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L’uomo nel diluvio

Andato in scena il 18 febbraio 2017 all'Auditorium del Centro Sociale di Pagani (SA)

uno spettacolo di Simone Amendola e Valerio Malorni

con Valerio Malorni

costumi Maria Linda Fusella

organizzazione Floriana Pinto Longo

Una Produzione Blue Desk, con la collaborazione di Zetema

Vincitore Premio In Box 2014

Finalista Premio Scenario 2013

Segnalazione premio rete critica 2014

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C’è una piacevole abitudine al Centro Sociale di Pagani: il prologo enogastronomico.

Alle 20.30, come di consueto, appuntamento con l’AperiSpettacolo “Tarallucci e Vino” realizzato in collaborazione con Ritratti di Territorio della giornalista Nunzia Gargano.

Il pubblico accorre numeroso ed apprezza l’occasione di incontrarsi con in mano un piattino ed un bicchiere nell’attesa del quarto spettacolo della rassegna organizzata da Casa Babylon Teatro, con la direzione artistica di Nicolantonio Napoli.

Sono 20 anni che – spiega il direttore artistico Nicolantonio Napoli – cerchiamo di rintuzzare certe visioni scontate e riduttive, ed è arrivato il momento di riflettere sul “cambio senso. La nostra è una rassegna che sovverte l’idea del teatro in poltrona, che vuole cambiare il senso comune, favorendo la riflessione, l’incontro, lo scontro negli spazi di un teatro che è scoperta continua e costante del fatto che, più si conosce, più ci si interroga, più si riescono a vedere gli aspetti del mondo e della vita più disparati e meno scontati.

Fuori piove. Il clima si è adeguato al titolo dello spettacolo.

Una sagoma di cartone sospesa nell’aria. Le funi sono a vista. Si accende un faro illuminando in sala tra il pubblico delle prime file, un uomo, vestito di tutto punto, con in mano un orologio da parete rotondo. Comincia a parlare anzi ad urlare in una sfida impari con il rumore assordante della musica, il suo disagio. Le parole non arrivano ma è chiaramente lo sfogo convulso e straripante di “una persona qualunque, onesta, innocente dei disastri della politica, che però da figlio della grande menzogna moderna chiamata democrazia è solo, solo tra gli altri e solo di fronte al tempo che scorre senza aspettare, che ticchetta via sull’orologio che regge sul petto.

Tace. Comincia a spogliarsi, febbrilmente, in una corsa contro il pudore dei sentimenti e delle convenzioni, arriva sul palco quando ormai il suo corpo scarnificato è esposto alla pubblica curiosità in canottiera bianca con relative mutande, sempre bianche. C’è un che di patetico, di malcelato disgusto nella mediocre incapacità di reagire ed affrontare la vita, preferendo la fuga temporanea in bagno. Noè aveva costruito l’arca, chiamato da Dio, ma la scelta del nostro protagonista lo vede da solo, costretto nella vasca da bagno.

E cosa si fa in bagno, quando si può? Si legge, ovviamente!

E così il pubblico ascolta alcune pagine del “Manuale per uomini in fuga – Tutti a Berlino” e la storia si intreccia tra ricordi personali e considerazioni generazionali di sapore esistenziale-letterario-teatrale-culturale ecc. Ambizioso il progetto di raccontare il travaglio di un cervello in fuga, nel caso specifico un attore che, avendo scelto di essere tale, ed avendo scelto di essere padre, si vede costretto ad emigrare… in Germania per tentare almeno di salvare la sua famiglia dal disastro. Qui, in una nazione dove nessuno può capire la sua storia, la sua lingua, il suo disagio, mette fortunosamente in scena lo spettacolo del suo diluvio personale, che riuscirà tuttavia a toccare le corde più intime del critico di punta dello Spiegel che per caso lo vede: una folgorazione che in un gioco di “specchi” svelerà al giornalista il mutismo anonimo del suo paese e al povero emigrante infonderà infine il calore per erompere in un pianto liberatorio – nuovo diluvio dall’augurio universale.

Teatro-racconto; Teatro-denuncia; il Teatro come luogo di sfogo e psicodramma personale che tende ad allargare il suo cerchio di “zona confort”. Ci si piange addosso, forse troppo e anche quando si suscita il sorriso e la risata, il messaggio rimane negativo e pessimista.

Le parole finali con il suo riferimento al “Divino” sono assolutamente opinabili e la visione appare confusa e priva di aperture.

Il teatro da sempre è testimone del suo tempo, ma potrebbe essere, come è stato, anche stimolo culturale e filosofico per inseguire l’aquilone della leggerezza che innalza lo spirito, intravedendo orizzonti più ampi.

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