Al via a gennaio, e per tutto il 2019, StudioTeatro, il programma di residenze artistiche pensato dalla Fondazione Teatro della Toscana per il Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, la cui gestione le è stata riconfermata per il prossimo triennio.
Tra 133 candidati da tutta Italia, Stivalaccio Teatro, ErosAntEros, Collettivo L’Amalgama, Malmadur, sono le quattro giovani compagnie selezionate per realizzare la messa in scena di spettacoli. A essi sono stati aggiunti quattro laboratori: con Teatro dell’Elce, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, e Pilar Ternera, Gogmagog, Meridiano Zero. I temi dei progetti selezionati spaziano dall’ambiente, ai confini, al rapporto con gli altri e alle migrazioni, dalle stagioni della vita alla manualità e ai sogni. Tutti affrontati con sensibilità e modalità sceniche diverse, come il teatro d’attore, la performance, la creazione collettiva oppure il teatro digitale.
La sala di Via Donizetti rafforza così la sua identità, qualificandosi quale “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione nel senso più alto del termine, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto tra cittadini e artisti.
Per questo, il Teatro della Toscana ha deciso di privilegiare la concreta urgenza creativa e di sostenere l’originalità artistica, l’innovatività anche comunicativa, la solidità progettuale e l’attenzione, non superficiale e non di comodo, al rapporto con il territorio di Scandicci e dell’area metropolitana fiorentina.
StudioTeatro prevede un attento tutoraggio artistico, organizzativo e tecnico, coordinato dai responsabili delle singole attività della macchina teatrale del Teatro della Toscana. Il contributo, produttivo ed economico, è volto al diretto sostegno della creazione, per tutelare la dignità del lavoro di attori e compagnie, perché acquistino consapevolezza, in un momento in cui risultano sempre più deboli e spesso mortificati dalle logiche di mercato.
Necessità, entusiasmo, voglia di fare. La sfida della Fondazione Teatro della Toscana per la città di Scandicci e il suo Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ guarda ai giovani e alla loro energia creativa come opportunità di scambio e sostegno per realizzare, insieme, il nuovo. StudioTeatro, il programma di residenze artistiche 2019, sperimenta un fare teatro effettivamente partecipato, che accoglie esperienze e relazioni vigorose con la “cultura attiva” di oggi, esaltando i linguaggi propri di ciascuno, ma con l’intento di crearne uno comune, fondato sulla complicità degli orizzonti espressivi. Il progetto si aggiunge ai tanti intrapresi in questi mesi trascorsi dalla riconferma della qualifica di Teatro Nazionale e s’inscrive nella visione programmatica della Fondazione di far tesoro della storia della sala di Via Donizetti, connettendola fortemente alle risorse cittadine, al rinnovato tessuto urbano, alle sue tante eccellenze, soprattutto in campo produttivo e formativo.
Così, StudioTeatro si è posto l’obiettivo, da una parte, di individuare artisti con una personale inclinazione a sperimentare per poi sostenerli e valorizzarli, esplorando, con loro, modalità di lavoro differenti dal solito, cercando di favorirne e accompagnarne la crescita; dall’altra, quello di inserire con ancora maggiore forza identitaria il Teatro Studio nel suo territorio e, più in generale, nell’area metropolitana fiorentina. Farne una “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione nel senso più alto del termine, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto reale tra cittadini e artisti.
Il chiaro intento è stato differenziarsi dai progetti semplicemente erogatori di finanziamenti, che poi abbandonano gli artisti a loro stessi. StudioTeatro prevede, infatti, un percorso di attento “tutoraggio” artistico, organizzativo e tecnico, coordinato dai responsabili delle singole attività della macchina teatrale del Teatro della Toscana. Tale supervisione si traduce nella condivisione dei processi: il contributo, produttivo ed economico, è volto al diretto sostegno della creazione, per tutelare la dignità del lavoro di attori e compagnie, perché acquistino consapevolezza, in un momento in cui risultano sempre più deboli e spesso mortificati dalle logiche di mercato.
133 le proposte pervenute da tutta Italia, molte artisticamente di alto livello, il che significa che lo stato dell’arte, in Italia, è più che vivo. Necessita solo della giusta attenzione e cura. La decisione finale non è stata facile. Dopo un’attenta e approfondita analisi, e dopo aver incontrato gli artisti individuati con una prima selezione, coadiuvato dalla consulenza artistica di Natalia Di Iorio (dal 1980 si occupa di progetti teatrali in collaborazione con artisti, compagnie, teatri e istituzioni, con particolare attenzione al teatro d’arte e di ricerca; nel 1994 fonda, con alcuni operatori del settore, l’Associazione Cadmo e Le vie dei Festival), il Teatro della Toscana ha deciso di accogliere le proposte di chi ha manifestato, con immediatezza, una concreta urgenza creativa, distinguendosi per originalità artistica, innovatività anche comunicativa, solidità progettuale e interesse, non superficiale e non di comodo, al rapporto con il territorio. In questo senso, l’incontro con Scandicci, la città, la sua gente, è essenziale per la compiuta riuscita del programma complessivo come dei singoli progetti.
