martedì, Marzo 19, 2024

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Intervista a Massimiliano Vacchina, Direttore di “Moncalvo in Danza”

Intervista di Michele Olivieri

Carissimo Massimiliano, raccontaci innanzitutto quando hai capito che investire sulla danza poteva essere la “chiave giusta”?

Ciao Michele, se devo essere sincero e un po’ ironico non l’ho ancora capito se il percorso che ho intrapreso per questi lunghi anni sia quello giusto. Posso però dirti che fa parte del mio carattere insistere in un qualcosa cominciato, fino a portarlo al suo compimento anche se “Moncalvo in Danza” è costantemente in evoluzione. Certamente mi sento di affermare che il Festival ha raggiunto il suo principale obiettivo: quello di giungere ad essere uno degli appuntamenti di danza più ambiti in Italia.

Nei tuoi ricordi da bambino e poi avanti negli anni che rapporto hai avuto con la danza prima di assumere la direzione di Moncalvo in Danza?

Diciamo proprio più avanti negli anni… Avevo ventisei anni quando ho aperto a Moncalvo un Centro Fitness nel quale introdussi poco dopo un corso di Danza Classica e ricordo, come se fosse ieri, l’emozione che mi suscitarono quei bambini danzando. Tutto è iniziato da lì… da quel centro in piazza Stazione.

Nel 2007 hai dato vita, come Ideatore e Direttore, al “Festival Moncalvo in Danza”, uno dei principali eventi estivi. Trampolino di lancio per tanti giovani talenti ma anche di studio, formazione e confronto. Parlaci di questa tua creatura, che negli anni è diventata sempre più prestigiosa, grazie anche alla partecipazione di professionisti di notevole livello e alla competenza dei docenti?

Guarda è nato quasi per gioco. Tutto è partito dal quel mio centro, da un primo evento composto solo da tre giornate di workshop in cui il successo fu entusiasmante sotto tutti i punti di vista. Il primo Maestro che contattai fu Ludmill Çakalli con il quale nacque subito, non solo una importante collaborazione che dura ormai da dieci anni, ma una vera amicizia. È stata la mia fortuna conoscerlo e anche quella del Festival. Con lui ho pian piano sviluppato quello che oggi è diventato “Moncalvo in Danza”. Pensa che in quella prima edizione vennero già come docenti Kledi Kadiu e Fabrizio Mainini: due grandi nomi di tutto rispetto nel mondo coreutico. Finito quell’appuntamento parlai subito con il Sindaco di Moncalvo, Aldo Fara, chiedendo anche a lui l’appoggio nello sviluppare il progetto tanto che già dalla seconda edizione venne allestito nella piazza principale della “piccola” Città; io all’epoca ero consigliere comunale. L’evento poi è cresciuto di anno in anno in maniera esponenziale e il merito va alla collaborazione, che nel tempo, si è instaurata con i docenti e soprattutto con le scuole di Danza che hanno scelto di fidelizzarsi al Festival.

Un’idea che fin dalla sua fondazione sposa l’arte coreutica al territorio con le sue bellezze paesaggistiche, le prelibatezze enogastronomiche nella “più piccola città d’Italia”?

Amo il mio paese, se non lo amassi non sarei in amministrazione da quasi vent’anni e in ogni edizione ho sempre riconosciuto in Moncalvo la forza originale per questo evento. Le peculiarità di Moncalvo si sposano perfettamente con le bellezze che questa forma d’arte suscita creando un’atmosfera davvero unica e magica.

Qual è la punta di diamante dell’imminente edizione 2017, l’edizione del decennale?

La punta di diamante è proprio “Moncalvo in Danza 2017”. Non c’è un momento più importante dell’altro. Ho sempre cercato per ogni edizione di suscitare curiosità ed interesse, in ogni suo aspetto, e così sarà anche per questo decimo compleanno. “Qualità e Professionalità” saranno ancora i nostri comuni denominatori e il biglietto da visita dell’evento.

All’interno del festival ampio spazio è previsto per i più piccoli. Quanto è importante, a tuo avviso, il coinvolgimento e l’insegnamento della conoscenza coreutica nei giovani per la promozione dell’espressione del corpo e dello spirito?

