Giulia Canali interpreta Camilla: una lunga treccia, uno zaino, un viaggio da intraprendere, una promessa da mantenere, un treno da prendere. Il treno, però, si ferma, non si sa dove. Troppo lontano dall’arrivo per poterlo raggiungere a piedi, ma troppo vicino per poter tornare indietro. In quella stazione sconosciuta si può solo aspettare, e pensare. Ci si può annoiare. Il prossimo treno, il viaggio, che tempo fa; due chiacchiere con altri annoiati passeggeri in attesa. Camilla sembra poter parlare per ore, ma alla fine la noia la avvolge e la costringe a un’attività inconsueta: lasciarsi andare all’immaginazione. Improvvisamente una caduta vorticosa, giù giù giù fino a un qualcosa avvenuto non si sa bene quando, non si sa bene nemmeno se. Improvvisamente il Cappellaio matto, la Regina di Cuori, lo Stregatto. Improvvisamente Alice nel paese della meraviglie. Nel celebre romanzo di Lewis Carroll Alice è in giardino, insieme alla sorella che legge un libro. Annoiata, assonnata, si fa cullare dalla fantasia fino a entrare in un mondo tutto suo. Anche Camilla si lascia trasportare dalla mente e dai ricordi e vive quella che – sogno o realtà – sarà un’avventura difficile da dimenticare.
Lo spettacolo è dedicato al nonno di Giulia, Giacomino Reverberi, che a 70 anni, casualmente, ha scoperto la passione per gli aquiloni e non l’ha più abbandonata. Inseguendo il ricordo di suo nonno, perdendosi nelle storie che lui le raccontava e che si raccontano su di lui, Giulia ha dato vita a un monologo senza tanti effetti scenici, in cui i colori li mette il pubblico con la propria immaginazione.
Giulia Canali scrive e interpreta un testo semplice e divertente, che affronta il tema dell’immaginazione, tanto caro al teatro per ragazzi, partendo da un punto fondamentale: la riabilitazione della noia. In un mondo dove tutto è pensato per evitare la noia, per aver sempre la mente concentrata su qualcosa, o distratta da qualcos’altro, Improvvisamente Alice ci ricorda la necessità dell’ozio, l’opportunità che offre il dolce far niente. Staccare la spina dalla frenesia del viaggio, concedersi una pausa in una stazione sconosciuta, può essere l’occasione per conoscere un mondo nuovo, diverso, meraviglioso. L’attrice, chiusa in un confine di linee gialle, di quelle che la voce metallica della stazione ammonisce a non superare, si muove tantissimo in uno spazio ristretto. Il viaggio che percorre non si snoda per chilometri e non rischia guasti al motore: ha bisogno soltanto di un momento di quiete per poter casualmente scegliere una destinazione sconosciuta. I tempi dello spettacolo non sono soggetti a ritardi e rispettano sempre la coincidenza con quello di cui il pubblico ha bisogno per farsi trascinare lontano, seguendo l’incerta traiettoria di Camilla. Come inseguire un aquilone, senza badare alle impronte che si lasciano sulla sabbia, ma con la testa rivolta al cielo.