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Chiara Guidi legge le “Lettere dalla notte” di Nelly Sachs

Venezia, Teatro Ca’ Foscari, 19 ottobre 2017

Foto di Giovanni Tomassetti

La stagione 2017/2018 del Teatro Ca’ Foscari, Alterazioni, ha scelto come filo conduttore i molteplici “slittamenti di senso” della nostra vita che stentano a essere riportati nella corretta frequenza e che nascono dalla società, dalla famiglia e, soprattutto, dalla storia. Proprio dai meandri più oscuri di quest’ultima esce Lettere dalla notte, reading di Chiara Guidi su testi della poetessa Nelly Sachs, premio Nobel per la letteratura nel 1966. Scrittrice tedesca di origine ebraica, chiamata dal regime nazista nel 1940 a presentarsi in un campo di lavoro, riuscì a fuggire in Svezia con la madre grazie agli sforzi congiunti delle amiche Gudrun Harlan e Selma Lagerlöf. Guidi ricava il materiale dall’omonima corrispondenza, sconosciuta anche in Germania fino al 2010, da raccolte di poesie come In den Wohnungen des Todes del 1947 e dal carteggio, intrattenuto tra 1954 e 1969, con Paul Celan da cui trapela il disturbo psichico che afflisse Sachs dopo la scomparsa della genitrice. Subito viene in mente Adorno e la rinuncia alla poesia dopo Auschwitz, ma Sachs ne fa viatico necessario per sublimare la tragedia del suo popolo, ancor oggi vituperata e oggetto di scherno da parte di bestie ignoranti. Polvere, sabbia, sassi escono dalla penna per unirsi alla memoria dolorosa e concretizzare una Sehnsucht polisemica. Se per Luzi “la notte lava la mente”, per Nelly non c’è speranza in nessun verso, se non quella nella rinascita attraverso la morte, forte di quella mistica antica che si rifà allo Zohar.

È difficile esprimere un giudizio su un fare teatro che so essere vecchio per una certa generazione, più nuovo per chi come me non supera i trent’anni. Chiara Guidi, fondatrice con Romeo e Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio, oggi Societas, lavora sulla voce che non è solo serva del dire, ma anche dell’ambiente circostante. Grazie al commento musicale di Natàn Santiago Lazala e al suono di Andrea Scardovi, alternanza di sussurri, cicalecci, versi di animali, si crea infatti uno spazio sospeso ed esteso fino alla platea, dove il coro degli studenti accerchia i presenti e fa ora da unisono, ora da controcanto a Guidi. Chi vi si trova in mezzo è costretto a percepirne le parole e i gesti girando il collo in un crescendo d’inquietudine, tra pause ritmiche e volate concitate su brani come il Chor der Geretteten e il Chor der Ungeborenen. Tale effetto di spaesamento rende percepibile sulla pelle le atmosfere angosciose descritte dalla poetessa ed è, oltre alla selezione dei testi tradotti da Anna Ruchat, il pregio dello spettacolo. Permane però in me la sensazione d’una scelta troppo esile per un’apertura di stagione, ma anche la felicità di aver imparato qualcosa di nuovo, seppur un solo lacerto mi sia rimasto impresso a fine serata: “O dita, / che toglieste ai morti la sabbia dalle scarpe, / domani già sarete polvere / nelle scarpe di quelli che verranno!”.

Al termine applausi da parte del pubblico presente in sala.

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Lettere dalla notte

Liberamente tratto dai testi di Nelly Sachs

Con Chiara Guidi e il coro degli studenti della città

Musiche eseguite dal vivo dall’autore Natàn Santiago Lazala

Cura del suono: Andrea Scardovi

Traduzione: Anna Ruchat

Produzione: Societas in collaborazione con Liberty

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