giovedì, Marzo 28, 2024

Area Riservata

HomeArte/CulturaCanova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna

Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna

Dal 25 ottobre al 15 marzo presso Gallerie d’Italia, Milano

CanovaPresentata alle Gallerie dItalia Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, la mostra Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna, a cura di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca, in programma dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.

A presentarla sono intervenuti Giovanni Bazoli, Presidente Emerito Intesa Sanpaolo, Filippo Del CornoAssessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Grandesso e Fernando Mazzoccacuratori della mostra Canova | Thorvaldsen e Alessandro Lucchi, che ha curato il progetto di allestimento della mostra.

Nellambito della conferenza Omar Cuccinielloconservatore della GAM, ha infine presentato anche la mostra Canova. I volti ideali, in programma alla Galleria dArte Moderna dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.

Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna, realizzata in collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, è resa possibile grazie allapporto di prestiti fondamentali concessi da musei e collezioni private italiani e stranieri, solo per citarne alcuni: la Biblioteca Apostolica Vaticana, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Museo Nacional del Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera e la Pinacoteca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Metropolitan Museum di New York, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Un consistente nucleo di opere proviene inoltre dal Museo e Gypsotheca Antonio Canova di Possagno che ha in programma importanti iniziative per le celebrazioni dei 200 anni dalla morte del maestro.

La mostra propone il confronto, mai tentato prima, tra i due grandi protagonisti della scultura moderna in età neoclassica e romantica: litaliano Antonio Canova (1757-1822) e il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), i due classici moderni” in grado di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando opere immortali, diventate popolari e riprodotte in tutto il mondo.

Il terreno su cui si affrontarono originariamente i due illustri maestri è stato il suolo romano, dove svolsero entrambi una buona parte della loro carriera: Canova giunse a Roma nel 1781 e vi morì nel 1822, mentre Thorvaldsen vi si insediò a partire dal 1797 per i successivi quarantanni.

Qui, i due artisti ingaggiarono una delle più note e produttive sfide su identici temi e soggetti che regaleranno allarte alcuni capolavori: le figure della mitologia classica, come Amore e Psiche, Venere, Paride, Ebe, le Grazie, rappresentavano nellimmaginario comune lincarnazione

dei grandi temi universali della vita, come il breve percorso della giovinezza, lincanto della bellezza, le lusinghe e le delusioni dellamore.

Il plauso con cui vennero entrambi accolti dalla critica coeva è emblema di una civiltà che guardava allantico, ma che aspirava nello stesso tempo alla modernità, dualità che seppero magistralmente interpretare e guidare: Canova era stato lartista rivoluzionario, capace di garantire alla scultura un primato sulle altre arti, nel segno del confronto e del superamento dellantico; Thorvaldsen, guardando allopera e alla strategia del rivale, si era ispirato a unidea della classicità più severa e austera, avviando una nuova stagione dellarte nordica, ispirata alle civiltà mediterranee.

Entrambi avevano saputo emanciparsi dal vincolo che la committenza poneva tradizionalmente alla scultura a causa dei costi elevati del marmo o del bronzo, fondando grandi studi che avevano le dimensioni di complesse officine, con numerosi collaboratori e allievi: con le innovazioni tecniche introdotte da Canova e utilizzate su larga scala da Thorvaldsen creazione di un modello in gesso prima della statua in marmo lo scultore acquisiva infatti per la prima volta la libertà di esprimere nella statua, ideata senza commissione, la propria poetica.

Attraverso oltre 150 opere divise in diciassette sezioni la mostra intende documentare la straordinaria complessità delle creazioni di Canova e Thorvaldsen, destinate ad un collezionismo di alto profilo sia italiano che internazionale, e lenorme seguito che la loro scultura ebbe, proponendo continui confronti con gli altri artisti di ogni nazionalità.

