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“Luci della ribalta”. Dal film di Chaplin

Al Teatro Quirino di Roma fino al 12 febbraio 2017

La poesia malinconica del film di Charles Chaplin riaffiora sulle tavole del palcoscenico, grazie alla tenacia di Antonio Salines che ha ottenuto, dopo annose trattative con la famiglia del regista, i diritti di trasposizione teatrale del film che costituisce un testamento spirituale, con la visione del mondo in cui i sentimenti schietti prevalgono sulle contrarietà della vita.

Luci della ribalta fu l’ultima pellicola girata negli Stati Uniti, nel 1952, prima del ritorno in Europa a causa dell’ostracismo maccartista per le sue idee ritenute filocomuniste. Tornò solo nel 1972, quando il film da lui scritto, diretto e interpretato e boicottato negli USA fino ad allora, vinse l’Oscar per la colonna sonora.

Londra 1914: l’anziano clown Calvero, un tempo acclamato ma ormai decaduto e alcolizzato, salva la giovane Terry che, sfiduciata sul suo futuro di ballerina, ha tentato il suicidio nella camera della sordida pensione dove alloggiano. Orfana e povera, ha le gambe paralizzate dal terrore di affrontare il palcoscenico.

Le reciproche solitudini, sostenute dalla devota perseveranza, sviluppano una sinergia positiva che spinge entrambi a riacquistare sicurezza nei propri mezzi espressivi: Terry riprende a ballare e Calvero torna sulle scene. La riconoscenza della ragazza sfocia nell’amore, ma il suo mentore, non volendo sacrificare la sua giovinezza, la incoraggia a corrispondere ai sentimenti del giovane pianista Neville, poi torna a fare l’artista di strada. Esibendosi in un concertino comico con la sua antica spalla (ruolo nel film interpretato da Buster Keaton accanto a Chaplin) durante uno spettacolo di beneficenza, ha un attacco di cuore e muore dietro le quinte, mentre Terry continua a danzare, ignara.

L’effimera gloria del palcoscenico vive il suo acme nell’atto finale, quando il congedo del vecchio clown dalla vita viene interpretato dal pubblico come una sublime finzione, calorosamente applaudita, mentre sullo sfondo trionfa il sogno della giovinezza.

Il regista Giuseppe Emiliani, nell’adattamento teatrale di Eleonora Zacchi, ha realizzato uno spettacolo-evento che coniuga la sinteticità della rappresentazione teatrale con gli scenari dell’azione cinematografica, restituendoci la visione tridimensionale degli sfondi in bianco e nero del film, in una sequenza da montaggio cinematografico: “Mi affascina l’idea di mettere in scena, per la prima volta in teatro, quest’opera di Chaplin. – scrive nelle note di regia – Mi emoziona l’idea di offrire l’opportunità al pubblico di rivedere a teatro una vicenda che appartiene all’immaginario collettivo”.

Le scene di Federico Cautero prevedono soltanto il letto, un tavolino e la scala della pensioncina, avvolti dalle scenografie virtuali (4DODO) proiettate sul velatino che ci immergono tridimensionalmente nella Londra di inizio Novecento: sul Tower Bridge, all’interno del grande teatro ornato di dorati arabeschi, confusi tra il pubblico che applaude il talento della leggiadra danzatrice, sulle note delle musiche originali di Roberto Fia.

Le suggestive immagini in bianco e nero e l’atmosfera ovattata che avvolge gli interpreti dietro il velatino che funge da quarta parete, nel finale virano al colore delle luci della ribalta col variopinto costume clownesco di Calvero e il rosso tutù di Terry che piroetta sulle punte, una macchia fiammante che persiste a lungo sulla retina dello spettatore (i costumi sono di Chiara Aversano).

L’impianto poetico e onirico non è totalmente supportato dalla recitazione, che predilige il registro drammatico: Antonio Salines è mite e dimesso nel ruolo di Calvero, Marianella Bargilli è leggera ed eterea e molto brava a issarsi sulle punte nei movimenti coreografici di Erika Puddu, Luigi Biava è il tenero Neville, Lino Spadaro, Renata Zamengo, Orazio Stracuzzi e Riccardo De Francesca completano il cast.

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