di Ariola (Bn).
Dal 2017, il progetto si arricchisce della naturale collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e in particolare con il Corso di Sociologia della Criminalità organizzata di Nando Dalla Chiesa, con il quale il Piccolo, attraverso l’‘Osservatorio sul presente’ svolge, da tre anni, un intenso lavoro di studio e riflessione sui temi della legalità. Il lungo e rigoroso percorso scientifico ha portato, nel 2014, alla produzione di E io dico no diretto da Marco Rampoldi.
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Mentre scriviamo questi appunti, continuiamo a raccogliere testimonianze, domande e riflessioni che riguardano non solo l’operato altrui ma anche la nostra responsabilità individuale, il riscatto che necessariamente dobbiamo compiere, perché diritti e doveri siano uguali per tutti davvero.
Il teatro non lancia messaggi, si accontenta di offrire stimoli e questo noi cerchiamo di fare, con grande convinzione, pensando soprattutto ai ragazzi. E proprio ai ragazzi ci rivolgiamo con un lavoro che realizziamo nelle scuole di tutta Italia perché lo spettacolo non sia solo un evento ma una parte di un percorso di avvicinamento a temi fondamentali per la loro crescita.
Emanuela Giordano – Giulia Minoli
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L’incontro
Venerdì 27 gennaio, alle ore 17, al Chiostro Nina Vinchi di via Rovello 2 (M1 Cordusio/Cairoli),
Emanuela Giordano, regista di Dieci storie proprio così, e gli attori dello spettacolo incontrano il pubblico. Ingresso gratuito con prenotazione sul sito.
Sulla webtv del Piccolo Teatro il trailer dello spettacolo: http://bit.ly/Diecistorie
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LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio) dal 24 al 29 gennaio 2017
Dieci storie proprio così
da un’idea di Giulia Minoli
drammaturgia Emanuela Giordano e Giulia Minoli
regia Emanuela Giordano
musiche originali Antonio di Pofi e Tommaso Di Giulio
aiuto regia Tania Ciletti
con Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni,
Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, Alessio Vassallo
e con Tommaso Di Giulio, chitarre e Paolo Volpini, batteria
Dieci storie proprio così è parte integrante del progetto “Il Palcoscenico della legalità”
assistenti al progetto Ludovica Siani, Noemi Caputo, Luca Caiazzo
una produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus
Il progetto è promosso da Università degli Studi di Milano – Corso di Sociologia della Criminalità organizzata, Fondazione Pol.i.s., Libera, Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, Fondazione Silvia Ruotolo, Italiachecambia.org. Con il patrocinio del Ministero della Giustizia
e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Con il sostegno di Fondazione Cariplo, Banca Intesa, Enel Cuore, Fondazione con il sud, SIAE
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Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì ore 15 e 20.30; venerdì ore 20.30;
domenica ore 16.
Durata: 1 ora e 10 minuti
Prezzi: platea 25 euro, balconata 22 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai protagonisti su www.piccoloteatro.tv
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LE STORIE DI DIECI STORIE EDIZIONE 2017
Abbiamo iniziato questo viaggio nel 2011 a Napoli. Volevamo capire, raccontare l’Italia, offesa dalla criminalità organizzata, collusa e infiltrata nell’amministrazione pubblica ambiziosa di potere e di controllo ben al di là dei suoi confini geografici, un’Italia assediata dalla mala cultura del sopruso a tutti i livelli della vita sociale. Ma viaggiando, parlando, abbiamo scoperto un mondo di resistenza un mondo in prima linea, gente che non vuole sentirsi sconfitta. Siamo partiti dalla Campania con il racconto di due terribili fatti di camorra. La storia di Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio, Salvatore De Falco, uccisi a Pomigliano d’Arco il 20 luglio 1998 perché scambiati per appartenenti ad un clan rivale a quello dei killer; e con la storia di Silvia Ruotolo uccisa a Salita Arenella, a Napoli, l’11 giugno 1997 da un proiettile vagante nel mezzo di uno scontro a fuoco tra clan.