1.                   La prima sezione affronta il tema de L’immagine dellartista. Gli autoritratti, con i lavori eseguiti dai due artisti in tre momenti: allinizio della loro carriera, quando si erano ormai affermati, e quelli realizzati in maturità. Canova si è rappresentato sia come scultore che come pittore in una serie di dipinti. Thorvaldsen ci ha lasciato in alcuni disegni unimmagine più intima del suo volto dai lineamenti romantici. Ma i due ritratti ufficiali sono quelli in cui si sono raffigurati in due busti di carattere eroico, cioè di dimensioni maggiori del vero, allantica: due ritratti autocelebrativi, proiettati in una dimensione senza tempo, ma animati anche da una grande carica introspettiva.

2.                   Si prosegue con la sezione de Gli studi di Canova e di Thorvaldsen a Roma, con una serie di opere che rimandano alle vere e proprie officine in cui operavano i due maestri nel centro di Roma: in mostra i lavori di Francesco Chiarottini, Johan Vilhelm Gertner, Hans Ditlev e Christian Martens, Gaetano Matteo Monti, Friedrich Nerly, Ferdinand Richardt, Pietro Tenerani, che testimoniano come lo studio sia diventato per Canova e Thorvaldsen una sorta di museo dellartista, dove esporre il proprio operato e i modelli in gesso da copiare.

Le sezioni seguenti, dedicate ai ritratti, per lo più a quelli tributati ai due scultori, testimoniano un fenomeno che per numero e qualità non ha eguali nella storia dellarte, giustificato dallammirazione di cui furono oggetto. Canova vi appare contemporaneamente come lartista di fama universale e la personificazione dellidentità nazionale italiana. Thorvaldsen, il Fidia nordico, è il riferimento per la rinascita dellarte germanica e nordica in generale.

3.                   Nella terza sezione, La gloria di Canova, una serie di effigi, opere di Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Giovanni Ceccarini, Hugh Douglas Hamilton, Angelica Kauffmann, John Jackson, Giovanni Battista Lampi Junior, Thomas Lawrence, Ludovico Lipparini, hanno come soggetto Antonio Canova, immagini molto diverse tra loro che rivelano la grandezza dellartista, a volte rappresentato accanto alle sue opere, e lammirazione nei suoi confronti. Emblematica è la statua monumentale, posta al centro di questa sezione, in cui Canova non appare in abiti moderni come negli altri ritratti, ma seduto e seminudo con un corpo atletico, con accanto la testa antica del cosiddetto Giove di Otricoli.

4.                   Si prosegue con Ritratti in scena, che riunisce i ritratti di carattere celebrativo tra cui quelli dei due artisti in posa nei loro abiti cerimoniali (tre di Rudolph Suhrlandt e uno di Jacob Munch), ma anche le opere di François Xavier Fabre con Ugo Foscolo, Vittorio Alfieri, Antonio Canova identificati come le grandi glorie dItalia; la Venere Italica e il ritratto di Maria Luigia dAsburgo e il gesso per il Monumento a Vittorio Alfieri, tutti di Canova,  segnano lultima grande stagione del ritratto allegorico come apoteosi allantica. 

5.                   Una particolare attenzione è dedicata nella quinta sezione, Icone popolari. Limmagine moltiplicata dei capolavori, alla circolazione delle riproduzioni eseguite da altri artisti in tutti i materiali e tecniche, dalle riduzioni in bronzo alle incisioni. Accanto ai due rilievi in cera di Canova e al ritrattino in cera di Thorvaldsen di Giovanni Antonio Santarelli, oltre alle cinque cere di Benedetto Pistrucci, riproduzioni da opere di Antonio Canova, figurano una medaglia in oro di Christen Christensen con limmagine di Thorvaldsen sul recto e Galatea presenta la Danimarca a Cupido con la lira di Thorvaldsen sul verso, a confronto con una medaglia in bronzo di Giuseppe Girometti con soggetto Canova.