Dunque, le quattro proposte che hanno aderito con precisione al carattere di StudioTeatro sono quelle di:
– Stivalaccio Teatro, che con Sêmi delinea un futuro prossimo, estremo e tragicomico. È un thriller teatrale vestito da farsa grottesca. Un giallo surreale sulla necessità dell’individuazione del male, del nemico, sul germe della follia, sull’atto dimostrativo, sulla giustificazione della violenza, sul valore dei valori. In Norvegia, nelle Isole Svalbard, c’è il “Global Seeld Vault”, un bunker contenente la scorta mondiale di semi. Il presidio viene ciclicamente affidato ai corpi armati della Nato. Sêmi si svolge durante l’ultimo giorno di presidio della delegazione italiana. Prime luci dell’alba, due presenze si avvicinano furtive. Sono due donne, pronte a un gesto estremo: attaccare la banca più ecologica del pianeta (spettacolo: 17 – 19 maggio; residenza: 7 – 13 gennaio, 13 – 16 maggio);
– ErosAntEros, che con Confini #AMF dedica la terza tappa del progetto internazionale Confini all’area metropolitana fiorentina. Il lavoro prende forma direttamente dall’incontro con il territorio. Attraverso videointerviste ai cittadini (ad esempio, su che cos’è un confine oppure come viene percepita l’area metropolitana fiorentina), dialoghi con studiosi e operatori socioculturali, si interrogheranno su come lo sviluppo economico e i nuovi agglomerati urbani modificano la geografia e i rapporti identitari. I materiali raccolti nell’incontro con il territorio contribuiranno a dar forma alla creazione che verrà presentata al termine della residenza (spettacolo: 18 – 20 ottobre; residenza: 9 – 22 settembre, 10 – 17 ottobre);
– Collettivo L’Amalgama, che con Qui e ora di Roland Schimmelpfenning mescola passato e futuro, esplorando le profondità dei rapporti amorosi. Il testo del drammaturgo tedesco contemporaneo, difatti, espone le complesse relazioni di un gruppo di persone dai 30 ai 60 anni d’età. In scena un lungo tavolo è imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora” (spettacolo: 29 novembre – 1 dicembre; residenza: 2 – 8 settembre, 25 – 28 novembre);
– Malmadur, che con 50 minuti di ritardo riflette su di noi e su come ci esprimiamo quando affrontiamo temi come l’accoglienza e l’immigrazione. Tale progetto teatrale di tipo performativo è nato da un’esperienza realmente accaduta alla Compagnia su un aereo della linea Volotea diretto da Mykonos a Venezia, la cui partenza è stata ritardata a causa della presenza di due profughi a bordo. 50 sono i “minuti di ritardo” strappati alla nostra quotidianità e concessi per fermarsi a riflettere sul tema dell’immigrazione, anche attraverso l’uso dei social network: una pagina Facebook, appositamente creata e gestita dalla cabina di regia, comunicherà direttamente con gli spettatori, chiamati a intervenire in diretta utilizzando il proprio smartphone (spettacolo: 13 – 15 dicembre; residenza: 21 – 27 ottobre, 2 – 12 dicembre).
Oltre alle quattro residenze previste dal bando di selezione, sono stati aggiunti quattro laboratori, per dare continuità al lavoro di ascolto del territorio di realtà già attive in precedenza a Scandicci: Teatro dell’Elce, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, e Pilar Ternera, Gogmagog, Meridiano Zero:
– Teatro dell’Elce con A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?, liberamente ispirato a L’Ennemi, album illustrato di Davide Calì e Serge Bloch, affronta il tema del nemico. Si approfondisce il tema cardine del testo: la tendenza umana a vedere nell’altro un nemico, a sentirsi coinvolti in dinamiche di conflitto dove l’altro è irriducibilmente il diverso. La riflessione viene sviluppata attraverso l’originale e consolidata metodologia dei “cerchi sonori”, nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata appositamente, che indaga le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale (restituzione: 20 gennaio; laboratorio: 14 – 19 gennaio);
– Domesticalchimia con La banca dei sogni, dall’omonimo libro di Duvignaud e Corbeau, lavora sull’importanza del sogno in un’epoca in cui la necessità di produrre prende il sopravvento su tutto. Non si tratta solo di teatro d’inchiesta, con alcuni sognatori chiamati sul palcoscenico a parlare della loro storia, quanto piuttosto di un evento che combina realtà e finzione. L’impegno è quello di presentare il percorso dell’attività onirica dal bambino fino all’anziano e di lasciare che l’indagine si sviluppi su due piani: il piano della realtà e quello della finzione, o meglio la realtà del sogno (esito: 5 – 7 aprile; laboratorio: 22 marzo – 4 aprile);
– Batignani&Faloppa con Costruire è facile? analizzano il rapporto tra artigianato (tradizionale o artistico che esso sia) e comunità. I contenuti (il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il ri-uso e il ri-ciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono) ha indicato la forma di lavoro: aprirsi alle prove. Ecco, allora, un censimento preventivo delle botteghe artigiane tradizionali e recupero dei materiali di risulto/di ri-uso, in modalità di baratto; un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità. 20 spettatori/assistenti verranno poi invitati a essere diretti protagonisti dello spettacolo, testimoni della costruzione, in tempo reale, di una comunità temporanea tra sconosciuti (esito: 10 – 12 maggio; laboratorio: 5 – 9 maggio);
– Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero con Merdrexdue prevedono uno studio intenso e approfondito su Ubu Re di Alfred Jarry: tre compagnie diverse incontrano un territorio e la sua comunità per costruire, prima di uno spettacolo, connessioni profonde di riconoscimento ed esperienze di senso. Il teatro è usato come strumento d’osservazione capace di attivare pratiche d’indagine e visioni condivise. Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero provano così a sperimentare una nuova forma di vita e di libertà lontana dalla quotidianità che ci vuole mansueti, onesti e innocui. In fin dei conti, come dice Alfred Jarry, “vivere è il carnevale dell’essere” (esito: 15 – 17 novembre; laboratorio: 28 – 29 settembre, 2 – 3 novembre, 8 – 14 novembre).