Ma della Campania abbiamo voluto raccontare anche le storie di riscatto. E così un ragazzo ci racconta di come è stato salvato dalla strada grazie all’Associazione Figli in Famiglia, che ha creato un centro di aggregazione minorile in un appartamento confiscato al clan Mazzarella a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli. C’è poi l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, (vittima innocente della criminalità organizzata, uccisa il 21 novembre del 2004 a Napoli) gestita dall’associazione Resistenza Anticamorra, che sorge in una ex scuola di Scampia utilizzata dalla camorra per nascondere armi e come “ricovero abusivo” dei tossicodipendenti. Il centro oggi accoglie laboratori una scuola di musica, una palestra sociale, una comunità alloggio per minori. E ci sono le storie di chi sui beni confiscati alla mafia ha creato lavoro e accoglienza. La Cooperativa Agropoli si è formata nel 1999 da un gruppo di giovani di San Cipriano d’Aversa e dai genitori di ragazzi disabili, e ha avuto in comodato d’uso una villa confiscata al boss Pasquale Spierto, per accogliere persone affette da disagio psichico. L’attività più significativa della cooperativa è rappresentata dalla Trattoria NCO, Nuova Cucina Organizzata. I ragazzi disabili lavorano nella trattoria che utilizza prodotti provenienti dalle terre confiscate alle mafie. E infine c’è Radio Siani, dedicata alla memoria di Giancarlo Siani, inaugurata il 16 marzo 2009 in un bene confiscato al boss Giovanni Birra ad Ercolano. E’ una web radio nata dall’esperienza di Radio Onda Pazza del Circolo Arci “Peppino Impastato” di San Giovanni a Teduccio.
Il nostro viaggio è proseguito in Sicilia con la storia dei due magistrati morti nelle stragi di Capaci e Via D’Amelio: Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani; e Paolo Borsellino ucciso il 19 luglio 1992 insieme ai cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ma della Sicilia raccontiamo la ribellione di ragazzi caparbi che hanno sfidato il pensiero comune e che oggi sono diventati l’emblema di una rivoluzione culturale contro la mafia: parliamo di Addiopizzo, un movimento che nasce a Palermo ed è formato da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Tra le tante storie di imprenditori che si sono ribellati al pizzo, raccontiamo quella di Giuseppe Todaro.
In Calabria abbiamo incontrato un altro gruppo di giovani caparbi, il Gruppo Cooperativo GOEL che nasce nel 2003 e ha come mission “il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria” riconoscendo nell’impresa sociale il principale strumento di questo cambiamento. GOEL gestisce, oltre alla produzione agroalimentare biologica a marchio GOEL Bio, che aggrega produttori vittime di aggressione mafiosa, il tour operator Turismo Responsabile e il primo marchio di moda etica di fascia alta in Italia, CANGIARI.
E poi c’è la storia di Antonio Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi, che vive ormai sotto scorta da anni per aver denunciato i clan locali che volevano dettare legge nel Comune e sulla sua amministrazione.
Ma oggi non esistono più territori circoscritti non ci sono più le mafie locali, i legami tra ‘ndrangheta calabrese e nord Italia sono una realtà. Siamo andati all’Università degli Studi di Milano a parlare con Nando dalla Chiesa che è professore di sociologia della criminalità organizzata. Gli abbiamo chiesto di farci conoscere ricercatori e giovani giornalisti, che indagano, lavorano sulle mafie al Nord. E’ così che abbiamo incontrato Ester Castano che nel 2012 con un’inchiesta giornalistica ha svelato alcuni fatti gravi nel comune di Sedriano, anticipando di sei mesi la Procura di Milano che eseguì diversi arresti per corruzione e collusione mafiosa. E tra le storie dell’hinterland lombardo raccontiamo quella di Maria Ferrucci che ci ha raccontato quanto il territorio fosse contaminato dalla presenza della ‘ndrangheta e della difficoltà di recuperare strumenti e politiche per capire e contrastare in modo capillare questo fenomeno. Tra tanti un caso eclatante quello di Lea Garofalo testimone di giustizia, uccisa dalla ‘ndrangheta il 24 novembre 2009 è divenuto l’emblema di un mondo sommerso che è esploso in tutta la sua crudeltà.
E poi c’è Roma. Roma è grande raccoglie tutto mafia, ‘ndrangheta, camorra, ma è preda di un fenomeno tutto autoctono che oggi conosciamo col nome di Mafia Capitale e che ancora non è possibile definire nella sua complessità. Anche a Roma il lavoro nei beni confiscati ai clan vede un esempio di imprenditoria virtuosa nella storia del Grand Hotel Gianicolo, albergo di lusso di Roma, sequestrato alla ‘ndrangheta e oggi affidato ad amministratori giudiziari nominati dalla Procura. Parallelamente alle dinamiche di Roma ci addentriamo ad Ostia un municipio sciolto per mafia, un luogo di mare dove il litorale è preda di dinamiche che sono tutti i giorni all’attenzione di magistrati e stampa, come i fatti accaduti alla Spiaggia Libera – S*P*Q*R”.
“A chi ti dice non sono affari miei non ci credere, sono affari di tutti!”