Un posto di rilievo viene accordato alle riduzioni in bronzo dorato usate come eccezionali pezzi darredo: mentre Desiderio Cesari ritrae con questa tecnica il maestro danese, viene esposto in mostra uno dei soggetti prediletti da Canova, unEbe eseguita dalla manifattura Strazza e Thomas, a confronto con quella eseguita su modello di Pietro Galli, da Thorvaldsen, da Wilhelm Hopfgarten e Benjamin Ludwig Jollage, di cui viene esposto anche Giasone con il vello d’oro.

Concludono la sezione le litografie a soggetto religioso e ritratti in stile neoclassico di Michele Fanoli provenienti dalla Biblioteca Nazionale Braidense, che furono pubblicate e diffuse in tutto il mondo, testimoniando la vastità e la versatilità della produzione di Canova.

6.                   Nella sesta sezione La gloria di Thorvaldsen, intorno alleffigie monumentale a figura intera dellAutoritratto con la statua della Speranza, dove lartista seppe far rivivere la misteriosa bellezza dellarte greca di età arcaica, troviamo effigi che lo ritraggono o che riproducono le sue opere di Karl Begas, Ditlev Conrad Blunck, Vincenzo Camuccini, Johan Vilhelm Gertner, Alessandro Puttinati, Carl Adolf Senff, Horace Vernet, Carl Christian Vogel von Vogelstein ed Emil Wolff: limmagine di Thorvaldsen divenne straordinariamente popolare, alimentando il mito dello scultore che, venuto dal Nord, si era fatto interprete di un ideale classico e  mediterraneo di bellezza. 

7.                   Il primato della scultura e la celebrazione del genio si sofferma sulla fortuna che il genere scultoreo assunse grazie a Canova e Thorvaldsen, testimoniata sia sul piano illustrativo che allegorico, su marmo e su tela, da Giuseppe Borsato, Carl Dahl, Giacomo De Maria, Julius Exner, Constantin Hansen, Leopold Kiesling, Tommaso Minardi, Giuseppe Sabatelli, L.A. Smith, Fritz Westphal. Le allegorie di derivazione classica sono state utilizzate per celebrare il potere delle arti ed in particolare della scultura come quella che più di tutte riesce a imitare e gareggiare con la Natura, creando figure tridimensionali capaci di vivere nello spazio.

Non mancano i ritratti di Canova dove viene celebrato nelle solenni cerimonie officiate per la sua morte, vissuta come un lutto nazionale, e nei monumenti che lo ricorderanno come il genio universale. Anche Thorvaldsen, al suo ritorno a Copenaghen, fu festeggiato come un dio e gli fu dedicato un museo personale, onore mai prima di allora concesso a un artista in vita.

8.                   Nel grande salone centrale, attorno cui si impernia lesposizione, Le Grazie e la danza, la sezione dedicata al sensazionale confronto, mai proposto prima, tra i due celeberrimi capolavori, i due gruppi marmorei de Le Grazie dove Canova e Thorvaldsen hanno espresso meglio il proprio ideale di bellezza. Al concetto di grazia come movimento, varietà e sentimento del gruppo di Canova proveniente dallErmitage, Thorvaldsen risponde ribadendo il suo ideale austero di casta semplicità con Le Grazie con Cupido, dal Thorvaldsens Museum. Queste due opere sono circondate da una coreografia di quattro figure in cui Canova, Thorvaldsen e un loro seguace, Gaetano Matteo Monti, hanno rappresentato il motivo della danza, grande novità perché tema mai affrontato prima in scultura. 

9.                   I ritratti come specchio di unepoca ripercorre la vasta produzione ritrattistica in marmo di Canova e di Thorvaldsen, restituendo limmagine dei personaggi più in vista del tempo, sovrani, aristocratici, collezionisti, artisti e letterati che vollero farsi immortalare in sembianze idealizzate. Nonostante lidealizzazione, questi volti non appaiono freddi, ma animati da una straordinaria capacità di rendere la psicologia dei personaggi. 