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Calendario cronologico
20 gennaio / restituzione
> 14 – 19 gennaio / laboratorio
Teatro dell’Elce
A VOLTE MI CHIEDO A COSA PENSI IL NEMICO: ANCHE LUI GUARDA LE STELLE?
Laboratorio di “cerchi sonori” ispirato al tema “Il nemico”
a cura di Marco Di Costanzo, Erik Haglund, Lucia Sargenti
organizzazione Carolina Pezzini
Un soldato è sepolto da anni nella sua trincea, nel suo buco, pronto a combattere il nemico che si trova nel buco di fronte. I giorni passano nell’attesa di questo scontro. Il soldato sa, perché glielo hanno insegnato, che il nemico è terribile, assetato di sangue, privo di qualsiasi umanità. Ma passano i giorni e il nemico non si vede mai.
È questa l’intelaiatura dell’album illustrato Il nemico di Davide Calì e Serge Bloch come dello spettacolo omonimo a esso ispirato, realizzato dal Teatro dell’Elce nel 2015. Proprio sul tema del nemico la compagnia propone ora un laboratorio di “cerchi sonori”, nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata per la produzione dello spettacolo, che vede in scena un attore (Erik Haglund) e una cantante (Lucia Sargenti) in continuo dialogo. Il “cerchio sonoro” indaga, infatti, le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale.
Il laboratorio proposto al Teatro Studio dal 14 al 19 gennaio, con restituzione pubblica il 20 gennaio, prevede una prima parte propedeutica sull’uso della voce e del corpo e sull’organizzazione drammaturgica, e una seconda parte in cui tutti i partecipanti metteranno in atto, in modo via via più approfondito, il “cerchio sonoro”. Il laboratorio è rivolto ad attori, danzatori, appassionati di arti performative e a chiunque, anche senza esperienza, sia interessato a mettersi in gioco a livello corporeo, vocale ed emotivo.
Per informazioni e richieste di partecipazione scrivere a organizzazione@teatrodellelce.it, inviando una breve descrizione della propria, eventuale, esperienza in campo performativo.
Biografia
Il Teatro dell’Elce nasce a Firenze nel 2006 su iniziativa del regista Marco Di Costanzo, dell’attore Stefano Parigi e del sound designer Andrea Pistolesi. Nel tempo il gruppo originario si arricchisce di nuove collaborazioni e diviene un nucleo di produzione di spettacoli e altri progetti teatrali. L’attività coniuga la ricerca sul lavoro dell’attore con la volontà di rivolgersi a un pubblico il più possibile vasto e differenziato, al fine di produrre un teatro popolare di qualità.
Le produzioni del Teatro dell’Elce sono state distribuite sul territorio nazionale e la compagnia è stata rappresentante dell’Italia al Festival International du Théâtre d’Alger 2010 (Algeria) e al Festival Internacional de Teatro por la Paz 2011 e 2012 a Barrancabermeja (Colombia).
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5 – 7 aprile / esito
> 22 marzo – 4 aprile / laboratorio
Domesticalchimia
LA BANCA DEI SOGNI
La vita onirica è uguale per tutti?
drammaturgia Domesticalchimia
con Federica Furlani, Davide Pachera, Laura Serena e un gruppo di sognatori
sound design Federica Furlani
movimenti scenici Elena Boillat
regia Francesca Merli
Come Jean Duvignaud e Jean-Pierre Corbeau hanno raccolto quasi 1000 sogni in tutta la Francia, visitando molte regioni, Domesticalchimia pensa con la propria indagine teatrale di maturare un’esperienza di questo genere in luoghi diversi e rintracciare, di volta in volta, uno spaccato o meglio una società del sogno diversa. La banca dei sogni si struttura come residenza / spettacolo dove il concept è lo stesso in ogni città, mentre la performance finale è il risultato degli incontri e dell’indagine fatta in loco. Per questa ragione è ogni volta unica e irripetibile.
A Scandicci si prevede un periodo di residenza dal 22 marzo al 4 aprile tra indagini/interviste, spoglio, composizione drammaturgica e messa in scena finale dal 5 al 7 aprile. L’idea è quella di trovare un minimo di 4 sognatori e portarli in scena a parlare di sogno come di qualcosa di più vicino al reale, concreto e necessario. La restituzione scenica arriva a essere concepita solo quando sono individuate le storie e i casi dei sognatori più interessanti. Oltre a loro è coinvolta in scena anche la Compagnia.
Non si tratta solo di teatro d’inchiesta dove i sognatori sono chiamati sul palcoscenico a parlare della loro storia, quanto piuttosto di un evento che combina realtà e finzione. Il lavoro è quello di presentare il percorso dell’attività onirica dal bambino fino all’anziano e di lasciare che l’indagine si sviluppi su due piani: il piano della realtà e quello della finzione o meglio la realtà del sogno.
