Il Teatro alla Scala e il Sovrintendente Alexander Pereira sono lieti di annunciare un progetto di collaborazione con una delle più amate star dell’opera, Cecilia Bartoli.
Il progetto, che copre un arco di tempo pluriennale, coinvolge il Teatro alla Scala, uno dei più importanti teatri d’opera del mondo, e Cecilia Bartoli, la più famosa cantante italiana del panorama attuale della musica classica, e ha l’obiettivo di stimolare una maggiore attenzione verso la musica barocca in Italia.
Si tratta di un’iniziativa unica nell’attuale panorama musicale, che si articola in tre parti distinte:
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spettacoli al Teatro alla Scala con Cecilia Bartoli protagonista
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la volontà di estendere il progetto coinvolgendo un altro ente lirico italiano. Il Teatro alla Scala ha avviato un dialogo con il Teatro di San Carlo di Napoli, capitale europea della grande tradizione operistica del xviii secolo, che ha dato luogo al concetto ormai accolto dalla storiografia musicale contemporanea della cosiddetta “opera napoletana”. Questo progetto ambisce ad avviare una collaborazione che unirebbe Nord e Sud nella riscoperta del patrimonio del Barocco
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un programma a lungo termine per divulgare e promuovere l’esecuzione di musica barocca in Italia.
Cecilia Bartoli commenta: “Ho l’impressione che noi italiani siamo meno consapevoli dello straordinario ruolo che il nostro Paese ha avuto nella nascita della musica barocca rispetto all’importanza riconosciuta nel campo dell’arte o dell’architettura dello stesso periodo alla quale siamo esposti ogni giorno, ci basta guardarci attorno. Sono molto grata della possibilità di avere un ruolo nella divulgazione della musica barocca in Italia”.
Alexander Pereira spiega che in tutto il mondo i nomi del ‘Teatro alla Scala’ e di ‘Cecilia Bartoli’ sono garanzia di eccellenza nel fare musica: “Sono i brand del ‘made in Italy’ di ambito musicale e rappresentano tutte le qualità associate a questo marchio. Cecilia Bartoli ha fatto tanto per la musica classica in tutto il mondo sia come splendida interprete sia come appassionata musicologa. Al Teatro alla Scala sono stati scritti alcuni dei più grandi capitoli della storia dell’opera italiana. Ma alcuni dei suoi direttori musicali hanno anche combattuto per introdurre nuovi stili interpretativi e cambiamenti nel repertorio – Claudio Abbado ha promosso una nuova attitudine nei confronti di Rossini e del Novecento, Riccardo Muti verso Mozart, Salieri, Gluck e Cherubini, Riccardo Chailly nei confronti di Puccini. Siamo grati al Maestro Chailly anche per aver favorito la nascita e la crescita di un ensemble su strumenti d’epoca all’interno dell’Orchestra della Scala”.
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Cecilia Bartoli canta in tre nuove produzioni di opere di Händel al Teatro alla Scala
Nata a Roma, scoperta da Daniel Barenboim, Herbert von Karajan e Riccardo Muti, Cecilia Bartoli ha al suo attivo una carriera stellare, ormai trentennale, a livello mondiale. Ha vinto cinque Premi Grammy e venduto oltre 12 milioni di dischi. È tra l’altro Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Membro onorario della London Royal Academy of Music, della Royal Swedish Academy of Music, Honorary Doctor dello University College di Dublino. Oltre al fitto calendario di impegni come interprete, dal 2012 è Direttore artistico del Festival di Pentecoste di Salisburgo. Nel 2016 Cecilia Bartoli ha fondato l’orchestra su strumenti originali Les Musiciens du Prince, sotto il patronato delle Loro Altezze Reali Principe Alberto II e Principessa Carolina di Monaco. Lo scorso anno è stata l’unica donna ad aver mai cantato con il Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”.
Nell’ambito di questa nuova collaborazione, Cecilia Bartoli torna al Teatro alla Scala in tre ruoli händeliani che sono suoi eccezionali cavalli di battaglia e che canta per la prima volta in Italia: Cleopatra nel Giulio Cesare in Egitto e i ruoli eponimi in Semele e Ariodante.
Alexander Pereira: “Ciascuno di questi lavori è a suo modo rappresentativo della musica di Händel. Inoltre, avendo il nostro progetto importanti scopi educativi e divulgativi, queste opere daranno all’ensemble su strumenti d’epoca nato in seno all’Orchestra della Scala la possibilità di lavorare con specialisti di musica barocca lungo un arco di tempo di diversi anni. Per Giulio Cesare in Egitto tornerà sul podio della Scala uno dei pionieri delle esecuzioni storicamente informate, Giovanni Antonini; gli altri due titoli saranno affidati al direttore milanese Gianluca Capuano, un altro grande specialista di questo repertorio”.
