Ci si diverte tanto, davvero. In modo semplice e sincero. Questa credo potrebbe essere la sintesi migliore per Up & Down, lo spettacolo di Paolo Ruffini che lo vede attualmente sul palco in giro per l’Italia. Accanto a lui la bravissima Claudia Campolongo che disegna le note di due ore di spettacolo con il suo preziosissimo pianoforte, e sei attori della Compagnia Mayor Von Frinzius.
Attenzione: “Ci si diverte”. Che è molto di più di “si ride”. Perché il divertimento nasce quando la risata scaturisce dalla gioia del cuore. Un cuore che si lascia piacevolmente avvolgere, nel caso di Up & Down, dall’abbraccio di Paolo Ruffini e dei suoi ragazzi. Del resto Ruffini l’aveva detto presentando lo spettacolo: “Praticamente la nostra vita è come se fossimo tutti stretti in un grande abbraccio”.
E che cos’è un abbraccio se non una delle espressioni più positive delle relazioni umane?
Ecco che allora nonostante Ruffini dichiari inizialmente alla platea di voler realizzare un grande One Man Show arricchito da imponenti scenografie e stupefacenti effetti speciali, Up & Down si dimostra, invece, uno spettacolo diverso, unico nel suo genere e davvero coinvolgente. Basato proprio sul tema delle relazioni umane.
La quarta parete si annulla e l’irrompere in scena dei ragazzi della Compagnia Mayor Von Frinzius (cinque persone con la sindrome di Down e un ragazzo autistico) diretti da Lamberto Giannini dà vita a una serie di scene corali e, insieme, a tanti momenti di improvvisazione. Un fitto dialogo con il pubblico. Uno scambio reciproco e piacevolissimo di emozioni e sensazioni.
I temi? L’amore, i ricordi del passato, la società di oggi e i social network, i migliori film di Natale secondo i giusti di ciascuno.
Temi che ci accomunano. Come lo stesso titolo, del resto. Sì, proprio Up & Down. Perché, come ricorda lo stesso Ruffini, “Siamo tutti UP quando le cose vanno come vogliamo. Siamo tutti DOWN quando le cose non vanno come vogliamo”. E allora questa piacevole serata di vera interazione tra attori e spettatori esce dai canoni del teatro per diventare una vera opportunità.
Non si tratta solo di andare oltre la disabilità per apprezzare quanto i ragazzi siano perfettamente in grado di esibirsi su un palco. Non si tratta solo di dare spazio a ciascuno di loro perché tutti possano esprimersi come persone rivelando sogni, idee, opinioni, potenzialità (nel canto e nel ballo, ad esempio). Si tratta di far passare un messaggio di cui dovremmo ricordarci più spesso nelle nostre 24 ore. E non solo a Natale. Perché proprio noi – sì, quelli Normali – siamo i meno abili alla vita. Troppo attaccati a tutte quelle sovrastrutture che ci impediscono di aprire il cuore alla bellezza, alla leggerezza, alla meraviglia.
E allora “Grazie Paolo, grazie ragazzi!”. A fine spettacolo, questa volta, foto e autografi hanno davvero un sapore speciale!