È importantissimo. Credo che tutto il percorso assuma un significato più profondo se si inizia in giovane età. Lo sviluppo di questa passione, passo dopo passo, quasi come fosse un crescere assieme alla Danza non può che attribuire al giovane ballerino l’autentico significato.

Spesso sono stato ospite al tuo Festival, in giuria al Gala e in giuria anche al Concorso del mese di maggio ad Asti e ho avuto l’onore di ricevere il “Premio Moncalvo in Danza” così da poter vivere ed osservare da vicino il tanto lavoro dietro e davanti le quinte. Quali sono le maggiori difficoltà nel mettere in moto una macchina tanto laboriosa e organizzativa come quella di Moncalvo in Danza?

Sarò banale ma la difficoltà maggiore è trovare consensi a livello di contributi da parte delle istituzioni. Purtroppo quello che il nostro paese sta soffrendo sono i continui tagli, l’instabilità economica e uno degli errori mortali che si sta compiendo è proprio quello di tagliare nel settore cultura e spettacolo.

Qual è il ruolo del Direttore in un evento di tale portata?

Più che di Direttore parlerei di rappresentante di Moncalvo in Danza. Ecco sapere che le persone interessate a questo evento mi riconoscono come il rappresentante del Festival è la cosa che più mi fa onore. Vuol dire che se si è arrivati a tanto successo è proprio perché le persone si fidano di quanto viene presentato e da chi è rappresentato.

Per la tua esperienza, maturata in questi dieci anni di festival, cosa consigli ai giovani che desiderano intraprendere la strada dell’arte e dello spettacolo?

Il consiglio che umilmente mi sento di dare ai tanti giovani che vogliono intraprendere questa strada è quello di non arrendersi mai. Di non perdersi d’animo soprattutto quando ad un certo punto il gioco si fa duro. Di studiare seriamente e soprattutto di scegliere bene dove farlo.

Quanto impieghi a preparare un’edizione di Moncalvo in Danza?

Un anno intero. La macchina non si ferma mai, ogni anno durante l’edizione si prendono già contatti per l’anno successivo. È un lavoro che viene sviluppato giorno dopo giorno.

Qual è il tuo punto di forza e quello dei tuoi collaboratori?

Il mio punto di forza è il rapporto che ho creato negli anni con tante scuole e accademie di danza. Ci sono realtà con le quali collaboro fin dalla prima edizione. Credimi che senza di loro non andrei da nessuna parte. Sono il mio punto di riferimento. Con loro mi confronto giornalmente. Non ci fossero le scuole di Danza non esisterebbe “Moncalvo in Danza”.

Carla Fracci con Beppe Menegatti sono da anni al tuo fianco in qualità di testimonial di Moncalvo in Danza. Quale rapporto Vi lega e cosa apprezzi maggiormente in loro oltre alla grandiosità della loro arte?

Sono due persone splendide. Negli anni è nata una bella amicizia. A loro devo molto, la loro presenza ogni anno è stata di grande aiuto alla crescita del Festival. Ricordo il primo anno quando venne soltanto la Signora Fracci; eravamo in Teatro a Moncalvo per la seconda edizione del Concorso. Fu un momento di grande emozione. La mattina seguente raggiunsi la Signora in albergo e ci mettemmo a parlare. Mi diede subito il suo cellulare invitandomi a Milano a conoscere il Maestro Menegatti. Da quel giorno ci sentiamo spesso.

Carla Fracci ha avuto modo di lodare il lavoro svolto dalla manifestazione “come palcoscenico per l’approccio alla danza artistica da parte degli allievi di tutta Italia”. Sicuramente un complimento che ti rende orgoglioso in qualità di Direttore Artistico?

Mi rende felice sapere che lei abbia apprezzato sin da subito il nostro lavoro. Anche tu la conosci bene Michele e sai che se così non fosse non ci sarebbe stata continuità di collaborazione. Il punto forte del nostro Festival è proprio aver puntato sin dal suo primo giorno ad un lavoro di grande qualità e questo ci è stato premiato.