Nel 2019 sarà Robert Carsen a realizzare per il Teatro alla Scala una nuova produzione del Giulio Cesare in Egitto di Händel, di cui saranno protagonisti – insieme a Cecilia Bartoli (Cleopatra) – Bejun Mehta (Giulio Cesare), Christophe Dumaux (Tolomeo), Sara Mingardo (Cornelia) e Philippe Jaroussky (Sesto).
Semele, in lingua inglese, sarà messa in scena nel 2020. Ariodante nel 2021.
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Progetto di collaborazione con un altro ente lirico italiano
Un secondo aspetto fondamentale di questa nuova, eccezionale collaborazione di durata triennale, è la volontà di estendere l’opera di diffusione e promozione del repertorio barocco ad altre realtà del territorio nazionale. In questo senso il Teatro alla Scala auspica una collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli, il più antico teatro d’opera al mondo mantenutosi sempre in attività, che creerebbe un ponte culturale tra Nord e Sud Italia. Per questo è stato avviato un dialogo con la direzione del Teatro di San Carlo e con la Sovrintendente Rosanna Purchia
Cecilia Bartoli: “L’Italia è il luogo dove la musica barocca e l’opera hanno visto la luce, dovremmo esserne orgogliosi. Da Napoli si diffuse per molti anni la musica barocca e i compositori barocchi portarono i loro splendidi lavori fino alle più lontane città europee. Händel, per esempio, non sarebbe mai diventato un compositore celebre se non avesse fatto esperienza in Italia e in effetti la maggior parte delle sue composizioni vocali sono scritte in italiano”.
Per molti anni Cecilia Bartoli ha dedicato il suo lavoro di ricerca alla musica napoletana del Settecento: “Dovremmo tornare a Napoli e riscoprire i meravigliosi tesori del suo patrimonio musicale! Specialmente nel Settecento Napoli è stata la capitale del mondo musicale, con compositori quali Pergolesi, Jommelli, Traetta, Paisiello, Cimarosa e Nicola Porpora. Quest’ultimo, oltre all’eccellente attività di compositore, ha fatto scuola ad allievi del calibro di Carlo Broschi, meglio conosciuto come Farinelli, e Joseph Haydn. Per un lungo periodo Napoli ebbe quattro conservatori leggendari che produssero, generazione dopo generazione, splendidi compositori, cantanti e musicisti”.
Uno degli scopi di questo nuovo progetto di scambi è motivare i musicisti dell’Orchestra del Teatro di San Carlo a costituire un ensemble simile all’ensemble barocco dell’Orchestra della Scala per proporre le tre opere händeliane in esecuzioni storicamente informate.
Alexander Pereira: “Cecilia Bartoli ha condiviso con me l’idea iniziale di creare un ensemble su strumenti originali in seno all’Orchestra della Scala. Ora intende stimolare i musicisti del San Carlo a fare lo stesso. Qualsiasi musicista è sempre fortemente motivato a provare nuovi stili esecutivi e nuovi repertori e ci auguriamo che loro siano entusiasti di lavorare con eccellenti specialisti di questo ambito. Certamente i direttori sono pronti a dedicare a questo progetto più tempo ed energie rispetto a quelli richiesti da una produzione d’opera ordinaria”.
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Creazione di una Fondazione per sostenere la musica barocca in Italia
È stato desiderio di Cecilia Bartoli che la terza parte di questo progetto preveda la costituzione di una fondazione che si avvalga di risorse italiane pubbliche e private e che coinvolga i principali conservatori, teatri, sale da concerto e organizzatori per promuovere attivamente la musica barocca e favorirne l’esecuzione in tutta Italia.
Cecilia Bartoli: “La musica barocca è un patrimonio italiano immenso, che necessita di essere riscoperto ed eseguito. La musica barocca dovrebbe essere per gli italiani parte della vita quotidiana e renderci orgogliosi degli incredibili traguardi dei nostri antenati e del nostro Paese. Di questi tempi, in cui culture, società e Paesi si allontanano tra loro, in cui sembra che non si riesca più ad avere comprensione e rispetto reciproci, vorrei sperare che il nostro lavoro possa dare un piccolo contributo per riavvicinare parti del nostro Paese attraverso il linguaggio della musica, che è amato e compreso da tutti”.