Parola chiave: “diversità”. La terza giornata del festival Scenari Europei 2017 si apre con Da dove guardi il mondo? di Valentina Dal Mas, progetto vincitore del Premio Scenario Infanzia. Il lavoro colpisce subito per la cifra assolutamente originale con cui l’autrice appronta la materia di uno spettacolo rivolto ad un pubblico di giovanissimi, tagliando in partenza ogni forzata forma di pedagogismo. Senza ricorrere a facili infantilismi (distorsioni vocali o strategie trite di affabulazione), prende forma la storia di Danya, una bambina speciale che non riesce ad imparare a scrivere ma che sa sovrascrivere la realtà, dialogando con una serie di presenze immaginarie. Questi amici invisibili possono inizialmente apparire come le personificazioni delle paure che bloccano la protagonista, ma si riveleranno nel prosieguo dell’azione le uniche guide in grado di condurla allo sviluppo pieno di sé. Nel lavoro teatrale ciò che guadagna prepotente priorità è la presenza tangibile con cui vengono tradotti i singoli segni, corporei o fantasmatici che siano. Valentina Dal Mas mostra su questo punto i gradi della maturità artistica, sfruttando a pieno la sua formazione di danzatrice, inscritta definitamente nella completezza performativa del suo linguaggio: le sequenze di danza vera e propria vanno a tornire le espressioni di liberazione esplosiva della piccola protagonista, ma il lavoro corporeo resta disseminato lungo l’intera azione, andando a strutturare le singole pose ed i singoli movimenti con risultati densi, criptici, decisamente insoliti ed innovativi per la tradizione del teatro per l’infanzia.
Coordinatissimo lavoro d’ensemble è invece Un Eschimese in Amazzonia del gruppo milanese The Baby Walk, progetto vincitore (ex equo) del Premio Scenario 2017. In realtà si tratta di un lavoro in cui la precisione dei meccanismi collettivi viene intenzionalmente resa più ardita da una struttura dicotomica, che contrappone in scena un coro di quattro elementi (Greta Cappelletti, Laura Dondi, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli) con la presenza individuale di Liv Ferracchiati in proscenio. Tutti in uniforme sportiva coordinata loro, coperta lei in un anonimo nero suburbano, sorta di burka laico occidentale composto da felpa con cappuccio più pantaloni a sigaretta, spezzato in un accenno di rediviva assertività dal bianco delle snickers. Isolata in proscenio come un brutto anatroccolo post-moderno, Liv Ferracchiati (ideatrice del progetto ed autrice del testo) non è la corifea che guida gli scambi con il gruppo dei coreuti, così come le quattro presenze alle sue spalle sono ben altro rispetto al riferimento anche parodistico del coro classico. La loro ostentata, prorompente presenza fisica si afferma in evoluzioni ginniche connotate da una stucchevole letizia dal sentore dopato, inciampando con noncuranza sulla marginalità malferma di quell’altro strano essere in abiti scuri. Questa contesa per la leadership nella comunicazione con il pubblico è la dinamica drammaturgica su cui viene sviluppato il tema dello spettacolo: l’ambiguità della figura del transgender in una società apparentemente emancipata, ma forse solo velocizzata. Allo stesso modo il conflitto tra il linguaggio formalizzato del coro e quello informale dell’autrice innesca soluzioni gustose.
Lavoro di altissimo ritmo condito da humor prorompente, intelligente e colto, frenato solo da una progettualità tematica fin “troppo” perfetta che lo conduce nel solco ormai non più nuovo e non più fresco di un teatro post-drammatico rigiocato in chiave cabarettistica.
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CREDITS
“Da dove guardi il mondo?”
regia, coreografia e interpretazione Valentina Dal Mas
tecnica Martina Ambrosini
Genere: Teatro Infanzia
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CREDITS
“Un Eschimese in Amazzonia”
di The Baby Walk (Milano)
ideazione e testo Liv Ferracchiati
con Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli
tecnica Giacomo Agnifili
genere: commedia