Tra tutti gli artisti della danza che hai conosciuto in questi anni a Moncalvo e ad Asti vuoi nominare qualcuno del quale sei rimasto particolarmente colpito a livello professionale ed umano?

Tutti, nessuno escluso. Sono tanti credimi, in questi dieci anni ho avuto modo di conoscere diversi Maestri e Direttori provenienti anche da grandi accademie estere. Con tutti comunque sono rimasto in buoni rapporti. Ovvio con qualcuno si è anche instaurata una bella amicizia.

Negli anni che tipo di evoluzione ha avuto il Festival dalla prima edizione ad oggi?

Si è evoluto in ogni aspetto; dalla durata, al numero di workshop e spettacoli proposti, ma soprattutto nel numero di partecipanti. Oggi il Festival vanta fra concorso e settimana di workshop quasi mille e cinquecento partecipazioni. Se a queste sommiamo anche gli spettatori superiamo le cinquemila presenze.

Il Comune di Moncalvo, la Provincia e la Regione quanto ti sono vicini in questa “avventura”?

Mi sono vicini in rapporto al momento che il nostro paese sta passando. Devo anche un sentito ringraziamento allo CSEN – Centro Sportivo Educativo Nazionale – per aver riconosciuto la manifestazione a carattere nazionale, da ormai diversi anni, alle fondazioni bancarie e agli sponsor che ogni anno permettono all’evento la buona riuscita.

Grazie anche al tuo Festival hai fatto conoscere ed apprezzare le bellezze di Moncavo, un borgo antico situato nel cuore del Monferrato immerso in un panorama incantevole sulle dolci colline?

Come hai detto tu Moncalvo è un bellissimo borgo antico situato nel cuore del Monferrato ricco di sorprese con le sue tante qualità di cittadina d’arte. Le sue colline, sempre pronte a riceverci con un fascino raro evocato dalle chiese, i palazzi nobiliari e le antiche botteghe dove poter scoprire e conoscere vere e proprie delizie per tutti i sensi. Insomma, un soggiorno a Moncalvo… è un piacere per il corpo e lo spirito!

Moncalvo possiede anche il bellissimo Teatro Civico, un piccolo gioiello che negli anni passati è stato testimone della tua manifestazione?

Sì, il concorso è iniziato proprio in quel Teatro. La scelta di emigrare al Teatro Alfieri di Asti è stata prettamente per questioni di spazi. Pensa che alla prima edizione parteciparono 35 coreografie, ora superiamo le 200 con un migliaio di ballerini. Numeri davvero improponibili per quel meraviglioso teatrino.

Oltre alla danza, di cosa ti occupi quotidianamente?

Lavoro nel Sociale. Sono responsabile di una comunità per anziani non autosufficienti. Un lavoro totalmente diverso da quello della Danza ma anch’esso ricco di grandi soddisfazioni.

C’è in particolare un ospite a livello mondiale che ti piacerebbe avere per la prossima edizione?

Roberto Bolle; per me lui è la DANZA oggi. Sono diversi anni che ci provo ma purtroppo nel mese di luglio è sempre in America. Sarebbe un onore averlo Ospite al nostro Festival anche perché lui è nativo di Trino, un paese a pochi chilometri da Moncalvo.

Il mondo della danza è molto affascinante. Potresti descriverlo, dal tuo punto di vista, per i nostri lettori?

Per me la danza è un’autentica e propria forma di libertà che ti permette di raccontare veramente la persona che sei. Sottolineo “veramente” perché attraverso uno sguardo, un movimento un’espressione riesci talvolta a narrare una storia, la tua di storia.

Qual è l’emozione più viva di queste nove edizioni trascorse?

Beh, le emozioni sono tante. Da quando stringi la mano ad un grande direttore di Teatro a quando incontri un ballerino importante ma l’emozione più preziosa è quando vedo esibirsi una piccola creatura, magari di appena dieci anni, ma già brava e molto presa nella sua parte che non ha certo paura di trovarsi su un imponente palcoscenico per essere giudicata da illustri Maestri. Questi particolari mi inteneriscono il cuore.

Qualche anticipazione sull’imminente festival di luglio e sul concorso di maggio?