Biografia
Nel 2016, dopo due anni di collaborazione in diversi progetti, Francesca Merli (regista), Camilla Mattiuzzo e Riccardo Baudino (drammaturghi), Elena Boillat (perfomer e coreografa) e infine Federica Furlani (sound designer), fondano la compagnia teatrale under35 Domesticalchimia.
Intorno a questo nucleo gravitano Laura Serena, Davide Pachera, Massimo Scola, Barbara Mattavelli e Zoe Pernici, diplomati nelle più importanti accademie nazionali. Sempre nel 2016, la Compagnia realizza Il contouring perfetto, vincitore come miglior spettacolo presso il Festival Avanguardie 20 30, in scena presso il Teatro delle Moline, Teatro delle Passioni e Arena del Sole di Bologna, Teatro Out-Off di Milano. Partecipa ai Festival It, Under Direction, Tagadà, Anita Petroni di Residenze Idra.
Nel 2018 la Compagnia realizza Una classica storia d’amore eterosessuale prodotto da Domesticalchimia con il contributo di Cantiere Moline, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e Armunia.
Quali sono le facce delle nuove nevrosi che ci camminano dentro e intorno? Come stanno mutando le nostre relazioni affettive? I personaggi/persone di Domesticalchimia incarnano queste domande, agendo all’interno di spettacoli che si fondano principalmente sulla drammaturgia, sullo studio dei movimenti dell’attore e sul sound design, usando un linguaggio che, come primo fine, si pone sempre il contatto diretto con il pubblico.
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10 – 12 maggio / esito
> 5 – 9 maggio / laboratorio
Batignani&Faloppa
COSTRUIRE È FACILE?
Un modo di trovare soluzioni
ideazione e drammaturgia Simone Faloppa
spazio scenico David Batignani
videomaker & foto Simone Cinelli
Dal luglio 2015 Batignani&Faloppa attraversano l’Italia indagando il significato e il valore che le comunità che incontriamo assegnano alla parola “costruire”. Il titolo del progetto, non a caso, è una domanda: Costruire è facile? L’indagine li ha portati ad analizzare il rapporto tra artigianato (tradizionale o artistico che esso sia) e comunità. I contenuti emersi (ossia: il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il ri-uso e il ri-ciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono) ha indicato una forma di lavoro: aprirsi alle prove.
Al Teatro Studio Costruire è facile? si struttura dal 5 al 9 maggio in un censimento preventivo delle botteghe artigiane tradizionali e recupero dei materiali di risulto/di ri-uso, in modalità di baratto; un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità. Nello spettacolo dal 10 al 12 maggio si dà campo all’urgenza inclusiva di rispondere alla domanda che il progetto porta nel titolo, insieme, dal vivo. 20 spettatori/assistenti vengono invitati a essere testimoni di un atto costruttivo, a partire da uno spazio vuoto e con il solo utilizzo di materiali ampiamente alla mercé/disattenzione del nostro quotidiano, intimo e personale. Con la semplicità dei gesti e delle relazioni, l’atto costruttivo si trasforma in una comunione di piazza, costruendo una comunità permanente tra 20 sconosciuti.
Biografia
David Batignani (scenografo-costruttore e performer) e Simone Faloppa (attore di prosa e dramaturg) si sono associati in un percorso di collaborazione nel 2012, mettendo al centro della loro pratica di mestiere l’umanità e le comuni passioni linguistiche: l’opera lirica, il circo, le arti plastiche e la costruzione artigianale. Realizzano spettacoli auto-portanti e partecipativi, basati sul calore dei materiali e delle relazioni. Nel 2013 hanno realizzato Tu, eri me a partire da un’indagine nel mondo delle Case di Riposo per Artisti dello Spettacolo.
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17 – 19 maggio / spettacolo
> 7 – 13 gennaio, 13 – 16 maggio / residenza
Stivalaccio Teatro
SÊMI
senza infamia né lode
testo e regia Marco Zoppello
con Sara Allevi, Giulio Canestrelli, Anna De Franceschi, Michele Mori, Marco Zoppello
scenografia Alberto Nonnato
maschere Roberta Bianchini
costumi Lauretta Salvagnin
luci Matteo Pozzobon
ambiente sonoro Giovanni Frison
consulenza video Raffaella Rivi
organizzazione Federico Corona
Sêmi è un thriller teatrale vestito da farsa grottesca. Un giallo surreale sulla necessità dell’individuazione del male, del nemico, sul germe della follia, sull’atto dimostrativo, sulla giustificazione della violenza, sul valore dei valori. Sono previste delle tappe di confronto con il pubblico e dei momenti di incontro e condivisione (scuole, artisti, operatori) nel corso di tutto il progetto.
Tempo imprecisato, luogo precisissimo: Norvegia, Isole Svalbard, all’interno del presidio militare del “Global Seeld Vault”, un bunker contenente la scorta mondiale di semi del pianeta. Un’immane Arca di Noè costruita dal Governo Norvegese con il compito di scongiurare la perdita dell’intero repertorio vegetale in caso di catastrofi naturali, attacchi e atti ostili di ogni tipo. Il presidio viene ciclicamente affidato ai corpi armati della Nato.
L’azione scenica si svolge durante l’ultimo giorno di presidio della delegazione italiana, guidata dal Sergente Mario Zoppei, con al seguito i soldati scelti Giorgio Morello e Fausto Rossi. Prime luci dell’alba, fuori dalla base infuriano folate di vento e grossi fiocchi di neve, due presenze si avvicinano furtive, lasciando profonde impronte nella neve. Nascondono armi sotto gli abiti e volti determinati dietro i passamontagna. Sono due donne, pronte ad un gesto estremo, folle quanto visionario: attaccare la “banca” più “ecologica” del pianeta.
