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Gergiev e la scuola russa

Continua la stagione, con solista e orchestra, della Filarmonica della Scala

Lunedì 6 Febbraio, Teatro alla Scala

P. I. Čajkovskij | Concerto n. 1 per pianoforte ed orchestra

D. Musorgskij | Quadri da un’esposizione

direttore | Valery Gergiev

pianoforte | Alexander Malofeev

Orchestra Filarmonica della Scala

——–

La musica non è esente da clichés.

I cantanti egocentrici, i direttori bacchettoni e i bambini prodigio sono fra questi.

Se, quasi tre secoli fa, W. A. Mozart sconvolse le corti europee per la proprio precocità e bravura musicale, a soli dieci anni, oggi non ci stupiamo certo per un ragazzo che a quindici anni si esibisca sul palco della Scala.

È successo in passato. Si ripeterà in futuro. Speriamo.

Non stupisca quindi che il solista, Alexander Malofeev, di questo concerto abbia ricevuto una quantità tale di applausi tale da superare la somma di quelli degli ultimi due concerti, al completo.

Non gliene vogliano la brava Beatrice Rana, solista del precedente concerto, o Alessandro Taverna, solista del prossimo concerto, che sicuramente su quegli stessi tasti, oltre ad una eguale precisione tecnica, possono garantire una maggiore interpretazione e più carattere, ma un ragazzo così, già vincitore di alcuni fra i più importanti premi della categoria, si applaude a prescindere.

L’orchestra e Gergiev stesso, durante il concerto di Čajkovskij, passano in secondo piano, come è giusto che sia. Passa meno in secondo piano il suono dell’orchestra che ogni tanto arriva a coprire il solista, che facendosi largo con l’entusiasmo giovanile, riprende il suo faro d’attenzione durante le cadenze.

I tre movimenti scorrono via veloci, eseguiti in maniera impeccabile da tutte le compagini, ma privi di quel guizzo finale da lasciare il segno.

Poi due bis (Andante Maestoso dallo Schiaccianoci dello stesso autore russo e Ondine da Gaspard de la Nuit di Ravel) e l’eco degli applausi che si spegne solo dopo qualche minuto dopo l’inizio dell’intervallo.

Il resto del concerto è monologo di Valery Gergiev.

Un brano di tradizione russa, di cui è grande conoscitore e promotore, e un’orchestra ben disposta a seguirlo.

Ne esce così una versione, teatralmente perfetta, i cui i passaggi fra promenade e quadri non vengono avvertiti come arresti ma come un fluire lento verso La grande porta di Kiev.

Timbri e particolari, generalmente silenziosi, squisitamente fatti risaltare.

Prossimo appuntamento il 20 Febbraio, ore 20, giorno in cui tornerà sul podio il maestro Fabio Luisi, accompagnato dal pianista Alessando Taverna, con un programma incentrato su F. Liszt e R. Strauss.

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