La singolarità di quest’estate sarà soprattutto la durata del Festival. Saranno tre settimane di studio caratterizzate ognuna da un tema differente. La prima settimana sarà di perfezionamento incentrata sullo studio della “Tecnica” di ogni disciplina grazie alla presenza di Maestri specializzati in metodologie didattiche. La seconda dedicata alla sperimentazione del palcoscenico tramite laboratori coreografici e lezioni di repertorio classico, mentre la terza sarà una settimana di una particolarità unica: “Ailey Experience”. Non mancheranno inoltre gli spettacoli dal vivo in piazza che animeranno tutte le sere della prima settimana fino alla chiusura dell’8 luglio con il “Gran Gala”. Per il concorso di maggio invece ti anticipo soltanto che saranno undici i giudici impegnati nel week and che si alterneranno in base alle sezioni proposte.

Il Monferrato è la tua terra natìa, un luogo speciale… per te cosa rappresenta?

Per me è la mia vita. Qui son nato, son cresciuto, ho sviluppato i miei progetti, le mie passioni e ho costruito la mia famiglia. Nei miei viaggi ho avuto modo di visitare tanti bei posti ma per me il mio paese resta sempre il più bello al mondo; i colori, i profumi e le emozioni che ogni giorno mi dona rimangono inconfrontabili e impagabili.

Tra l’altro una terra fervida di danza, con la storica rassegna di Vignale e naturalmente il teatro Municipale di Casale Monferrato e il Balletto Teatro Nuovo di Torino… un territorio nato per l’arte tersicorea, si potrebbe dire?

Direi proprio di sì, il Monferrato “tutto” è un territorio d’arte e la danza in modo particolare si è da sempre collocata in maniera davvero elegante. Del resto se così non fosse stato non avremmo avuto manifestazioni importanti e prestigiose per così tanti anni.

Dall’anno scorso è nata una nuova realtà “Orsolina28” che si interseca con “Moncalvoindanza”. Raccontaci di questa prestigiosa realtà, che ho potuto ammirare personalmente nel giorno dell’inaugurazione?

È una realtà unica nel suo genere. Moncalvo non poteva pretendere di più ma soprattutto finalmente può vantarsi di avere non solo un Festival di danza nel periodo estivo ma anche una scuola tutto l’anno. Con Orsolina28 è nata una bella collaborazione. Il nostro Festival ne trae notevole beneficio sotto tutti gli aspetti. Logisticamente poter usufruire di ampi spazi ben curati ed eleganti, in un contesto così immerso nella natura, ha permesso un importante salto di qualità alla manifestazione. In ogni angolo della location si respira vera Danza, quella fondamentale atmosfera di cui una manifestazione come la nostra necessita. I proprietari sono persone estremamente speciali che hanno messo a disposizione un importante staff competente nel settore in cui ogni confronto assume, da subito, quell’aspetto professionale di vitale importanza per il festival.

Cosa ti aspetti dall’edizione 2017?

Al momento in testa ho tanti pensieri. Quello che però mi aspetto è ancora una volta la grande partecipazione delle scuole. Quest’anno è un anno giubilare per il “Moncalvo in Danza” e dovrà essere sicuramente memorabile.

Cosa devi in termini di supporto e di vicinanza anche a tua moglie Elisa e a tuo figlio Alberto con i quali ho avuto piacevolmente l’occasione di cenare in loro compagnia?

A loro devo molto, già solo per il fatto che mi sopportano. Sono pazienti e comprensivi anche quando spesso e volentieri lavoro da casa la sera. Da questo punto di vista mi reputo tanto fortunato… e poi spero sempre un indomani di poter passare il testimone a mio figlio affinché io possa starmene tranquillamente seduto in platea.

In conclusione caro Massimiliano, oltre ad un in bocca al lupo per l’imminente edizione ti chiedo qual è stato il momento più bello vissuto da Direttore in questi 10 anni di ricordi ed emozioni a Moncalvoindanza?

Ne avrei tanti da raccontare perché ognuno ha suscitato in me un’emozione diversa ma la più forte certamente è stata quando ho incontrato per la prima volta l’étoile Carla Fracci.

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