10.               Altra tematica cara ai due scultori si trova esemplificata nella sezione Venere e il trionfo della bellezza. Canova, Thorvaldsen e il loro seguace Mathieu Kessels sono messi a confronto nella rappresentazione di Venere, la dea dellamore. Soprattutto Canova ha prediletto questo soggetto, rappresentando in diverse statue, leggermente diverse luna dallaltra, il motivo di Venere che uscendo dal bagno cerca di coprirsi da sguardi indiscreti. Intendeva così rendere lemozione che si prova ogni volta alla comparsa della bellezza. La dea di Canova appare più donna e quindi più sensuale rispetto a quella di Thorvaldsen che, nella sua nudità assoluta, rimane una divinità: una Venere vincitrice che, perfettamente immobile, esibisce trionfante il pomo della vittoria assegnatale nella celebre gara. 

11.               L’undicesima sezione, Amor vincit omnia. La rappresentazione dAmore, prende in esame uno dei temi più amati dalla scultura e dalla pittura tra Neoclassicismo e Romanticismo, ovvero quello di Amore o Cupido. Simbolo di grazia sensuale, bellezza intatta e innocente, con il corpo di un adolescente o di un bambino, la figura di Cupido offriva unoccasione di virtuosismo unica nella rappresentazione delle ali, che rendono queste immagini straordinariamente seducenti. Thorvaldsen e il suo seguace Wolff raffigurano Amore come una divinità vittoriosa e fiera del proprio trionfo, rendendo così la potenza di questo sentimento universale, dominante sulla vita e sul destino delluomo. Particolarmente apprezzati e richiesti sono stati i bassorilievi in cui Thorvaldsen ha saputo rendere con infinita grazia lantico mito di Amore bambino consolato da Venere o come emblema, insieme a Bacco o Anacreonte, delle stagioni, dove la bellezza giovanile è indagata insieme alle risorse allegoriche del mito, a simboleggiare che c’è sempre un tempo per amare. NellApollo che si incorona, esperimento giovanile di Canova eseguito nellatelier di Roma nel 1781-82 e conservato oggi al Getty Museum di Los Angeles, e nellApollino riscoperto di recente, si ritrova più accentuata lattenzione al movimento. In mostra anche le opere su tela di José Álvarez Bouquel, Francesco Hayez, C.F. Høyer, Mathieu Kessels, Joseph Paelinck, Julien de Parme, Emil Wolff. 

Sulla scia di Cupido, si inseriscono le due sezioni interamente dedicate ai soggetti prediletti dai due scultori: la dodicesima ad Amore e Psiche e la tredicesima ad Ebe. 

12.               Nella prima, Nel segno della grazia. Amore e Psiche, il tema viene declinato nelle opere su tela e in marmo di Giovanni Maria Benzoni, Agostino Comerio, François Pascal Simon Gérard, Felice Giani, Johan Tobias Sergel che incorniciano il celebre gruppo canoviano dellErmitage Amore e Psiche stanti insieme alla Psiche con il vaso di Thorvaldsen. L’abbraccio dei due amanti è reso nei due gruppi in marmo di Canova e Thorvaldsen in maniera molto diversa. Mentre nel primo la loro attenzione appare concentrata sulla farfalla, individuata come lemblema dellanima, nel secondo il loro sguardo è rivolto al vaso, identificato come oggetto misterioso ed elemento chiave del mito. Rispetto alla sensualità coinvolgente della creazione canoviana, lopera dello scultore danese appare caratterizzata da una grazia più distaccata. 

13.               Nella seconda, Figure in volo. Ebe coppiera degli dei, i lavori di Vincenzo Camuccini, Gavin Hamilton, John Gibson, Gaspare Landi, Pietro Tenerani offrono spunti di approfondimento dellEbe canoviana dellErmitage e dei tre lavori (statue e rilievi) di Thorvaldsen in cui compaiono Ebe, Ercole, Nemesi e Giove.