Stivalaccio Teatro decide con Sêmi di raccontare un futuro prossimo, estremo e tragicomico. Il lavoro è il delirante tentativo di capire l’incapibile necessità della furia perpetrata in nome di qualcosa che sembra sempre valere più della vita dell’altro. Sêmi, però, è anche un gioco di parole. Siamo in grado di essere sementi di un’umanità che potrebbe ancora fiorire e dare nuovo frutto? O siamo soltanto bestie dimenticate nel cortile dell’orrore, pronte a sbranare il prossimo per l’osso di pollo? In una parola (badate bene, non Veneti, che cambia l’accento): siamo sèmi?
Biografia
Stivalaccio Teatro nasce nel 2007 come compagnia di teatro popolare, dall’incontro tra Michele Mori e Marco Zoppello. Nello stesso anno realizzano lo spettacolo Amori, medici e ciarlatani, esordio della compagnia, ripreso nel 2012 con un nuovo cast e una nuova messa in scena (rappresentato al carnevale di Venezia nel 2013 e in Bosnia Erzegovina). Nello stesso periodo mettono in scena Aspettando Palladio, Il furbo e lo sciocco e Pierino in fabula, prima produzione di teatro ragazzi.
Nel 2013 si uniscono Sara Allevi e Anna De Franceschi. I quattro attori condividono una stessa formazione di teatro fisico-gestuale basata sulle tecniche della Commedia dell’arte, la danza, il nuovo mimo e il nuovo clown, ma soprattutto hanno una visione comune: la ricerca di un teatro che possa parlare a tutti. Stivalaccio Teatro ricerca uno spazio dove il teatro diventi sinonimo di comunità. Credono nello stupore, nell’artigianato, negli oggetti che si trasformano e nella parola che diventa corpo. Un teatro popolare e popolato di persone, idee, luci e storie da raccontare.
La Compagnia svolge la sua attività professionale dedicandosi a quattro ambiti diversi, ma correlati: prosa, teatro ragazzi, formazione e organizzazione di rassegne. Nel corso degli anni hanno realizzato anche uno spettacolo di arte di strada: La famiglia Trombetta, riconoscendo in quest’arte e nella clownerie, in generale, un ramo parallelo del proprio percorso.
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18 – 20 ottobre / spettacolo
> 9 – 22 settembre, 10 – 17 ottobre / residenza
ErosAntEros
CONFINI #AMF
ideazione Davide Sacco e Agata Tomsic / ErosAntEros
dramaturgie Ruth Heynen e Agata Tomsic
con Silvia Pasello e Agata Tomsic
collaborazione al suono Tempo Reale
collaborazione al video Antropotopia
costumi Laura Dondoli
cura Pietro Valenti
regia Davide Sacco
È ancora possibile oggi immaginare un mondo senza confini, né limiti, né muri, né passaggi sorvegliati? Un mondo di tutti, “più giusto, bellissimo”, come quello sognato dai poeti che hanno cantato la Rivoluzione d’Ottobre o dagli studenti che hanno riempito le piazze del Sessantotto (con risultati, in entrambi i casi, per lo più fallimentari nel lungo periodo)? Sarà ancora possibile immaginarlo domani?
Confini #AMF è la terza tappa del progetto Confini di ErosAntEros che vede come partner anche il Théâtre National du Luxembourg e OTSE – Officine Theatrikès Salento Ellàda. Sviluppato a partire da novembre 2018, attraverso una serie di residenze con diversi partner internazionali, culminerà nel 2020 con la produzione di uno spettacolo finale che riunirà tutti i protagonisti delle tappe precedenti.
Attraverso videointerviste ai cittadini, dialoghi con studiosi e operatori socioculturali, ci si interrogherà su come lo sviluppo economico e i nuovi agglomerati urbani modificano la geografia e i rapporti identitari. I materiali raccolti nell’incontro con il territorio di Scandicci contribuiranno a dar forma allo spettacolo che verrà presentato al termine della residenza.
Che cos’è un confine? Cosa rappresenta? In che modo il cittadino entra in relazione con i limiti geografici e politici con cui è organizzata la società? sono alcune delle domande che verranno esplorate durante le fasi di creazione. Che cos’è l’AMF Area Metropolitana Fiorentina? Come viene percepita dalle persone che vi vivono quotidianamente? Come vengono gestiti i conflitti e le diversità? In che modo lo sviluppo economico influisce sulla composizione demografica dei quartieri di una città? sono alcune declinazioni all’area metropolitana fiorentina.
Collaboratori della tappa fiorentina del progetto saranno l’attrice Silvia Pasello e il centro di ricerca e produzione musicale Tempo Reale.
Biografia
ErosAntEros nasce dall’unione di Davide Sacco e Agata Tomsic nel gennaio del 2010.
La loro ricerca artistica manipola fonti di varia natura e linguaggi espressivi disparati, con l’obbiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione un’arma per trasformare il reale. La Compagnia da loro guidata è composta da tutte le persone che, volta per volta, partecipano alla realizzazione dei loro progetti.
Dopo i primi lavori concentrano le proprie indagini sul ruolo dell’artista all’interno della società contemporanea, perseguendo due principali linee di ricerca: una vicina al teatro musicale e focalizzata sul rapporto tra voce e suono, l’altra fondata sull’interrogazione drammaturgica del dispositivo teatrale e sulla relazione con lo spettatore.
