Si inseriva negli eventi per la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne 2018” che l’Amministrazione di Nichelino ha proposto alla sua cittadinanza e non solo, lo spettacolo Ellissi Parallele – Studio al femminile, esercizi di stile per donne forti. Visto al Teatro Superga di questo paese-città della cintura torinese. Una creazione di teatro-circo che Alessandra Simone e Zahira Berrezouga, ovvero le Ellissi Parallele, hanno liberamente ispirato a “Libere”, un testo drammaturgico di Cristina Comencini che, proprio per poter essere messo in scena da più compagnie possibili, l’autrice l’ha privato di diritti vari. L’appuntamento era per le 17, e se non proprio pienissimo, molta gente aveva risposto all’appello occupando almeno tre quarti la vasta platea. Come purtroppo succede spesso in situazioni simili, erano le persone sopra gli ‘anta ad essere di gran lunga la maggioranza, soprattutto donne, ma “le nuove generazioni”, maschi e femmine, c’erano e si sono fatti sentire. Dopo una breve presentazione delle responsabili del progetto, che ricordavano il precedente spettacolo di questo gruppo “Storie di sabbia e di carbone”, di come era stato apprezzato, e perché avevano pensato a loro, ci siamo trovati davanti ad un’altra creazione fatta soprattutto di emozioni. Di attenzioni dell’una verso l’altra, negli sguardi, nelle movenze quasi danzate, nel mettersi a disposizione per creare una sorta di Wellness, per dirla alla Gabriele Vacis, una pratica per la cura della persona. Ancora una volta sono rimasto colpito, ancora una volta il loro linguaggio fatto anche di parole ha colto nel segno. Doveva essere uno studio, una sorta di presentazione di un lavoro iniziato e non ancora terminato, ma ciò che abbiamo visto e sentito e condiviso era molto di più. L’inizio è folgorante, dopo due versetti tratti dalla Bibbia, sulla presunta superiorità maschile, e recitati con solennità e rispetto, la loro risata squillante ci faceva capire che loro volavano alto. Oltre le bassezze quotidiane di chi vuole porre delle categorie, dei divieti, dei doveri. Rispetto per chi la pensa in modo diverso, ma loro avevano opinioni e concetti che parlavano di altro. Ancora scenografie e oggetti in scena pochissimi, come per il precedente spettacolo, musiche rare e e ricercate. Cambi di costume a vista e ritmi a volte da assestare. Gli effetti tecnici erano soprattutto delle nebbie create con il ghiaccio, che le prime file non apprezzavano troppo, e cambi luce davvero spartani. Una caratteristica di questa messa in scena è l’intimità che riesce a creare con il singolo spettatore. È come se parlasse ad ognuno di noi e, attraverso il dialogo fra due donne di generazioni diverse, facesse riaffiorare ricordi e momenti passati, che pensavamo sbagliando, dimenticati. Ed il pubblico numeroso si è fatto sentire. Dapprima con applausi a scena aperta, con l’attenzione di chi segue e partecipa, e poi con interventi diretti per esprimere le proprie idee. Infatti al termine dello spettacolo è stato chiesto ai presenti di esprimere le proprie opinioni su ciò che avevano visto, quali le loro idee su quella giornata e quali le loro proposte. E ne sono venute fuori moltissime, idee, discussioni, prese di posizione che testimoniavano di un pubblico attento, partecipe, che voleva e pretendeva asserire o dissentire su questioni che troppo spesso venivano liquidate con frasi fatte o luoghi comuni. Le donne difendevano il loro percorso di eguaglianza, troppe volte ostacolato e fermato da mille fattori storici, e gli uomini non se la sentivano di indossare un vestito in cui non si riconoscevano. Ovviamente sto riducendo a poche frasi posizioni che avevano mille sfaccettature e diversità dovute all’educazione, ai luoghi di lavoro e di vita e molto altro. È stato molto interessante notare che il teatro, e lo ha dimostrato anche questa volta, è luogo di incontro attivo e scontro dialettico anche appassionato che porta voglia di cambiamento e attenzione verso gli altri. Wellness appunto.