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Ingresso indipendente

Andato in scena il 29 e 30 aprile 2017 al Teatro delle Arti di Salerno

Commedia in due atti scritta da Maurizio de Giovanni con:

Serena Autieri e Tosca D’Aquino

Giovanni Scifoni e Biancamaria Lelli

Con la partecipazione di:

Pierluigi Misasi e Fioretta Mari

Regia VINCENZO INCENZO

Costumi Giuseppe Fontani

Scene Luigi Ferrigno

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Arriva dalla sala il protagonista maschile dello spettacolo “Ingresso indipendente” , Massimo in bicicletta con tanto di calzoni ripiegati al polpaccio e affanno guardingo e preoccupato. Sale sul palco, appoggia la bicicletta ad una siepe e comincia furtivo a cercare… le chiavi di casa. Sorpreso sul fatto, anzi sul fattaccio dalla signora Forgione (una simpaticissima Fioretta Mari, incisiva e carismatica con le sue “apparizioni” improvvise) che, in pieno assetto da guerra, tuta mimetica e fucile, minaccia di sparargli.

È questo l’inizio dello spettacolo, potremmo dire il prologo, ma non si usa più, sarebbe anacronistico. Potremmo dire l’antefatto e saremmo più vicini alla reale situazione, perché in effetti tutto ciò avviene ancora fuori casa. Non si è ancora aperto il “famoso ingresso indipendente” che dà il titolo allo spettacolo. E sono loro i due personaggi emblematici della vicenda, che cambieranno pelle e camaleonticamente e misteriosamente diventeranno altro. Ma non sono i soli. Anche le due primedonne che si affiancano e si dividono la scena saranno alla fine molto diverse dai personaggi con cui si erano presentate al pubblico.

La scena intrigante di Luigi Ferrigno, giocata su vari livelli, anche in altezza e postazioni diverse illuminate ad arte da Francesco Adinolfi consente a Massimo (un bravissimo Giovanni Scifoni che con voce balbuziente rende magnificamente l’impaccio, il disagio e l’impotenza del povero impiegato frustrato e deriso) di cimentarsi in salti e guizzi degni di un contorsionista. Scendendo dal balcone, seduto sul frigorifero, e cadendo ripetutamente dopo spintoni e dileggi, riesce a rendere simpatico il suo personaggio, mitigandone le sfumature del carattere patetico e servile.

Belle e brave Serena Autieri e Tosca D’Aquino, che con ottima padronanza del ruolo e della scena conquistano la simpatia e gli applausi del pubblico.

Serena Autieri bionda, sexy, conturbante e spregiudicata, costruisce il suo personaggio di amante, stufa della condizione di amante, con elastica psicologia fino a renderlo innocentemente capriccioso ed ingenuamente risolutivo.

Tosca D’Aquino, bruna, virtuosa, pudica, fidanzata modello, già dalla prima telefonata allo “zio Vescovo” fa intravedere, nelle pieghe della candida camicetta da educanda, la languida e boccaccesca aggressività calcolatrice.

Bella ed elegante Biancamaria Lelli nel ruolo di Giuliana, sobria ed intelligente moglie di Ludovico, un convincente Pierluigi Misasi, direttore prepotente con atteggiamenti da maschio conquistatore.

Tanti i doppi sensi, dai tubi dell’idraulico al cognome del protagonista, comunemente chiamato “Pisello”, molte battute già scritte e sentite, situazioni prevedibili e scontate, ma il risultato è un grande regalo al pubblico che vuole ridere e stordirsi per allontanarsi dai suoi problemi quotidiani.

Forse banale la trama, e sicuramente non originale, ma di sicuro effetto comico e impatto visivo. Probabilmente non c’è un grande messaggio nascosto e gli stereotipi la fanno da padrone, ma è pur sempre vero che “Repetita iuvant” (dal latino «le cose ripetute piacciono, giovano») e se un meccanismo funziona perché non utilizzarlo? In fondo l’avanspettacolo è stata fucina di talenti e consolazione di momenti “bui”.

Lo scrittore Maurizio De Giovanni, amatissimo dal suo pubblico fedele ed affezionato ai personaggi dei suoi “gialli” ha ideato un “divertimento” lontano dalle sue vicende abituali e si è soffermato a costruire una storia di equivoci e intrecci amorosi, dalle coloriture piccanti che svolazzano come farfalle alla luce, su una trama leggera e di ridondante richiamo cinematografico.

Troppo alta la musica in alcuni momenti, volume esagerato che copre le parole e stride con l’ambientazione moderna sì, ma che rientra perfettamente negli stereotipi.

Belli, colorati ed indovinati i costumi di Giuseppe Fontani, che ha vestito ciascun personaggio modellandolo nel contorno estetico in perfetta sintonia con gli altri.

La regia di Vincenzo Incenzo, leggera e dinamica ha puntato sulla istrionica capacità recitativa di tutti gli attori, che hanno incantato il pubblico con la loro indiscussa bravura.

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