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Dal 2011 al 2016 tante sono le storie raccontate, per non dimenticare:
AMMINISTRATORI IMPEGNATI
Pasquale Cappuccio: consigliere comunale di Ottaviano, ucciso il 13 settembre 1978 per aver denunciato la collusione della malavita con la politica in merito ad appalti e speculazioni edilizie volute dal boss Cutolo.
Mimmo Beneventano: consigliere comunale di Ottaviano, ucciso dai cutoliani il 7 Novembre 1980 per aver denunciato le speculazioni edilizie della camorra.
Marcello Torre: sindaco di Pagani, ucciso dalla camorra l’11 dicembre 1980 per essersi opposto alle infiltrazioni dei clan negli appalti per la rimozione delle macerie post-terremoto.
BAMBINI E RAGAZZI
Fabio De Pandi: 11 anni, ucciso il 21 luglio 1991 al Rione Traiano da un proiettile vagante a seguito di una sparatoria tra clan rivali. Annalisa Durante: uccisa a 14 anni a Forcella il 27 marzo 2004 in un conflitto a fuoco tra clan rivali.
Graziella Campagna: 17 anni uccisa a Villafranca Tirrena il 12 dicembre 1985 per aver ritrovato nella tasca di una giacca, presso la lavanderia in cui lavorava, un bigliettino che rivelava il vero nome di boss palermitano latitante.
COMMERCIANTI SOGGETTI AL RACKET
Federico Del Prete: sindacalista dei commercianti ambulanti, ucciso il 18 febbraio 2002 a Casal di Principe per aver denunciato il racket nei mercati della province di Caserta e Napoli.
Libero Grassi: imprenditore, ucciso il 29 agosto 1991 a Palermo per non essersi piegato al pizzo.
MADRI
Teresa Buonocore: uccisa il 20 settembre 2010 al Ponte dei Francesi a Napoli per aver testimoniato in processo contro l’orco che aveva abusato di alcune bambine, tra cui sua figlia.
VITTIME DI CRIMINALITÀ COMUNE
Paolino Avella: ucciso a San Sebastiano al Vesuvio il 5 aprile 2003 a seguito di tentativo di rapina del suo motorino.
UOMINI IMPEGNATI NELL’ANTIMAFIA SOCIALE
Don Peppe Diana: ucciso il 19 marzo 1994, parroco di Casal di Principe, pagò con la vita la sua esposizione contro la camorra. Il suo scritto “Per amore del mio popolo non tacerò” è tuttora uno dei riferimenti culturali più significativi dell’antimafia sociale.
GIORNALISTI
Giancarlo Siani: giornalista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra il 23 settembre 1975 per aver denunciato le attività criminali della malavita e le sue infiltrazioni nella politica a Torre Annunziata.
Peppino Impastato: ucciso a Cinisi il 9 maggio 1978 per aver denunciato le speculazioni e gli affari della mafia anche interni alla sua stessa famiglia.
COOPERATIVA AL DI LA’ DEI SOGNI
Gestisce, in un bene confiscato al boss Antonio Moccia a Sessa Aurunca, un Centro di prima accoglienza per l’inserimento lavorativo, attraverso la coltivazione dei terreni e un canile per la pet – therapy.
COOPERATIVA LE TERRE DI DON PEPPE DIANA
Costituita tramite bando pubblico nel 2010, ha avuto in affidamento la tenuta agricola appartenuta al boss Michele Zaza a Castel Volturno per la realizzazione di una fattoria didattica e del caseificio che produce la “Mozzarella della Legalità”, primo prodotto campano realizzato sui terreni confiscati alla camorra.
DaSUD
Nasce in Calabria nel 2005 per sperimentare percorsi di giustizia sociale, sviluppare i diritti come strumento di contrasto ai clan e ricostruire l’antimafia popolare. Ha raccontato con fumetti, musica e linguaggi innovativi i femminicidi di mafia, analizza la trasformazione del ruolo delle donne nei clan e promuove campagne e politiche per la parità di genere. Dal 2009 l’associazione ha la sua sede nazionale a Roma, dove ha aperto la prima mediateca sulle mafie e l’antimafia della Capitale. Alla fine del 2015 la sede è stata chiusa ma DaSUD continua a operare in città.
MARANO RAGAZZI SPOT FESTIVAL
Premia i migliori spot di pubblicità sociale pensati e realizzati dai ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori italiane. Il Festival realizza anche progetti educativi in collaborazione con gli Istituti Penali della Regione Campania ed in particolare con l’Istituto Penale Minorile di Nisida.
