Una fiaba per i bambini dove la fantasia prende forma animando personaggi e paesaggi di un libro di illustrazioni in uomini e donne reali, ma esageratamente fantasiose: è questo il Don Chisciotte di Minkus nella nuova versione di Laurent Hilaire (al debutto come coreografo) ispirato alla versione originale del 1978 di Mikhail Baryshnikov (da Petipa e Gorsky) per l’American Ballet Theatre.
E nel nuovo allestimento prodotto dal Teatro dell’Opera di Roma che ha aperto la nuova stagione 2017/2018 e che entrerà in repertorio, colpisce nel segno: è divertente e incantevole, spassoso e onirico, stupefacente e brioso per grandi e piccini.
Il mood dello spettacolo è lampante e la chiave di lettura fantasiosa ispirata elle avventure di Cervantes è chiara fin dall’inizio con la copertina di un libro per bambini che invade la scena con la figura del Don Chioscitte di Cervantes da dove fanno capolino, ballerine, animali e mulini a vento: nonostante sia molto lontano dalla versione cui è ispirato, il Don Chisciotte capitolino porta dietro tutta la firma e la creatività di Baryshnikov attraverso il suo fidatissimo e collaudato gruppo di lavoro.
Le bellissime scene, un sogno per i più piccoli, sono state realizzate dal Maestro Vladimir Radunsky, popolare illustratore per bambini che ha creato in collaborazione con A.J. Weissbard, lighting designer e scenografo teatrale, anche i costumi, esagerati, grotteschi, coloratissimi che spesso non molto hanno a che fare con la Spagna. Poco importa: il brio è assicurato, il divertimento anche, non manca il romanticismo con un tocco di malinconia pure e di certo non manca lo spettacolo.
I disegni quasi infantili e dal tocco delicato con un fascino tutto loro, prendono immediatamente vita all’interno della scena reale che traduce in concretezza la fantasia mantenendo temi, colori ed esagerazioni grottesche della fantasia dei bambini trasformando il sogno in una vera realtà tutta da vivere che si declina nella vivacità del primo atto, in un secondo atto lunare con tanto di stelle, luminose e romantico, in uno spettacolare terzo atto che si muove nella piazza della città.
Se la musica di Minkus, rivista e alleggerita, ma ri-orchestrata seguendo la partitura originale non senza inserimenti (ma tagliando drasticamente il prologo) e ottimamente diretta dal maestro David Garforth, trasuda Spagna da tutte le parti, apparentemente l’allestimento può sembrare fin troppo poco “spagnolo” nell’approccio.
A ben guardare però c’è davvero di tutto: le scene deliziose che inanellano mulini, chiese e palazzi un po’ sghembi, i costumi grotteschi e colorati, i dettagli spagnoli (dalla mantilla ai merletti) fino alle acconciature esagerate, ma con rielaborazioni molto libere, fra maxi pois dai colori sgargianti e maxi parrucche.
Kitri, deliziosa e vezzosa, ma frizzante Susanna Salvi (si è alternata con Iana Salenko e l’étoile Rebecca Bianchi) è di rosa vestita, ma le resta la rosa tra i capelli e se l’abito di nozze (in elegante color champagne stile Schiaccianoci) poco o nulla ha a che fare con i colori della Spagna, è perfetta e bellissima in coppia con Alessio Rezza (in alternanza con Isaac Hernández e Angelo Greco) nel ruolo di Basilio. Gioiosi e giocosi nell’interpretazione offrono spettacolo (soprattutto nel terzo atto) con l’impegnativa coreografia di Laurent Hilaire.
Malinconico e lunare il Don Chisciotte di Giuseppe Schiavone (e Damiano Mongelli), spassoso con borsa a tracolla il Sancho Panza di Andrea Stasio (e Miki Derrua), divertente il Gamache di Andrea Forza (e Manuel Parruccini), convincenti l’Espada di Giacomo Castellana (Michele Satriano e Claudio Cocino), il Lorenzo di Alessandro Rende (e Michael Morrone).
Sempre più in forma la compagnia (solo per qualche momento leggermente imprecisa) che migliora a vista d’occhio e che promuove le prime parti anche per i ruoli principali garantendosi il giusto successo per un balletto molto impegnativo anche tecnicamente. Giusti i tempi comici per una fiaba che prende vita in un allestimento veramente ben fatto e pregevole con l’augurio che possa essere sempre più apprezzato da diventare un piccolo classico.