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Un monologo in cerca di risposta

Il “Silenzio” di Panero in versione piccola

Dopo aver calcato palcoscenici come quello del Teatro Erba di Torino (25 settembre 2014) e dello Spazio Paraggi di Treviso (il 14 giugno 2016), il silenzio mai visto di Antonello Panero torna alla dimensione intimista dei piccoli teatri nella sera del 20 gennaio 2017: in scena al Piccolo Teatro Comico di via Mombarcaro 99/B a Torino, lo spettacolo che racconta le vicende personali del regista e attore torinese nei confronti della sua malattia (“Sua Molestia” la sclerosi multipla, come da lui definita) torna a rivestire lo scopo originale.

In forma di monologo, privato delle “spalle” che hanno accompagnato Panero nelle varie edizioni nei panni del Medico (Massimo Chionetti) o dell’altro malato, con punti di vista diversi sulla vita (Luca Armato), l’ultima versione di Un silenzio mai visto dichiara l’intenzione di suscitare un dibattito con il pubblico a cominciare dalla location.

Nascosto tra i garages di un quartiere ad alta densità come Santa Rita, il Piccolo Teatro Comico è intriso di quell’atmosfera descritta da Herman Hesse nel raccontare la crisi di mezza età del protagonista de Il lupo della steppa: è un “teatro magico” il luogo che nel romanzo apre alla nuova consapevolezza di sè, un luogo che per Panero è sempre stato lo scenario del confronto con la malattia. Qui, al Piccolo, lo spettacolo rinuncia a ogni pretesa di varietà, dai balletti alle canzoni che avevano caratterizzato le edizioni precedenti, per imbastire un dialogo diretto con il pubblico. E nonostante la menzione del Tg3 regionale nella stessa mattina del 20, l’intimità e l’empatia di una quarantina di spettatori è stata mantenuta, manifestando subito i propri segni: al coinvolgimento delle prime file da parte dell’attore hanno fatto eco diversi interventi degli astanti, esaudendo l’obiettivo del regista di parlare della malattia condividendone le sensazioni, di descrivere il silenzio mostrandolo.

Ogni patetismo è scongiurato da un’ironia che ha come primo scopo quello di metabolizzare le difficili esperienze vissute dall’attore e regista, ogni divario tra la malattia di cui è portavoce e la sanità viene colmato da una polemica mai gratuita: solo un malato può “vedere il silenzio”, dal momento che la vita sana – o presunta tale – è preda della frenesia del quotidiano.

La mimetizzazione dell’attore con l’ambiente è totale: il silenzio torna ad essere quello per cui è stato ideato e portato in scena, la lucida e spiazzante narrazione di cosa implichi contrarre una malattia come Sua Molestia; una chiacchierata, un dibattito agrodolce sul valore della vita quando minata dai dispiaceri e dalle difficoltà della disabilità; un’occasione per non prendersi troppo sul serio, perfino quando le circostanze indurrebbero a una grigia introspezione.

Il teatro, nella sua dimensione più piccola e comica, forse esprime esattamente questo intento: luogo del dibattito e dell’evasione, ambiente collettivo dove spettatori e attori possono ritrovare se stessi individualmente.

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Un silenzio mai visto

di e con Antonello Panero

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