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“Strange Tales” della greca Violet Louise chiude Vie Festival a Modena in un’atmosfera magicamente dark

Andato in scena al Teatro delle Passioni di Modena

Strange TalesUn occhio animalesco su un grande schermo spia il mondo attraverso movimenti dapprima impercettibili poi sempre più delineati manifestando la sua appartenenza al regno animale. Due attrici entrano in scena nel buio più profondo, la prima prende posto ad una delle diverse consolle audio/video dislocate per tutto lo spazio scenico, l’altra sedie su una sedia a rotelle sulla quale resterà per quasi tutta la durata dello spettacolo.

La prima è la mente dello spettacolo prodotto dal Festival di Atene e Epidauro 2018, dove ha riscosso grande successo di pubblico e critica. Violet Louise è factotum dello spettacolo: regista, traduttrice, autrice della musica, della drammaturgia visiva e sonora e in questo caso anche performer. Unica altra attrice in scena Aglaia Pappas, raffinata interprete conosciuta a Vie per la partecipazione in Alarme e Amor, diretto da Theodoros Terzopoulos.

Strange Tales prende forma a partire dalla produzione letteraria di Edgar Allan Poe, attingendo a piene mani non solo dai celebri racconti del terrore, ma anche dalle poesie e dalle lettere. Scritti più concettuali, spunto di riflessione per la creazione di una performance che parla soprattutto di vita e morte, fondendo discorsi impegnati a stralci dei più celebri racconti nell’immersività di un’atmosfera foggiata ad hoc per lo spettacolo. Fulcro di partenza drammaturgico lo strano legame tra le attrici in scena: una è la confidente dell’altra, la donna sulla sedia a rotelle che quasi come in una seduta psicanalitica, sviscera pian piano la matassa delle sue memorie per ricostruire una vita complicata. Ambiente di per sé freddo, quasi asettico, il palco si colora di atmosfere di volta in volta diverse, studiate e messe in moto in tempo reale da Violet Louise che si muove furtiva fra le varie postazioni sul palco destreggiandosi tra dispositivi produttori di suoni, luci e video.

Gli spettatori entrano così in un loop multimediale in cui protagonista assoluta è l’interpretazione della bravissima Aglaia Pappas, voce e corpo attraverso i quali i più celebri racconti di Poe prendono vita preceduti di volta in volta da una frase che ne identifica l’essenza, proiettata in video. I più evocativi forse il cupo La maschera della morte rossa, lo struggente Morella e forse il più conosciuto e spaventoso, Il cuore rivelatore. Nonostante lo spettacolo sia in greco, non si fa alcuna fatica a comprendere il significato profondo del plot e non solo banalmente per via dei sovratitoli in italiano e inglese. È l’interpretazione della Pappas a fare la differenza, vocalmente capace di scarnificare ogni diverso racconto e di donargli connotazioni sempre differenti, mantenendo allo stesso tempo una coerenza interna al personaggio principale a lei affidato. Contraltare alle sue parole le poesie dello scrittore statunitense, cantate in inglese dalla stessa Violet Louise.

Una performance studiata nei minimi dettagli, un meccanismo multimediale complesso ma perfettamente lineare, la restituzione scenica di una notevole parte dell’immensa eredità dell’iniziatore della letteratura dell’orrore.

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