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Reinventando Mahler

Due prime esecuzioni italiane in programma per il concerto della stagione sinfonica della Scala

chailly
Foto di Marco Brescia & Rudy Amisano

Giovedì 28 Febbraio, Teatro alla Scala

G. Mahler | Nicht zu schnell (orch. Colin Matthews)

G. Mahler | Symphonisches Präludium (ricostr. Albrecht Gürsching)

G. Mahler | Sinfonia n.5

Direttore | Riccardo Chailly

Filarmonica della Scala

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Prima di tre repliche (1 e 2 marzo le successive), la quinta produzione della stagione Sinfonica della Scala ha visto la prosecuzione del percorso mahleriano fortemente voluto dal direttore musicale Riccardo Chailly non solo con l’esecuzione delle sinfonie ma anche con le composizioni satelliti ri-orchestrate o attribuite a Mahler.

Il primo brano sfrutta l’inventiva giovanile, espandendo la scrittura cameristica in orchestrale.

Un procedimento complesso a cui Mahler forse non aveva mai pensato per una differente ricerca musicale che un quartetto può dare rispetto ad una orchestra.

Nell’intento però di ampliare la libreria mahleriana, quasi dieci anni fa il Konzertgebouworkest di Amsterdam commissionò a Colin Matthews una espansione delle atmosfere pur sempre sinfoniche ma in fase embrionale.

L’afflato orchestrale funzionale ma abbastanza incursivo dissipa l’intimità tipica del quartetto di archi, per cui fu effettivamente composta, soprattutto per le scelte agogiche e dinamiche più pucciniane che mahleriane.

Un brano in cui si perde fin dove arriva Mahler e dove prende spazio la visione di Matthews.

Più tormentata la storia del preludio sinfonico, pagina riscoperta a metà del secolo scorso, di matrice sia mahleriana sia bruckneriana tanto da risultare impossibile definire correttamente la paternità convergendo più su una sperimentazione accademica fra i due compositori.

La scelta di posizionare l’arpa in mezzo alle sezioni d’archi, azzardo interessante, ha però catalizzato l’attenzione del pubblico dato l’accidente occorso alla sfortunata musicista che ha dovuto sostituire una corda in pieno fluire musicale, adoperandosi contemporaneamente alla sostituzione e al conteggio delle battute prima del suo intervento, comunque perfettamente riuscito.

Stupisce la scelta di riproporre la versione ricostruita da Gürsching, pur sempre in prima italiana, rispetto alla partitura autentica, scoperta successivamente alla fortuna della ricostruzione.

Seconda parte della serata invece priva di dubbi e perplessità nell’esecuzione della Quinta Sinfonia in cui la concertazione d’alto livello di Chailly è riuscita a dare corpo all’intera sinfonia e non solo al conosciuto Adagietto.

Anzi il punto focale risulta lo Scherzo, preparato scenicamente con la dislocazione del primo corno Danilo Stagni, ottimo nella proposizione dei soli scritti.

Altro intervento solistico di grande effetto quello del primo violino Francesco de Angelis, più complessa la resa degli altri interventi solistici non sempre puntuali.

Particolarmente coinvolgente e dai volumi particolarmente alti il vorticoso Rondò finale.

Applausi convinti dal pubblico in sala.

Prossimo appuntamento a metà marzo con Gianandrea Noseda impegnato nell’esecuzione di Ravel (Ma mère l’Oye e la seconda suite da Daphnis et Chloè) e la sesta sinfonia di Cajkovskij.

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