drammaturgia Laura Belli, Lorenzo Torracchi, Marco Cupellari
con Laura Belli, Lorenzo Torracchi
disegno luci e scene Chiara Nardi, Alessandro Di Fraia
regia Marco Cupellari
produzione Teatro Metastasio (Prato) e Compagnia Ziba
con il sostegno di Teatro Moderno di Agliana e Centro Culturale La Gualchiera (Montemurlo)
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Lo spettacolo, “figlio” del teatro montemurlese della Gualchiera, dove Compagnia Ziba ha da tempo la propria residenza artistica, ha vinto il bando “Cantiere futuro”, progetto promosso da FTS onlus e Teatro Metastasio di Prato per sostenere e accompagnare giovani realtà emergenti della scena regionale.
La Compagnia Ziba porta sul palcoscenico un interrogativo scomodo: ”Ha ancora senso credere in qualcosa?” « Lo spettacolo è nato da una serie di interviste fatte, tra Prato e Montemurlo, ad artisti e cittadini – spiega il regista Marco Cupellari – Le risposte che abbiamo ricevuto al nostro interrogativo sono stato lo spunto e la suggestione per la nascita di questo testo, che racconta la difficoltà di credere fermamente in qualcosa». Sulla scena Laura Belli e Lorenzo Torracchi, infatti, incarnano due “Amleti contemporanei”, con un disperato bisogno di credere: ma in che cosa? E per quanto tempo? Purtroppo non più di cinque minuti. Uno spettacolo che affronta la crisi dei valori, la perdita di riferimenti condivisi e i vuoti di senso che fanno smarrire la rotta della nostra vita.
Cominciamo dalla fine anzi dal finale: gradevole, con un momento di delicata poesia che invita romanticamente alla reciproca attenzione fra individui. Per la verità notiamo la figura femminile molto più forte della figura maschile che sostiene e guida muovendone addirittura i piedi.
Il palmo delle mani della donna sotto le piante dei piedi dell’uomo è una… come dire?… risoluzione finale ad uno spettacolo che non lo è nel senso pieno della sua terminologia.
La donna che si sottomette potrebbe essere uno dei significati ma sarebbe troppo semplicistico e non aderente alla situazione storica attuale. Qualche decennio fa avrebbe avuto senso, ma oggi no!
Allora forse potremmo, nel tratteggio coreografico che gli attori eseguono in scena, intravedere la determinazione di una donna che avendo ben compreso la propria forza si rende disponibile all’altrui debolezza con magnanimità. In altre parole c’è una reale uguaglianza fra gli individui e il genere diverso determina non discriminazione aprioristica, ma condivisione di un comune percorso alla ricerca… di se stessi? Una ragione di vita? Una vita migliore? Un senso di appartenenza? Giustizia? Amore? C’è tutto e non c’è niente!
In scena solo due secchi per fronteggiare la pioggia che va. Dal passato hanno recuperato la canzone (peraltro ha emozionato la platea che per età ben la ricordava), ma non la conoscenza di esperienze di “Ricerca e di Sperimentazione” che hanno accompagnato quegli anni.
Frammenti di idee non sviluppate, affannosa e incerta proposta di oggetti.
Lui e lei, uguali con pantaloncini neri e canotta bianca, quasi una divisa che azzera ogni individualità, corrono intorno ad un cumulo di panni da cui estraggono giacche (che forse potrebbero avere un riferimento di ruoli?), caschi come elmetti, vestitini e camici, che indossano perplessi, solo a metà e per pochi secondi. C’è il tentativo di mostrare la fragilità e l’incertezza che gli individui avvertono negli strati della personalità resa manifesta e sicura solo con la protezione della maschera.
L’attore che, ricordando alla lontana un personaggio della Commedia dell’Arte, accoglie il pubblico in sala e poi lo interroga durante tutto il tempo e che interagisce con lui in un siparietto di intrattenimento e di animazione con tanto di palloncini e freccette, saluta alla fine con parolacce, che in taluni contesti potevano essere di “rottura” di schemi mondani e sociali, e che oggi invece risultano assolutamente gratuite e offensivamente banali.
L’attrice alla fine ringrazia e chiede un applauso per Vincenzo Albano, che ha ideato la rassegna Mutaverso Teatro e ne cura la direzione artistica per la seconda stagione: “È una serata speciale! Ringraziamo Vincenzo Albano e vi chiediamo di sostenerlo perché sia possibile continuare i nostri esperimenti coraggiosi”.