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Madelyn Renée & Jacopo Jacopetti Sextet in concerto

Andato in scena alla Sala Vanni di Firenze

Il matrimonio sensuale tra jazz e opera

«Some like it lyric»

Madelyn Renée: Voce
Jacopo Jacopetti: Sassofoni
Nazzareno Brischetto: Tromba e Flicorno
Marcello Tonolo: Pianoforte
Marco Privato: Contrabbasso
Mauro Beggio: Batteria

———

Cosa sarebbe successo se Armstrong avesse collaborato con Verdi? E se Mile Davis e Mozart avessero scritto un pezzo insieme?

Un’immagine verosimile ce la offrono Jacopo Jacopetti e Madelyn Renée in una fusione di musica d’élite e musica dal basso (ricordiamo le umili orgini del jazz nei campi di cotone come canto di protesta degli schiavi neri).

In un’intima Sala Vanni a Firenze, per pochi appassionati, avviene la fusione ardita, un’unione sperimentale, un matrimonio azzardato tra due generi distanti per epoche, estrazioni sociali, lontani nel tempo e nello spazio.
Il progetto è nato dalla collaborazione di Madelyn Renée (noto soprano che accanto a Luciano Pavarotti ha calcato i palcoscenici dei principali teatri d’opera del mondo) e il sassofonista e compositore Jacopo Jacopetti, che ha suonato con molti grandi artisti (dalla Vanoni, ai Matia Bazar, fino a grandi maestri del jazz come Ran Blake).

Una fusione, una convivenza tra 2 mondi distanti, la lirica e il jazz. Il criterio di scelta dei pezzi è stata semplicemente la bellezza della melodia, spiega Madelyn Renée.

Alcune tra le più belle melodie del repertorio lirico sono state rivisitate in chiave jazz per far capire all’ascoltatore come le melodie liriche, belle ed eterne, possano trovare un loro spazio anche in una forma musicale più contemporanea. Il risultato è un disco certamente innovativo e audace! Un prodotto sofisticato e di piacevole ascolto che si rivolge a un vasto pubblico.

Si viaggia sulle arie di Bizet e la Carmen, sulle note del Flauto Magico, di Mozart, Puccini e Donizetti.

Il connunbio pare vincere, l’opera non si snatura, ma persiste nella sua aulica raffinatezza, il jazz, rude e sgangherato, prende per mano la lirica timida ed elegante che muove i suoi passi incerti in un campo a lei ignoto.

La fusione è trionfante, incuriosice e a gridare al pubblico “Ancora!”.

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