In occasione della Festività dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, domani 29 giugno il Museo di Roma a Palazzo Braschi sarà straordinariamente aperto dalle 19 alle 24 (ultimo ingresso alle 23) con la serata-evento Tutt’altra musica. La marchesa Boccapaduli e il suo Cabinet di storia naturale al Museo di Roma, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con la Fondazione Teatro dell’Opera di Roma.
La serata inizierà alle 19 con l’eccezionale esposizione al pubblico, al secondo piano, del dipinto di Laurent Pécheux, Ritratto della marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli (1735-1820), emblematica celebrazione del collezionismo e del mecenatismo artistico del Settecento. Il dipinto è stato messo a disposizione dagli AMICI DEI MUSEI DI ROMA cui è pervenuto per lascito testamentario della principessa Laudomia del Drago. Per l’occasione il Duo violinistico della Youth Orchestra (Florian Lekaj, Cezara Georgia Buzila) eseguirà la Sonata in sol maggiore per due violini di Georg Philipp Telemann.
Durante la serata il Museo sarà animato da altre due esibizioni musicali: alle 20 nel Salone d’onore al primo piano, la Youth Orchestra, la Cantoria e i Solisti della Fabbrica YAP del Teatro dell’Opera di Roma, diretti dal Maestro Giuseppe Sabbatini, eseguiranno il Requiem in re minore K 626 di Wolfgang Amadeus Mozart; alle 22 nel Cortile, la Youth Orchestra del Teatro dell’Opera Roma diretta dal Maestro Carlo Donadio eseguirà la Sinfonia Classica Op. 25 di Sergej Prokofiev e Ouverture da concerto op. 26 “Le Ebridi” di Felix Mendelssohn-Bartholdy.
I visitatori potranno accedere alle sale del museo e alle due mostre in corso “Fotografi a Roma. Commissione Roma 2003-2017” e “Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’Ottocento a oggi”, pagando un biglietto pari solo a 1 euro. Per i possessori della MIC card l’ingresso sarà invece totalmente gratuito.
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Il dipinto
Come in una istantanea dei nostri giorni, nel 1777 Laurent Pécheux ritrae la marchesa Margherita Sparapani Gentili nel suo Gabinetto di storia naturale. Abbigliata nella raffinata veste à l’anglaise, la nobildonna accenna con una mano alla collezione di farfalle, mentre con l’altra trattiene un tralcio di gelso sul quale si muove un piccolo bruco. Gli arredi in stile egizio e il mobilio con decorazioni desunte da modelli antichi di probabile ideazione piranesiana, le due statue antiche del Sileno Villoso e del Cestiario, la macchina per esperimenti di elettricità e l’altra per creare il vuoto pneumatico, restituiscono un ambiente “museale” nel quale ogni dettaglio parla degli interessi della nobildonna e delinea la sua personalità “intellettuale” di certo inconsueta nel panorama romano femminile di fine Settecento.
Il suo salotto fu tra i più importanti luoghi di incontro di intellettuali italiani e stranieri a Roma nella seconda metà del XVIII secolo: un luogo à la page nel quale la Marchesa svolse una funzione intellettualmente autonoma e tanto rilevante da poterne sostanziare l’esistenza favorendo in prima persona le relazioni e gli scambi culturali tra i suoi ospiti.
Sposata nel 1753 al nobile romano Giuseppe Boccapaduli, visse separata dal marito nel palazzo Gentili di via in Arcione ereditato dallo zio cardinal Antonio Saverio Gentili, contando sulla costante e affettuosa presenza del letterato milanese Alessandro Verri, fratello del noto economista e scrittore illuminista Pietro Verri. Semira Epicense in Arcadia, studiosa di scienze naturali, di fisica sperimentale e di astronomia, viaggiatrice e autrice di un dettagliato manoscritto che raccoglie le sue memorie periegetiche, fu “amatrice delle Belle Arti” – come la definì Giovan Battista Piranesi in una tavola che a lei dedicò nell’opera Vasi, Candelabri, Cippi, Sarcofagi e Tripodi (1778). Un gusto per le arti autentico e sempre aggiornato, quello della Marchesa, sostenuto da un’attività collezionistica che dalle prime manifestazioni del Rococò e della cultura piranesiana, approdano all’interesse per il neoclassico e, soprattutto, per Antonio Canova. Il rapporto di profonda stima tra la Marchesa e lo scultore iniziato nel salotto e proseguito nello scambio epistolare, accompagnò la nobildonna per tutta la sua esistenza quando alla sua morte, nel 1820, nella sua collezione campeggiava il ritratto in gesso del “Greco Scultore” accanto al proprio autoritratto che si vuole immaginare essere questo del Pécheux.
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Museo di Roma
Piazza Navona, 2 – Piazza San Pantaleo, 10
Info: 060608 (tutti i giorni ore 9-19)