Non c’è dubbio: al di là di ogni giudizio, “Finalmente Sola” di Paola Giglio è uno spettacolo che funziona. L’ultima conferma arriva dal calore del pubblico di Pescara, accorso massicciamente a questo appuntamento che il Florian Metateatro (in collaborazione con il Magfest) ha fortemente voluto per la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne. La scelta non è casuale, visto che lo spettacolo affronta il tema della coppia e dei meccanismi psicologici che sottostanno alle dinamiche sentimentali, da quelle intriganti e gustose a quelle più oscure e drammatiche.
La generosità di una recitazione dispendiosa e diretta guadagna subito il canale di un legame con gli spettatori che non conosce flessioni lungo quasi un’ora di performance. In questo gioca certo la scelta della chiave brillante come struttura portante della narrazione, condotta su ritmi molto alti, benché modulati studiatamente. E non è solo narrazione -che per altro viene ad esplicitare un materiale orientato verso l’interiorità non meno di quanto cavalchi alacremente il plot – visto che le parole vengono quasi costantemente fisicizzate, ad utilizzare le diverse direttrici e le diverse porzioni di palco. Il teatro d’attore (“d’attrice”, pardon) incrocia il teatro di regia: si nota un disegno dell’azione (dei tempi, dei toni, delle soluzioni gestuali e visive) che rimanda alla presenza di uno sguardo esterno, prestato con passione da Marcella Favilla.
Sulla scena il colore rosso domina indiscusso, quasi un filtro oculare che amalgama la vista, bagnando in un sol’ colpo attrezzi e costumi. Ed il personaggio naturalmente, perché la giovane donna che si racconta, che si fida talmente di noi da rivelarci ogni suo retro-pensiero più recondito (eppure si trincera con prudenza sospettosa dietro la sola iniziale del suo nome)… ebbene questa giovane donna non è l’autrice, non si identifica pienamente con lei. Paola Giglio non è “P.”: le presta dei lineamenti, un bagaglio di ricordi e di pensieri, una mappa di ingredienti di partenza ma poi se ne distanzia e la guarda con oggettività, pur senza perdere il contatto di una solidale “sorellanza”. Anzi, sulle movenze, sui tic e sulle piccole manie di P. si sovrappone progressivamente una seconda pelle che risponde all’identità di Marcella Favilla, ad ultimare la gestazione di una creatura indipendente, germinata da un mix cromosomico duale lungo il passaggio dalla carta del copione alla carne della scena.
In questo modo, “Finalmente sola” non è una testimonianza, ma un lavoro creativo, che ha trovato nella tematica della violenza nella coppia un nucleo di leve drammaturgiche. Ciò non di meno, dal punto di vista compositivo “Finalmente Sola” è un diario, un racconto personale frammentato in tante giornate, proprio come i cassetti (tutti uguali, ma tutti diversi) che formano la scenografia, proprio come i diversi capitoli in cui l’azione viene cadenzata scenicamente, con fragranze vagamente brechtiane.
Eppure, è la prima volta che lo spettacolo va in scena il 25 di Novembre, pur possedendo la mission programmatica del lavoro didattico, pedagogico, sociologico, indirizzato alle donne ed agli uomini di ogni età, ma forse soprattutto a presenze universali come consapevolezza e cambiamento, da incarnare ora e non più oltre nella storia delle esistenze di ciascuno.
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CREDITS
“FINALMENTE SOLA”
di e con Paola Giglio
Regia Marcella Favilla
Produzione LunAria
Florian Metateatro, Stagione 2017/18 “Teatro d’autore (ed altri linguaggi)”
Ciclo: “Assolononsolo”
In collaborazione con MagFest (Pescara)