“Vi è mai capitato di chiedervi, posseduti da uno strano malessere: ma io sto seguendo la mia vocazione?”
Cosa accadrebbe se ognuno di noi si fermasse a pensare alla propria esistenza, facendo un confronto tra le aspettative e la realtà? Cosa accadrebbe se ci fermassimo un attimo e alzassimo la testa come per respirare al di fuori del liquido denso che è la nostra esistenza?
Accadrebbe probabilmente quello che, con grazia e maestria vera, ha saputo mettere in scena Elisabetta Faleni, con l’aiuto di una magistrale interpretazione di Corinna Augustoni, intensa e genuinamente empatica, al teatro Elfo Puccini di Milano.
La scena è spoglia, tetra, riempita solo con quattro pannelli, che simboleggiano allo stesso tempo le pareti di una casa, a tratti alterni rifugio sicuro e gabbia dello spirito, ricoperti di un tessuto che sembra rappresentare le mura fisiche e le pieghe del viaggio introspettivo compiuto dalla protagonista, della quale non conosciamo il nome.
Durante questo viaggio introspettivo, che ha molto della psicanalisi freudiana, la protagonista si confronta con il suo Super Io, il suo inconscio incarnato in una figura femminile a lei speculare ma priva di volto e fattezze, interrogandosi con essa e per essa su una serie di questioni che appaiono insormontabili, di una una forza banalmente disarmante.
Una figura incombente e potente, muta, eppure così loquace, che ne domina le sorti, controllandone i movimenti, gli umori, le pulsioni. Ma non c’è solo questo. Perché il terzo Topoi psichico appare tramite la proiezione di ombre e voci fuori campo che, alla fine, guideranno la protagonista verso un nuovo equilibrio, grazie al quale potrà tornare alla sua vita sociale.
Insomma, Elisabetta Faleni – che è sia autrice del testo, sia regista e co-protagonista – mette in scena un dramma che è allo stesso tempo psicologico e metafisico, mescolando danza, musica, luci, ombre e proiezioni, in quella che è la nostra lotta quotidiana con i Topoi freudiani che determinano il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Nel finale di questa breve ma intensa opera verrà offerta una conclusione, senza una una vera soluzione, lasciando il pubblico della piccola sala dell’Elfo entusiasta e generoso negli applausi.
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STANZE DI SÉ
di Elisabetta Faleni
Scene e costumi Elisabetta Pajoro, Elisabetta Faleni
Con: Corinna Agustoni
Danzatrice: Elisabetta Faleni
Voci: Elena Callegari
Video e foto: Celine Volonterio
Produzione: Teatro dell’Elfo