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Terme di Caracalla, il “Romeo e Giulietta” secondo Giuliano Peparini

Contaminazioni di stili e di idee nel nuovo allestimento del balletto di Peparini rato da Shakespaeae con le musiche di Prokof’ev, in scena fino al 4 agosto

Romeo e Giulietta
Foto di Yasuko Kageyama

Il nuovo Romeo e Giulietta che porta la firma di Giuliano Peparini alla regia e alla coreografia e arriva dopo un anno di assenza del balletto nella stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla, cerca e trova lo spettacolo sfruttando tutti i costosi mezzi a sua disposizione nonché, in occasione della prima del 27 luglio, dello spettacolo astronomico della luna rossa, la più lunga eclissi di luna del secolo.

“Romeo e Giulietta, per me è una storia senza tempo: mi lascio guidare dalla storia originale, ma aggiungendo alcuni elementi contemporanei perché è una storia attuale” le parole di Peparini sul suo nuovo balletto, un allestimento che, nello stile, nella struttura e nell’anima, ricalca la felice e collaudata operazione dello Schiaccianoci da record diventato un cult del Costanzi in occasione delle feste natalizie ormai da tre anni a questa parte.  

Creato appositamente per gli ampi spazi delle Terme di Caracalla, ma anche per soddisfare una certa spettacolarità richiesta dal pubblico estivo, Romeo e Giulietta è uno spettacolo curato e ricco in ogni aspetto che punta a stupire per raccontare la tragica vicenda tra eros e thanatos di Romeo e Giulietta, i bravissimi Claudio Cocino e Susanna Salvi, coppia affiatata alle prese con la delicatezza, la passionalità e il dramma di leggiadri passi a due.

Ballano tutti in questo spettacolo” aveva sottolineato Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo del teatro romano e in effetti è così: la scena è costantemente affollata, a tratti anche troppo, a integrarsi egregiamente con i maestosi spazi delle Terme illuminate da Jean-Michel Désiré e arricchite dalle bellissime proiezioni di Thomas Besson e Albin Rosa – D/Labs in stile trompe d’oeil.

Sono proprio le proiezioni una delle parti più stupefacenti e riuscite dello spettacolo con la riproduzione ora della notturna Verona, ora del ricco palazzo dei Capuleti con tanto di finestre e bifore, ora degli interni della chiesa con archi a sesto acuto, rosoni e vetrate colorate senza dimenticare il giardino.

La tendenza alla spettacolarità non risparmia un’innegabile tendenza alla contaminazione, voluta e ricercata, degli stili di ogni genere nella coreografia e  sopratutto nei momenti drammaturgici più affollati (la scena del ballo in casa Capuleti ad esempio) fra classico, moderno, contemporaneo, ma senza dimenticare gli amati breakers: la facilità di approccio, per un allestimento pensato per ogni pubblico, passa attraverso una visione manichea ed evidente dei Montecchi, di azzurro vestiti, e dei Capuleti, aggressivi e mefistofelici di rosso vestiti.

L’obiettivo di rendere popolare la danza con un titolo classico viene evidentemente centrato con una miscellanea di stili che finisce per accontentare un po’ tutti e  rafforzato da una certa tendenza alla sovrabbondanza delle scene (con tanto di statue, tra cui una riproduzione del berniniano Apollo e Dafne in giardino), ma anche dalla tendenza ad arricchire la nutrita schiera di personaggi presenti nella drammaturgia originale, ma si strizza anche l’occhio al Romeo+Giulietta pop di Baz Luhrmann.

Tanti i personaggi aggiunti da Peparini a fare spettacolo e guidare gli spettatori, come la sofisticata e seducente Morte di Alessandra Amato con tanto di maschera in stile Giano bifronte e scheletro di strass che dispensa baci mortiferi a ogni personaggio. Tanti i personaggi “raddoppiati”, molto gli interventi sui personaggi del testo, dalla nutrice (che diventa giovane) a Frate Lorenzo, religioso attanagliato dai colpa con tanto di cilicio e rivisitato in stile “santone” in una delle scene più kitsch dello spettacolo collocato in una gabbia  interamente illuminata con maxi croce.

Molto bravo il corpo di ballo, esuberante e irriverente il vivacissimo Mercuzio Alessio Rezza, fra i migliori in scena per un allestimento che soddisfa ampiamente  il senso dello spettacolo, ma che eccede un po’ in lunghezza accusando ogni tanto un ritmo più pesante e sovraccaricando di tanto in tanto le scene e i personaggi travolti dal gusto di una certa ridondanza barocca.

Sempre drammaturgicamente travolgente la partitura capolavoro di Prokof’ev diretta dal maestro David Levi. Ancora tre le recite, 1, 3 e 4 agosto sempre alle ore 21.00. Info: operaroma.it

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