Sabato 19 Gennaio, Teatro alla Scala
G. Mahler | Sinfonia n.6 in la minore, „Tragische“
Direttore | Riccardo Chailly
Orchestra Filarmonica della Scala
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“Quanto Mahler c’è nel cartellone della tua città quest’anno?”
Chiacchiere da bar, seppur fra critici musicali ma è pur vero che Mahler negli ultimi anni è diventato protagonista della scena italiana, soppiantando sua maestà Beethoven e vincendo il ballottaggio con Bruckner non riconosciuto né in vita né in morte per il suo valore.
Indubbiamente la forte caratterizzazione delle sue sinfonie (ognuna peculiare a suo modo, questa in particolare è diventata un meme circolato parecchio fra i musicisti per i colpi di martelli di fine quarto movimento) ha aiutato le sue composizioni relegate fino a qualche decennio fa alla bacchetta di quei pochi direttori che osavano affrontarlo (penso a Bernstein e al suo imponente lavoro divulgativo).
Anche le orchestre giovanili, che prima usavano come banco di prova le sinfonie di Beethoven, iniziano a confrontarsi con le pagine della Prima Sinfonia, divenute, forse, più semplici data l’alta specializzazione che i ragazzi ormai acquisiscono negli anni di studio. E così pure gli enfants terribles della direzione non cercano più la particolare esecuzione di una Quinta di Beethoven, sconvolgendo agogica o tempi ma iniziano a personalizzare Mahler, che di per sé forse amerebbe queste idee innovative.
Tutto risuona di Mahler e non stupisca allora che Chailly, precursore negli anni d’Amsterdam e prosecutore ora in Scala, abbia continuato il progetto mahleriano che nelle ultime due stagioni ha visto l’orchestra presentare quasi l’integrale delle sinfonie, coinvolgendo diversi direttori (Gatti, Blomstedt, Jarvi per citarne tre) e che nel prossimo concerto previsto vedrà il direttore musicale incaricato confrontarsi con la Quinta e due frammenti in prima assoluta italiana.
Digressioni tese, queste, a sottolineare l’importanza del pensiero musicale di Chailly, come direttore musicale con una precisa e coerente idea programmatica così interessante quanto la direzione di questa Sesta Sinfonia, in cui la sua grande esperienza di questo repertorio ha mantenuto l’alto livello delle esibizioni scaligere.
La mastodontica struttura di questa sinfonia, come di quelle coeve, non permette il soffermarsi su uno o più dettagli senza fare torto a qualche altro punto. Basti dire che l’impeccabilità della lettura di Chailly ha un inizio, uno svolgimento e una fine, rispettando nei limiti dell’interpretazione personale ciò che l’autore voleva in quel preciso momento.
Ed è proprio l’attinenza alla pagina mahleriana, a mio avviso, il più grande merito di un direttore.
Prossimo impegno, neanche a dirlo, mahleriano, con la Quinta Sinfonia e due frammenti inediti per l’Italia fra fine febbraio e inizio marzo, mentre in questi giorni la Filarmonica è impegnata in quello che è ormai diventata la consolidata tourneè invernale europea con il concerto d’inaugurazione di novembre (www.teatrionline.com/2018/11/lesilio-sovietico/) meritato regalo di compleanno per il 37esimo anno di attività.
Cento di questi giorni.