uno spettacolo di Gabriele Lavia
da: Jacques Prévert
musiche: Giordano Corapi
produzione: Fondazione Teatro della Toscana
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La poesia del teatro unita al sapore del romanticismo e del surrealismo della Parigi dei primi del ‘900: una fisarmonica che suona un valzer musette, foglie morte che giacciono a terra, una chitarra appoggiata nella penombra, il bagliore di un lampo ed ecco che, annunciato dal fragore di un tuono, appare sul palcoscenico un uomo in impermeabile, accompagnato dal cappello e dalla fedele ed immancabile Gauloises papier mais.
È Gabriele Lavia che si finge Jacques Prévert, lo “poeta”, lo mette in opera, con il suo essere teatrante alla vecchia maniera, con la purezza del cuore del grande interprete cresciuto e maturato (fisicamente, concettualmente e spiritualmente) nel teatro e che con questo nuovo lavoro si riscopre giovane ed innamorato.
Il recital che apre la stagione 2017/2018 del Teatro della Pergola è molto, molto difficile: è una chiacchierata sull’amore, tema centrale della poesia di Prévert. Una poesia che non cade mai nella banalità, pur essendo scritta con un linguaggio semplice ed immediato, senza distanze, senza soggezione, senza alcuna sacralità intellettuale: le parole si srotolano e scivolano delicatamente, incidendo profondamente nella vita di ogni lettore. Lui, così schivo, così desideroso di normalità in un mondo nel quale tutti erano speciali, in nel quale ci si perdeva nel sogno utopico di un luogo dell’istinto e della felicità e dove il racconto dell’anima, la messa a nudo dei suoi meccanismi e delle sue contraddizioni, era vista come nuova aspirazione. Lui racconta il rapporto degli innamorati con la realtà, quell’amore che crea un mondo e annulla gli altri, rende invisibili e senza paura, acceca e rende unici e straordinari: l’amore di Prévert è un amore che, proprio per la sua intrinseca spontaneità, libera.
Gabriele Lavia, sul palco, è accompagnato solo dagli oggetti di scena e dalla sua grande aurea di artista. Racconta le poesie di Prévert, le rende vive, le rende vere, instaura un dialogo con il pubblico: non è uno spettacolo rigoroso, bensì un interloquire con lo spettatore, tanto da creare un ricordo comune dei momenti della goffa giovinezza, la nostalgia di quando tutti eravamo ragazzi che si amano.
“I ragazzi che si amano” è la poesia forse più conosciuta, ma Lavia si affida anche ad altri testi, altre poesie, altre opere che illuminano esprimendo con le parole di tutti i giorni concetti così profondi: “Questo amore”, “Paris di notte”, “Barbara”, “Prima colazione” fino all’accenno con la chitarra, molto melodico e bohémien, de “Les feuilles mortes”.
Le poesie di Jacques Prévert raccontano un uomo molto complesso, anti-esistenzialista, un poeta non impegnato perché è la vita che si impegna in lui producendo amore. Dunque dolore, disperazione, felicità, malinconia vengono rinnovate, mostrando la straziante e felice contemporaneità del suo agire poetico, inseparabile dalla ricerca del sole e della luce: l’amore puro.