il testo di Giuseppe Patroni Griffi del 1983
interpretato da Lara Sansone con la regia di Enrico Maria Lamanna
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E’ lo spettacolo conclusivo della ricca Stagione 2018/2019 dello Stabile di Napoli-Teatro Nazionale: si tratta di Cammurriata. Canti di malavita, testo cult di Giuseppe Patroni Griffi composto per Leopoldo Mastelloni che lo portò in scena la prima volta al Teatro Romano di Benevento il 3 settembre del 1983 su regia dello stesso Patroni Griffi.
Oggi, Cammurriata. Canti di Malavita – che l’autore definì “una rapsodia su temi della malavita napoletana di sempre, anche se oggi gli aspetti di costume sono mutati (ma non troppo)” – torna in scena su produzione del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, dal 16 al 26 maggio al Ridotto del Mercadante. Ne è interprete l’attrice Lara Sansone con la regia di Enrico Maria Lamanna.
Le scene sono di Martina Mattei; i costumi di Teresa Acone; il disegno luci di Angelo Grieco; le installazioni video di Alessandro Papa.
Al centro di Cammurriata il mondo della malavita napoletana, un mondo che l’autore racconta attraverso brevi “canti” in endecasillabi, intitolati, nell’ordine: ’O Rre, Benàres, Golgota ’e notte, Tango lento, Dduie, Kamasutra, ’A cantera d’’o Duemila, ’O femmenello ’nnammurato, La bisca clandestina, Piccadilly Circus e ’O spusarizio d’ ’o cammurista gregario.
Enrico Maria Lamanna, regista dello spettacolo, nelle sue note ricorda il suo incontro con il testo e l’autore: «Era il 1991 quando conobbi Peppino Patroni Griffi, Aldo Terlizzi e ovviamente Leopoldo Mastelloni che oltre a essere amico fu anche il mio maestro introducendomi al mondo di Peppino e al suo. E dopo poco diressi Leopoldo Mastelloni in Le rose rosse no di Patroni Griffi, con brani originali di Mastelloni e stralci di Cammurriata da lui interpretato anni prima diretto dallo stesso Patroni Griffi».
«Avevo 28 anni – continua il regista – e mi colpì il linguaggio, quella lingua napoletana usata come mezzo di fuga, verità e forza vitale. Viscere di una terra che si evolve su se stessa. Occhi misericordiosi rabbiosi che vedono questa città cambiarsi, imbastardirsi. Era il 1984 e già Peppino era avanti, già sapeva… e una sera a cena mi disse “Napoli ha gli occhi pieni di lacrime e perciò ‘sta puttana non vede più”. E poi ci raccontò una storia che aveva in mente, O quatt e maggio. Mi dettò appunti e Leopoldo mi disse di conservarli gelosamente… Ancora oggi li conservo gelosamente… ma questa è un’altra storia.
Ora mi ritrovo a dirigere proprio Cammurriata con un’attrice, Lara Sansone che diverrà Napoli, perderà la sua sessualità, diverrà una fata, un furetto, un travestito, una madre e sempre in una solitudine e un abbandono, in un vuoto d’amore. Dedico questo spettacolo a Peppino e alle sue serate piene di tanto».
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