Nel 2015 entrano in relazione con ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e producono all’Arena del Sole di Bologna Allarmi!, uno spettacolo sul neofascismo contemporaneo, che si avvale della collaborazione con il drammaturgo Emanuele Aldrovandi e debutta a VIE festival 2016.
La loro dedizione a un teatro impegnato che non rinuncia al valore estetico della forma prosegue negli anni successivi con 1917 – spettacolo poetico-musicale dedicato alla Rivoluzione d’Ottobre, creato su commissione di Ravenna Festival 2017, con il Quartetto Noûs e la consulenza letteraria del prof. Fausto Malcovati – e Vogliamo tutto! dedicato al Sessantotto e ai movimenti contemporanei, prodotto con TPE – Teatro Piemonte Europa e Polo del ‘900 di Torino nel 2018.
Dal 2018 dirigono POLIS Teatro Festival a Ravenna.
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15 – 17 novembre / esito
> 28 – 29 settembre, 2 – 3 novembre; 8 – 14 novembre / laboratorio
Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero
MERDREXDUE
liberamente tratto da “Ubu Re” di Alfred Jarry
con Alessia Cespuglio, Silvia Lemmi, Marco Sanna, Michele Crestacci, Carlo Salvador, Francesco Cortoni
costumi e oggetti di scena Giordana Vassena, Elisa Ranucci
luci e audio Filippo Conti
regia Francesco Cortoni
Merdrexdue prevede un lavoro intenso e approfondito su Ubu Re di Alfred Jarry. 6 attori professionisti, Alessia Cespuglio, Silvia Lemmi, Marco Sanna, Michele Crestacci, Carlo Salvador, Francesco Cortoni, provenienti da 3 compagnie diverse, Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero, incontrano un territorio e la sua comunità per costruire, prima di uno spettacolo, connessioni profonde di riconoscimento ed esperienze di senso.
Il teatro è il luogo per eccellenza dell’incontro, del “qui e ora”, ma lo è ancor di più se l’intero processo di costruzione diviene aperto e dialogante con i cittadini che vengono invitati a concorrere alla creazione artistica. Per questo, lo spettacolo avrà la sua forma compiuta solo dopo l’incontro con la comunità. Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero, intendono quindi utilizzare il teatro come strumento d’osservazione capace di dialogare con un territorio, attivando pratiche d’indagine e visioni condivise, nella direzione di creare esperienze che arricchiscono e impreziosiscono il senso del vivere.
Ubu Re di Alfred Jarry è stato scelto perché dà l’opportunità di riflettere sulla stupidità del potere e della sua arroganza quando non è guidato dalla moralità ed eticità. Ciò sembra contraddistinguere anche l’epoca contemporanea, in cui tutto è lecito e livellato verso il basso, la degradazione e la costrizione. Inoltre, Jarry nei suoi scritti teorici sulla funzione ed efficacia dell’arte, come Essere e vivere del 1894, porta avanti un discorso che ha affascinato e coinvolto le tre compagnie, tanto da ritenerlo pertinente al lavoro sul territorio. Ci ammonisce come il “vivere” sia lontano dall’“esistere”. Con Merdrexdue Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero provano dunque a sperimentare una nuova forma di vita e di libertà lontana dalla quotidianità che ci vuole mansueti, onesti e innocui. In fin dei conti, come dice Alfred Jarry, “vivere è il carnevale dell’essere”.
Biografie
L’Associazione Pilar Ternera è un’impresa di produzione teatrale nata nel 2004.
Nel 2007 la direzione artistica è rilevata da Francesco Cortoni che indirizza i progetti artistici, oltre che alla nuova scena, alle nuove generazioni e all’infanzia. Il lavoro della compagnia si delinea per tre filoni principali, il primo Più tragico un comico o più comico un tragico vede Pilar Ternera impegnata in una rilettura di testi classici in chiave pop e contemporanea. Da qui quindi nascono lavori come Non ho prospettive dall’Amleto (2007), finalista del premio scenario Aquila, Provaci Ancora da Romeo e Giulietta (2010), vincitore del premio nazionale Giovani Realtà del Teatro Accademia ‘Nico Pepe’ di Udine, Cenere alle Ceneri da Pinter (2011), Ho un vizio al cuore dai Tre Atti Unici di Čechov (2015), che ha debuttato all’interno della Rassegna Teatri di Confine di Fondazione Toscana Spettacolo. Secondo importante filone, le fiabe classiche, proposte in chiave non disneyana, mirate a riscoprire l’importante ruolo dell’immaginazione nella crescita dei bambini. In quest’ottica si muovono lavori come Cenerentola e il Soffio Magico (2012), Una storia da Hansel e Gretel (2013) e Pinocchio (2014), Il re dei pavoni (2017).
Con Scene di Libertà di Jan Friedrich si avvia “Scena Europa”, progetto sulla drammaturgia contemporanea europea, che mette in relazione drammaturghi contemporanei e compagnie professioniste per la realizzazione di opere inedite e mai tradotte in Italia. Il progetto è in collaborazione con il Dipartimento Linguistico dell’Università di Pisa e l’Associazione PAV. Lo spettacolo per il 2018-19 è vincitore del bando “S’illumina, copia privata per i giovani e la cultura” sezione Tour Nazionali e Internazionali, promosso da SIAE e MIBAC.