FONDAZIONE SILVIA RUOTOLO ONLUS
Si prefigge di contrastare la devianza della sub-cultura mafiosa partendo dall’infanzia, perchè il giovane che quel giorno ha sparato a Silvia Ruotolo aveva fatto della criminalità un’assurda opportunità per il futuro.
FONDAZIONE GIOVANNI E FRANCESCA FALCONE
Promuove la cultura dell’impegno civile e l’educazione alla legalità attraverso iniziative di carattere sociale e culturale che coinvolgano i giovani. Promuove il perfezionamento della professionalità degli apparati investigativi e giudiziari impegnati nell’azione di prevenzione e di contrasto della criminalità organizzata. Favorisce l’integrazione e la cooperazione tra i sistemi giudiziari europei ed internazionali. Dal 1996 ha ottenuto dall’ONU il riconoscimento dello status consultivo in qualità di ONG presso l’ECOSOC.
CENTRO STUDI PAOLO BORSELLINO
Si ispira agli insegnamenti del giudice Borsellino per il superamento della subcultura mafiosa. Promuove attività finalizzate alla conoscenza e allo sviluppo di pratiche di impegno educativo, sociale e culturale che valorizzano prassi di ‘memoria operante’.
CENTRO SICILIANO DI DOCUMENTAZIONE GIUSEPPE IMPASTATO
E’ il primo centro studi sulla mafia sorto in Italia, fondato nel 1977 da Umberto Santino e Anna Puglisi. Il Centro ha lo scopo di sviluppare la conoscenza del fenomeno mafioso e di altri fenomeni ad esso assimilabili, a livello nazionale ed internazionale. Promuovere iniziative per elaborare e diffondere cultura della legalità, dello sviluppo e della partecipazione democratica, attraverso la raccolta di materiali di carattere politico, economico, storico, sociologico, studi e ricerche e iniziative culturali.
IL PROGETTO
Il Palcoscencio Della Legalità è un progetto che si sviluppa attraverso percorsi formativi, spettacoli teatrali, un film documentario e una rete di associazioni, in sinergia tra teatri, istituti penitenziari, scuole e società civile. Il progetto nasce nella sua prima forma di spettacolo, Dieci storie proprio così, dall’incontro con decine di familiari di vittime innocenti di mafia, camorra, criminalità e con i responsabili di cooperative ed associazioni che sulle terre confiscate alla mafia hanno costruito speranze, lavoro, accoglienza, idee. In seguito a questo primo traguardo, lo spettacolo, replicato a Milano, Torino, nei teatri dei capoluoghi della Campania e in Sicilia, è diventato strumento di riflessione sul come strutturare un rapporto continuativo e di scambio benefico tra istituzioni (scuole, teatri e carceri) perché insieme si apprenda un nuovo alfabeto civile.
Da allora sono stati attivati laboratori nelle scuole propedeutici alla visione dello spettacolo (più di 30.000 gli studenti coinvolti). Il linguaggio e le tecniche teatrali sono diventati strumento per imparare il lavoro di squadra, ma soprattutto per ragionare sulla nostra responsabilità individuale e collettiva riguardo a logiche e culture mafiose.
Parallelamente si è sviluppato il progetto di formazione sui mestieri del teatro negli istituti penitenziari minorili a partire dal carcere di Airola nel beneventano. Da quest’esperienza è nato il secondo spettacolo del progetto Aspettando il tempo che passa, scritto assieme ai detenuti del carcere e realizzato in collaborazione con il Nest-Napoli Est Teatro di San Giovanni a Teduccio.
Attualmente l’attività formativa è in corso nelle scuole del Lazio, della Campania, della Sicilia e della Lombardia e negli istituti penitenziari per minori di Airola (Benevento) e Malaspina (Palermo).
Stiamo realizzando un film documentario, coprodotto da Jmovie e Rai Cinema, che percorre le tappe di questo esperimento virtuoso. Ci racconterà chi siamo, a che punto siamo arrivati e che cosa possiamo fare concretamente, tutti, come cittadini, contro la criminalità organizzata. Vogliamo raccontare un paese che ci contamina con il malaffare ma ci sorprende per la reazione di chi non vuole più subire: ragazzi alla ricerca di uno scopo, parenti delle vittime, volontari, giovani imprenditori, professori, associazioni, c’è un mondo che caparbiamente va avanti, che delinea un futuro su cui dobbiamo investire. Non si può rimandare, non ci sono più scuse possibili.
La rete di associazioni che oggi sostiene le varie fasi questo esperimento nasce dalla volontà di Giulia Minoli, con The Co2 Crisis Opportunity onlus, di creare un legame virtuoso di progettualità e collaborazione.