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“La nona (dal caos, il corpo)” ovvero l’essenzialità del danzare per l’uomo

Andato in scena dal 28 al 30 settembre 2017 al Teatro Comunale di Bologna

Debutto della Compagnia Zappalà Danza al Teatro Comunale di Bologna quello che ha sentito risuonare nel prestigioso teatro le note della Sinfonia n. 9 opera 125 corale di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt. Spunto per la creazione del terzo capitolo del progetto Transiti Humanitatis, ideato da Nello Calabrò e Roberto Zappalà e vincitore del Premio Danza&Danza 2015 (Produzione Italiana dell’Anno), il balletto vede in scena dodici ballerini (Maud de la Purification, Filippo Domini, Alain El Sakhawi, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaetano Montecasino, Gioia Maria Morisco Castelli, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer, Camilla Montesi, Ariane Roustan, Valeria Zampardi), protagonisti delle articolate coreografie di Zappalà, articolate anche in senso drammaturgico. Nata nel 1990, la Compagnia Zappalà Danza festeggia oggi più di venticinque anni di attività costellati da numerosi successi e riconoscimenti internazionali, confermandosi una delle realtà più interessanti della danza contemporanea italiana.

Il caos di cui si parla nel sottotitolo dello spettacolo è concretamente visibile nelle scene dello stesso coreografo: un palcoscenico privo di quinte e fondali, un agglomerato di resti di scenografie in disuso che non trovano una collocazione logica precisa, come anche i ballerini che cominciano a “dialogare” fra loro solo man mano che la musica si fa incalzante, in un crescendo che culmina nel tripudio dell’omonimo An Die Freude (Inno alla gioia) di Schiller, cantato dal controtenore Riccardo Angelo Strano. L’umanità primordiale a cui si ispira Zappalà restituisce un quadro disarmonico dato dalle differenze che spaccano il mondo di oggi: differenze religiose ma soprattutto differenze culturali. Una ricerca raffinata e curata nei minimi dettagli dona allo spettatore l’armonia a cui aspira il gruppo di ballerini, che solo costruendo un’unità “corale” può raggiungere una condizione pacifica per l’anima.

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