Gogmagog è un gruppo di ricerca e sperimentazione teatrale nato nel 1998. Formato da un nucleo centrale di 4 attori-autori (Cristina Abati, Rossana Gay, Carlo Salvador, Tommaso Taddei), accoglie spesso collaborazioni esterne per progetti specifici. Amanti del divenire, non hanno un metodo fisso per la progettazione e la realizzazione dei propri lavori, ma variabile a seconda del progetto. Alcuni lavori vengono realizzati in modo orizzontale, altri prevedono la regia di un componente del gruppo, per altri ancora si sono avvalsi di una regia esterna. Anche dal punto di vista drammaturgico i progetti vanno dalla scrittura originale, al lavoro sulla drammaturgia contemporanea, dalla scrittura poetica a quella di scena, arrivando ad affrontare negli ultimi anni autori come Pirandello e Molière.
Dal 1999 al 2003 Gogmagog è compagnia residente al Teatro Studio di Scandicci con il quale ancora collabora curando dal 2006 il Festival ZoomTeatro con la compagnia Krypton. Ha coprodotto spettacoli con varie realtà nazionali e internazionali e collaborato con singoli artisti: Katzenmacher (Alfonso Santagata), The Playground, Bobo Rondelli, Simone Cristicchi, Graziano Staino, Luca Scarlini, Egumteatro, Virginio Liberti, Fosca. Il gruppo partecipa con i suoi lavori a diversi festival italiani: Volterra Teatri, Inequilibrio, Primavera dei teatri, Festival di Radicandoli, Short Theatre, Festival 101 Bekett (Cagli), Le vie dei Festival (Roma). Nel 2009 la compagnia vince il progetto ETI Nuove Creatività con lo spettacolo Fino all’omicidio tratto da Lo Straniero di Camus. Con la Fondazione Teatro della Toscana ha realizzato il suo spettacolo più recente, Giovanni per campare digiunava.
Meridiano Zero nasce nel 1995 a Sassari per volontà di un gruppo di artisti provenienti da diversi campi che si incontrano sul terreno comune della ricerca teatrale. Il lavoro si è sviluppato inizialmente in una serie di eventi performativi e incontri multidisciplinari, dedicando ampio spazio alla ricerca e alle drammaturgie direttamente scritte dal gruppo. Lo spirito della sperimentazione e la volontà di portare avanti una direttrice strettamente personale costituiscono ancora oggi la caratteristica fondamentale del lavoro del gruppo.
La Compagnia ha curato dal 1997 al 2002 l’organizzazione della rassegna “Nistagmo” in collaborazione con il gruppo Universitario Frammenti Postumi e con il contributo dell’Ersu, manifestazione orientata all’interazione fra le arti, che ha dato spazio alle attività performative e alle mostre tematiche di giovani artisti. Ha portato avanti progetti anche in campo sociale, occupandosi di didattica teatrale all’interno di scuole, carceri e strutture psichiatriche, privilegiando sempre il rapporto di scambio culturale e mantenendo alta l’attenzione sul disagio e la marginalità.
Dal 2005 organizza a Sassari la rassegna teatrale “Marosi di mutezza” incentrata sulla ricerca e i linguaggi del contemporaneo. Nel 2015 vince il Bando Funder 35 della Fondazione Cariplo. Il programma triennale verte sulla proposta di alta formazione in campo culturale sia sul piano progettuale che su quello artistico. Nel programma sono previsti workshop orientati al management culturale, fundraising, e gestione d’impresa, oltre a quelli artistici rivolti alle arti performative. Prevista anche l’attività di sharing, con incontri incentrati sullo scambio di conoscenze in ambito artistico.
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29 novembre – 1 dicembre / spettacolo
> 2 – 8 settembre, 25 – 28 novembre / residenza
Collettivo L’Amalgama
QUI E ORA
di Roland Schimmelpfennig
con Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Gilberto Innocenti, Clara Roberta Mori, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo
regia Andrea Collavino
Qui e ora è ispirato all’omonimo testo di Roland Schimmelpfennig. Il drammaturgo tedesco contemporaneo narra le complesse relazioni di un gruppo di persone tra i 30 e i 60 anni d’età. La semplicità del linguaggio sottende un mistero. Le parole quotidiane aprono delle finestre poetiche, degli spazi immaginativi e spesso il tempo di queste parole non coincide con quello dell’azione.
Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora”. Il Collettivo L’Amalgama tenta una sorta di salto generazionale nell’immaginare la propria esistenza in un’unica visione in cui si passa fluidamente dal passato al futuro, e viceversa, senza soluzione di continuità. I ricordi, le memorie e i sentimenti accadono sempre. La struttura testuale colpisce per la sua musicalità interna e per la presenza di discorsi che si intrecciano apparentemente in modo casuale. Celano, infatti, una profondità quasi inesprimibile, che poi è quella delle relazioni amorose.
La bellezza di Qui e ora risiede nella sua coralità: il testo è un’orchestra e va suonato come un ensemble per dare vita alla complessità dei personaggi. Tant’è vero che si ascoltano raddoppi, rimpalli ritmici e sintattici, finali aperti da qualcuno, poi chiusi inaspettatamente da un altro, momenti suonati o addirittura cantati, discorsi diretti o semplici narrazioni.
Per affrontare questo lavoro il Collettivo ha pensato di avvalersi della regia di Andrea Collavino, conosciuto circa 3 anni fa durante il percorso di formazione accademica del gruppo, lavorando su un’altra opera di Roland Schimmelpfennig, La notte araba.
