Alcune parole risuonano come un refrain.
Ritornano, come a voler fissare dei punti cardine, sono ancore in un mare magnum di domande, discorsi filosofici, citazioni letterarie e mini-lezioni di economia e finanza.
“Complessità”, su tutte, sembra essere il termine e il concetto sul quale si insiste ciclicamente, ossessivamente, quasi fosse una chiave utile ad aprire le porte di ogni dubbio.
Le perplessità assillanti di Dario (Emanuele Fortunati) sono infatti la materia da cui ha origine la pièce “La domanda della regina”. Il giovane pubblicista e personal trainer è preoccupatissimo e, allo stesso tempo, disperato a causa di investimenti in Borsa non andati a buon fine.
Di una sola cosa è certo: di aver perso tutti i suoi risparmi. Ciò lo fa vivere in un tale stato di agitazione da indurlo a chiedere consigli e, inconsciamente, conforto ad un uomo perfettamente sconosciuto, ma che sembra possessore di verità incomprensibili ai più.
“Il professore” (un bravissimo Francesco Migliaccio), questo l’unico appellativo con cui viene identificato questo guru della finanza, agli occhi di Dario diventa un mezzo fondamentale nella scoperta dei meccanismi che governano il mercato, la persona giusta a cui rivolgersi per sciogliere ogni suo dubbio.
L’azione è, quindi, immediatamente innescata dal bisogno che Dario ha di risposte; l’uomo, in uno stato di ansia tangibile, trattiene il professore per lungo tempo, facendo domande che non verranno mai soddisfatte appieno. Non esistono, infatti, risposte nette, certe, assolute quando si parla di realtà complesse. Il dialogo che ne nasce è una danza, tra riflessioni e battute, che mostrano due sistemi di pensiero opposti, due approcci alla vita completamente differenti.
Se il giovane è in cerca di concretezza e soluzioni, il professore, invece, guarda al mondo nella sua totalità, riesce a coglierne le diverse prospettive, è affamato di conoscenza, di cultura, è una personalità complessa. La serenità con cui spinge Dario ad approcciare alle situazioni racconta la sua filosofia di vita, dimostra quanto sia inutile e impossibile, alle volte, cercare di trovare una risposta unica o semplicemente una risposta.
Quando il professore dirà “il mercato è come il mare perché non lo puoi controllare” Dario ha già avuto ciò che cerca, ma non riesce a rassegnarsi, non può accontentarsi di un responso così evanescente. E insiste; insiste nel chiedere delucidazioni, si addentra in ragionamenti ostici, pur di liberarsi dal peso dell’ansia che lo opprime.
Perso tra parole incomprensibili arriverà, colmo di rabbia verso il professore, ad esclamare “lei riesce a confondermi anche nelle cose semplici”, mentre il professore gli rinfaccerà di “non avere la minima propensione all’ascolto”. Tra citazioni colte e non, tra rimandi all’economia e alla poesia, “La domanda della regina” porta in scena un sogno deluso, perché Dario si ostina a volere ridurre ai minimi termini le infinite alternative e prospettive insite in ogni situazione.
L’ambiguità che contraddistingue ogni aspetto della nostra vita è materialmente e fisicamente portata in scena attraverso la figura femminile di Annalisa (Ester Galazzi). Anna per Dario, Lisa per il professore è la stessa persona, ma totalmente diversa agli occhi dei due uomini; è una donna che sembra sdoppiarsi in due anime, un Giano bifronte che mette in crisi ancor di più le convinzioni dei due protagonisti e ne accende desideri e curiosità.
In un alternarsi di sentimenti, limiti e incertezze, i quesiti economici del giovane diventano materia per affrontare questioni ben più ampie, filosofiche, che raccontano la vita e quanto essa sia davvero poco prevedibile. Il professore affermerà che tutto “è una questione di prospettive, una annulla l’altra” e che “è lo stato d’animo che determina il possesso o la perdita”. È dunque l’Io che diventa l’ago della bilancia nella percezione di ogni cosa, che pesa sulle nostre scelte e che ci permette di leggere ed affrontare con uno specifico stato d’animo ogni situazione. Non esistono risposte uniche, semplici, perché noi siamo complessi.
E ancora una volta, in un dialogo conclusivo, le differenti battute di Dario e del professore, mostrano approcci diversi, due cuori opposti e due modi di essere ironicamente inconciliabili:
Professore: “Lei ha chiesto al mercato di liberarlo dall’oppressione del poco. Cosa vuole? Consigli? Speranze?”
Dario: “È assurdo?”
Professore: “No, mondano”.
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La domanda della regina
di Giuseppe Manfridi e Guido Chiarotti
regia Piero Maccarinelli
con Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Francesco Migliaccio
della Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
scene e costumi di Andrea Stanisci
musiche di Antonio Di Pofi
luci di Alessandro Macorigh
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia