Nella sua duplice esistenza mediatica come pièce teatrale (Tennessee Williams, 1947) e film (Elia Kazan, 1951, con Vivien Leigh e Marlon Brando), Un tram che si chiama desiderio può essere definita come la storia nota della misera Blanche DuBois, cronaca della sua discesa dai fasti della vita aristocratica di Laurel ai bassifondi di una New Orleans sporca e violenta.
Il riadattamento di Sandro Calabrò e Dinesha Di Francesco insiste piuttosto sul contorno (il fondale di New Orleans in netto contrasto con quello, idealizzato, di Laurel), evidenziando le profonde ricadute psicologiche che l’ambiente produce in lei (Di Francesco). Già in occasione della prima al Teatro Giulia di Barolo di Torino la regia di Calabrò si mostra ampia e incontenibile, ambientando le scene su un palcoscenico spesso straripante negli spazi della platea (memento: la follia è reale, annidata nella parvenza di sanità del nostro quotidiano?), a contrastare con la claustrofobia imposta dal testo – che passa dalla casa della sorella di Blanche, Stella DuBois (Liliana Fichera) e del marito Stanley (Calabrò), alla casa di cura in cui la protagonista verrà rinchiusa, al cortiletto dal sapore di periferia urbana dove si muove un mondo cittadino ai margini.
Indicativamente, il punto di vista più lucido sulla sciagurata protagonista della vicenda, a posteriori, è ricordato dalla vicina di stanza dell’ospedale psichiatrico (Mariagrazia Graziano), nel rammentare i parallelismi dei loro vissuti e delle loro manie di persecuzione. Il vero protagonista dello spettacolo, in effetti, è piuttosto lo spigoloso triangolo che vede irrompere l’ignara Blanche nella vita dell’adorata sorella, incorrendo nella fatale diffidenza di Stanley.
Il tram chiamato “desiderio” esprime un’aspettativa amaramente disillusa, in un teatro che pur non rinunciando alla scenografia è fatto sostanzialmente di “persone”: caratteri, emozioni e aspirazioni, intenzioni tentennanti e propositi compromessi. Una fitta ragnatela di relazioni personali che induce Blanche (protagonista a buon diritto perché incastrata nel centro della tela, nonostante vi sia entrata per ultima) a rifiutare la realtà intorno a sé e costruirsene una su misura.
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Un tram che si chiama desiderio
di Tennessee Williams
regia Sandro Calabrò
aiuto regia Dinesha Di Francesco
actor’s coach Giorgio Fissore
con Dinesha Francesco, Sandro Calabrò, Liliana Fichera, Paolo Calabrese, Mariagrazia Graziano, Malvyna Lasepo, Francescantonio D’Introno, Paola Di Bernardo, Stefano Sivo, Andrea Finamore, Dorella Apa, Sabrina Corsini, Federica Faith Fiorentino, Jessica Chiarella, Monica Mirabella, Elena Rosina, Lucia Puppo, Dominique Scazzola, Diego Catalano, Matteo Paradiso, Fabio Fonseca, Antonello Driutti
produzione IDeaTeatro