Biografia
Il Collettivo L’Amalgama è composto da cinque attori e cinque attrici che si sono conosciuti e formati presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica ‘Nico Pepe’ di Udine nel triennio 2013-2016, sotto la guida di registi e pedagoghi di livello internazionale. Dieci compagni diversi per esperienze, stili e provenienze, che sanno però trovare, nell’amalgama degli elementi, la loro forza dirompente. Il desiderio di concretizzare alcuni tra i progetti nati all’interno dell’Accademia e di realizzarne di nuovi ha spinto questi giovani a continuare a lavorare insieme.
Il gruppo è artisticamente eterogeneo. Per questo motivo nei loro lavori, Ribellioni possibili, Fil Rouge – Non è così che me lo immaginavo, Saduros, cercano di preservare l’identità di ciascuno. Ma è dall’amalgama di questi elementi che scaturisce il loro punto di forza: la molteplicità di linguaggi e di visioni è un valore aggiunto, non un ostacolo. Cercano così di fare un teatro dinamico, vivo e non ancorato a idee precostituite.
Il confronto con l’altro è il punto di partenza di ogni loro riflessione artistica. E non è sempre accomodante: L’Amalgama vuole scomodare, emozionare, mettere in crisi, divertire, punzecchiare il pubblico, senza però dare soluzioni. Il loro è un teatro critico, aperto al confronto e per questo politico, ovvero in rapporto con la polis, con la comunità sociale a cui appartengono sempre e di volta in volta.
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13 – 15 dicembre / spettacolo
> 21 – 27 ottobre, 2 – 12 dicembre / residenza
Malmadur
50 MINUTI DI RITARDO
drammaturgia Jacopo Giacomoni
con Elena Ajani, David Angeli, Jacopo Giacomoni, Davide Pachera, Marco Tonino
scene Caterina Soranzo
costumi Elena Ajani, Davide Pachera
regia Alessia Cacco
organizzazione Marco Tonino – ufficio stampa David Angeli
50 minuti di ritardo è un progetto teatrale di tipo performativo, nato da un’esperienza realmente accaduta alla compagnia Malmadur su un aereo della linea Volotea diretto da Mykonos a Venezia, la cui partenza è stata ritardata a causa della presenza di due profughi a bordo. È una riflessione su noi stessi, su come ci esprimiamo quando affrontiamo temi come l’accoglienza e l’immigrazione e sui mezzi di comunicazione che usiamo per farlo.
La scena si apre all’interno di un aereo in attesa di partire, la hostess e gli steward si prendono cura degli spettatori trattandoli come passeggeri, ma l’aereo non decolla. L’attesa porta a una scoperta: il volo non può partire perché a bordo, appunto, ci sono due profughi. Prima di partire c’è una decisione da prendere in merito al loro destino: portarli con sé o lasciarli a terra?
Lo spettatore è messo nella condizione di non avere riferimenti chiari, il piano di discussione è dominato da opinioni superficiali, più o meno condivisibili, senza riscontri né fonti affidabili. Gli strumenti principali scelti per rappresentare questo smarrimento sono i social network, su cui chiunque può esprimersi senza dover dimostrare l’attendibilità delle proprie dichiarazioni. La pagina Facebook della compagnia aerea fittizia “Alitebe” è proiettata sul fondale e gestita dalla regia per tutta la performance: i performer e gli spettatori possono intervenire durante lo spettacolo utilizzando il proprio smartphone, commentando in diretta ciò che avviene, mettendo like ai post della compagnia, pubblicando meme, selfie scattati in platea oppure effettuando delle video-dirette.
50 minuti è la durata sia dello spettacolo che del ritardo sulla partenza del volo, scandita come un conto alla rovescia dalla voce registrata di un pilota invisibile, figura senza volto alla guida del nostro mondo. Questo è il tempo utile all’interno delle nostre vite per fare una scelta sulle vite altrui. Questi sono “i minuti di ritardo”, strappati alla nostra quotidianità, che vengono concessi per fermarsi a riflettere su problemi tanto vicini quanto distanti.
Biografia
La compagnia Malmadur nasce nel 2013 con lo spettacolo Lear / Del conflitto generazionale, vincitore del Premio OFF 2013 del Teatro Stabile del Veneto. La compagnia ha sede a Venezia: ha all’attivo 4 produzioni e la conduzione di laboratori teatrali in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto e il Teatro Momo del Comune di Venezia.
“Malmadur” in friulano, trentino e veneziano antico, significa “acerbo, immaturo”. È un nome che sottolinea l’approccio di continua ricerca del collettivo, risultato della contaminazione tra i diversi campi di formazione artistica e accademica dei 7 membri che ne fanno parte.
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Biglietti
StivalaccioTeatro – Sêmi; ErosAntEros – Confini #AMF; Collettivo L’Amalgama – Qui e ora; Malmadur – 50 minuti di ritardo: posto unico 12€ ciascuno.
Domesticalchimia – La banca dei sogni; Batignani&Faloppa – Costruire è facile?; Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero – Merdrex2: posto unico 5€ ciascuno.
Teatro dell’Elce – A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?: ingresso libero.
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Biglietteria di prevendita
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso
Circuito Boxoffice Toscana e online.
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Biglietteria serale
Al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, via Gaetano Donizetti 58, a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.