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Intervista a Daniela Pagani, danzatrice contemporanea e performer

Intervista di Francesco Roma

Foto di Barbara Calì

Incontro Daniela Pagani, una danzatrice contemporanea e performer, attiva da alcuni anni con spettacoli ed interventi a Torino e sul territorio nazionale. È in programma un suo spettacolo al Teatro Espace di questa città per l’11 Febbraio. Il luogo scelto è in una delle zone più interessanti ella città: San Salvario. Fra il parco del Valentino e Porta Nuova tanto per intenderci, luogo “vivace” in tutti i sensi. Ci siamo dati appuntamento al Tea Pot, ristorante-bar-sala da tè, luogo originale. Attivo da alcuni anni, ti ci puoi trovare in qualsiasi ora del giorno e della sera, e per qualsiasi tipo di incontro. Mentre aspettiamo una fetta di torta ed il maestro da tè ci propone anche quello giusto noi entriamo subito in argomento. Sarà un’intervista anomala, nel senso che cercheremo di dialogare su argomenti comuni e nel mezzo, se ne avrà voglia, parlerà di sé e della sua storia. Partiamo parlando di Parigi. Ci è appena stata, si è regalata una vacanza per il suo compleanno ed ha ancora negli occhi le cose viste ed il piacere di partire anche da sola. Su questo argomento ci torneremo perché ritiene che spesso, uno dei nostri limiti è “non avere fame”, cioè ci manca la spinta necessaria per partire a fare le cose o solo per partire e basta. Attualmente porta avanti un lavoro di ricerca sulle parole ed il movimento con Gianluca Bottoni, attore e regista. Nel suo sorriso, dolce e grintoso, ci leggo le difficoltà di andare avanti nonostante i problemi. Le vittorie e le sconfitte si alternano come accade sempre, nella vita di tutti quelli che hanno scelto strade non comode. Ha iniziato a danzare quando aveva già 30 anni e due figli. Era il 2006 ed una sera è andata a vedere uno spettacolo alle Fonderie Limone di Moncalieri. Vedendo “corpi che rotolavano in scena” ha deciso che era quello che voleva fare. Non si ricorda che spettacolo fosse, ma ricorda l’emozione e la scelta di dare una svolta alla propria vita. Ha iniziato una scuola di danza nel suo borgo, con Maria Cristina Fontanelle, a cui sente di dovere molto e poi molti workshop in giro per il mondo. Una delle prime cose interessanti l’ha fatta insieme alla sorella Luisa, più giovane di un paio di anni con cui condivideva, da ragazza, la passione per il nuoto sincronizzato praticato a livello agonistico. Ed è stata l’opportunità di avere una residenza con Mosaico Danza, tramite Natalia Casorati che ha loro permesso di creare “Doppio Respiro”. Uno spettacolo loro, che parla di loro, attraverso il movimento. Ed è un ritrovarsi dopo che si erano detestate da piccole, un riconoscersi attraverso la fatica e le difficoltà nel diventare adulte, un mettersi a disposizione per un obiettivo comune. Questo lavoro è stato molto apprezzato, ha partecipato a Inside Off nel 2011 ed ha ricevuto molte recensioni favorevoli. L’incontro con Gianluca, avvenuto nell’estate del 2014, dopo che aveva portato “La Profana-Azione” a Sant’Arcangelo è stato molto importante. Mi spiega anche che la parola “profanazione” aveva per gli antichi romani un significato positivo, al contrario di quello a cui siamo abituati ad attribuirgli. Dopo l’incontro lo stesso spettacolo è cambiato, ed insieme hanno elaborato e messo a punto un nuovo accadimento. Così come è cambiato lo spettacolo fatto con la sorella. Il rimettere mano insieme a Gianluca ad un lavoro esistente ha permesso ad entrambe di cogliere aspetti e lati nuovi di questa esperienza. Ciò che sta vivendo è un sodalizio artistico importante, e come sempre in questi casi con alti e bassi, sopratutto perché ti permette di capire davvero “dove stai andando”. Un altro momento fondamentale “della mia vita” è stato l’incontro con un coreografo belga, nel 2012 in un seminario. Ero con mia sorella e ci ha colpito, più che la sua capacità di spiegare il lavoro che svolgeva, la grande relazione che creava con ogni partecipante. Non gli interessava la nozione tecnica ma quella umana, quella sensazione di essere compreso e valorizzato ed inserito in un contesto di reciprocità. Abbiamo deciso che volevamo fare nostra questa modalità e per questo è nato Turn a_lab. Lo spazio era Belfiore Danza, abbastanza vicino a dove siamo ora, ed abbiamo creato un calendario che vedeva l’intervento ogni venerdì mattina, di un esperto della danza. Con una funzione precisa, sia per chi assisteva e per chi proponeva, ognuno doveva mettersi in gioco ed andare oltre le proprie capacità ed interessi. Quindi la selezione dei conduttori non si basava sulle proposte tecniche ma sulla serietà e volontà di cercare strade nuove. Ovviamente molte difficoltà. Abbiamo portato e ripreso questa esperienza anche in altri spazi. Mettere in piedi un’organizzazione laboratoriale di alto livello, genera costi elevati che non possono essere delegati al solo volontariato. Attualmente è anche difficile reperire teatri e luoghi di lavoro a basso costo. Ma l’incontro con Francesca Cassottana ha ridato fiato al progetto ed il 13 Gennaio di quest’anno abbiamo ripreso una programmazione molto ricca ed interessante. Siamo al Cubo, altro luogo conosciuto a Torino, all’interno delle Officine Corsare ed il prossimo appuntamento è per il 3 Febbraio. Mentre mi prenoto per il 2° incontro, mi commiato da lei con una frase di Augusto Boal, che mi è capitato di sentire in questi giorni “Abbiate il coraggio di essere felici”. Abbiamo un sorriso quasi impacciato mentre ci salutiamo, è stato piacevole per entrambi ascoltare e chiacchierare.

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