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Canti delle steppe della Mongolia

L'11 ottobre, ore 21, presso il Palazzo Liviano (Sala dei Giganti), Padova

Canti delle steppe della MongoliaDopo lo straordinario evento promosso al Teatro Verdi, lo spettacolo di danza cinese “Liang e Zhu: i Romeo e Giulietta che diventano farfalle e altri racconti” portato in scena dalla compagnia “The Classical Ballet of Guangzhou”, continua la proposta culturale dell’Istituto Confucio all’Università di Padova in occasione del decimo anniversario della sua fondazione.

I direttori dell’Istituto, Prof. Giorgio Picci e Yang Haibin, sono lieti di invitare la cittadinanza ad assistere a un imperdibile appuntamento, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova.

La compagnia di musica tradizionale mongola del prestigioso Inner Mongolia Folk Art Theatre si esibirà l’11 ottobre alle 21.00 nella Sala dei Giganti in Piazza Capitaniato a Padova, in uno straordinario repertorio di canti e musiche dal titolo: Canti delle steppe della Mongolia. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

Gli artisti si esibiranno accompagnati dai loro tradizionali strumenti, come il yangqin o il matouqin.

Uno degli aspetti più significativi nella vita e nella tradizione dei Mongoli è dato sicuramente dalla loro intima simbiosi con la musica. I bambini mongoli per prima cosa imparano ad andare a cavallo e a cantare. Cavalcatura e canto sono quindi strettamente legati tra loro, anche nel ritmo.

Popolo nomade per tradizione atavica, i Mongoli hanno una cultura legata alla memoria e alla tradizione orale. Si tramandano le storie, le leggende della vita e della natura, sotto forma di musica e di canto. Questi canti hanno accompagnato sempre e ovunque le giornate dei cavalieri mongoli.

Il canto è considerato dai Mongoli come uno strumento di comunicazione, una forma importante di linguaggio attraverso il quale è possibile trasmettere messaggi ai propri simili, alle divinità e alla natura.


Un aspetto caratteristico della musica nazionale della Mongolia, sin dai tempi di Gengis Khan, è costituito dal fatto che essa non sia stata codificata nei secoli in alcuna forma di scrittura fissa, per cui non esiste nessuna partitura o documento che possa essere di qualche utilità a tentativi di ricerca o di definizione.

Il canto mongolo fa largo uso di quarti di tono, portamenti, glissandi, appoggiature, vibrati e trilli, che legano tra di loro in modo sempre diverso le note delle melodie. La musica dei Mongoli, a differenza di quella occidentale, più che sull’armonia è basata, come anche in Cina, essenzialmente sulla linearità della melodia e dello sviluppo della frase musicale.

Il ritmo musicale per i Mongoli deriva non tanto da un’esigenza costruttiva puramente musicale, oppure dal particolare sentimento che vogliono esprimere, quanto piuttosto dall’andatura (zhoroo) naturale degli animali da loro usati come mezzi di trasporto durante i lunghi spostamenti, soprattutto il cavallo che in questo spettacolo vediamo essere il protagonista di tanti pezzi musicali.

Una particolarità della musica mongola è l’hoomiy, canto di gola, una raffinata tecnica vocale che richiede una grande perizia tecnica. Nella produzione vocale sacra buddhista (mutuata dal Tibet lamaista) e sciamanica, la voce viene accompagnata dal tamburo, che simboleggia la cavalcatura utilizzata nel rito.

Una forma di canto armonico è il khoomei. Il canto armonico, detto anche canto difonico o diplofonie e triplofonie, è una tecnica di canto nella quale si sfruttano le risonanze che si creano nel tratto vocale (che si trova tra le corde vocali e la bocca) per far risaltare gli armonici presenti nella voce. In questo modo una singola voce può produrre simultaneamente due o più suoni distinti.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. L’accesso in sala sarà possibile a partire dalle 20.30.

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PROGRAMMA DELLA SERATA:

Saluti istituzionali di apertura:

Assessore alla Cultura Andrea Colasio, Direttore dell’Istituto Prof. Giorgio Picci, Direttore cinese dell’Istituto Yang Haibin

1. Prima serie di brani

1.1 “Gli Elementi della Natura” Compositore: Yi Latu

1.2 “La Canzone del Ricordo” Compositore: Bao Ligao

2. Seconda serie di brani – Assolo femminile

2.1 Canto popolare urtiin duu “Fiero Destriero”

2.2 Canto popolare “Galoppo nella steppa” Performance: Chao Yuemeng

3. Terza serie di brani – Assolo

“Melodie antiche” Arrangiamento e performance: Qin Gele

4. Quarta serie di brani – Assolo di dizi, flauto traverso cinese

4.1 “Pensieri dalla steppa” Arrangiamento: Li Zhen

4.2 “Il canto nuovo del mandriano” Arrangiamento: Jian Guangyi

Performance: Kou Yajun

***Intervallo***

5. Quinta serie di brani – Assolo maschile

5.1 Canto popolare urtiin duu “Sulla Cima del Monte Baigeda”

5.2 “Benedizione della steppa”

Testi: Na Shun

Compositori: Se En, Ba Yaer

6. Sesta serie di brani – Canto tipico mongolo

6.1 Canto popolare “Vecchio cavallo”

6.2 Canto popolare “Lo sposo”

7. Settima serie di brani – Musica del matuoqin

7.1 “L’alba”

7.2 “Mandria di cavalli al galoppo” Compositore: Qi Baoligao

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L’Istituto Confucio all’Università di Padova è fondato sulla collaborazione tra l’Università di Padova e l’Università di Guangzhou (Canton). Gli Istituti Confucio aprono nuove opportunità di scambio e di comprensione reciproca tra questi due popoli: sono importanti piattaforme di scambi linguistici, culturali e di amichevole cooperazione.

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