La figura di Ebe, identificata come simbolo di eterna giovinezza, non ha avuto, diversamente da Venere, Amore e Psiche, una tradizione iconografica che risalisse allantichità cui Canova e Thorvaldsen potessero ispirarsi. In epoca neoclassica Ebe ha avuto notevole fortuna in pittura soprattutto tra gli artisti inglesi come dimostra lesempio di Gavin Hamilton, considerato uno dei primi sostenitori di Canova. Rispetto alla straordinaria forza dinamica della statua di Canova seminuda e con le vesti trasparenti che il vento fa aderire al corpo, risalta limmobile castità della Ebe di Thorvaldsen, chiusa nella sua malinconica e spirituale bellezza. 

14.               Un capitolo a parte, I grandi mecenati. Napoleone e Sommariva, si sofferma sulla committenza dei due maestri: mecenati come Napoleone e la sua famiglia e il grande collezionista lombardo Giambattista Sommariva, che acquisì numerose statue di Canova ed ebbe da Thorvaldsen il suo capolavoro, Il trionfo di Alessandro in Babilonia, commissionato da Napoleone per il Quirinale ma poi eseguito per la villa di Tremezzo sul lago di Como. Grazie a Sommariva e ad altri committenti, entrambi gli artisti ebbero con Milano un rapporto privilegiato. Ritraendo Napoleone, Canova ha cercato di rendere il fascino delleroe, delluomo del destino, mentre Thorvaldsen ha divinizzato limperatore rappresentandolo come Giove con laquila. Sommariva è rappresentato nel magnifico ritratto di Prudhon ispirato a quelli di grandi collezionisti inglesi che si erano fatti ritrarre da Batoni insieme alle statue antiche ammirate a Roma.  

15.               Si prosegue sui temi cari a Thorvaldsen, con L’incanto delleterna giovinezza. Ganimede: il soggetto prediletto dal maestro, complementare a quello di Ebe, non è mai stato considerato da Canova. Il danese ne ha fatto limmagine al maschile di una bellezza adolescenziale simbolo di eterna giovinezza, sperimentando diversi modi di rappresentarlo, influenzando i pittori e gli scultori contemporanei, come nel caso delle opere di Camillo Pacetti, presentate in mostra. 

16.               L’eredità romantica. Il pastore errante riassume, con opere dedicate alla bellezza naturale e al carattere sentimentale dei soggetti arcadici e pastorali di Hippolyte Flandrin, John Gibson, Aleksandr Andreevic Ivanov e Bertel Thorvaldsen, leredità degli stilemi e dei modelli di universalità senza tempo del linguaggio di Canova e Thorvaldsen. Qui, alle sembianze più idealizzate di Ganimede, si sostituiscono quelle più naturali del Pastorello che nella versione della Manchester Art Gallery posa ancora sul suo piedistallo originale disegnato da Flaxman. Nel Fauno rappresentato dal migliore seguace di Thorvaldsen, Pietro Tenerani, seduce la verosimiglianza al vivo mentre suona una musica che sembra addolcire le sue membra. Allo stesso modo, il sonno conferisce un sentimento di malinconia alla figura abbandonata e sognante del pastore di Gibson. Lo stesso languore lo ritroviamo nel Giovane pastore dipinto da Flandrin, nostalgico di unArcadia perduta. 

17.               Rientra nel percorso espositivo, concludendolo, la splendida serie di 13 bassorilievi in gesso di Canova permanentemente esposti alle Gallerie dItalia e appartenenti alla collezione dellOttocento della Fondazione Cariplo. Essi immortalano scene mitiche e rappresentazioni di alcuni precetti della filosofia socratica.

——-

INFORMAZIONI UTILI

Apertura al pubblico:

25 ottobre 2019 15 marzo 2020

 

Sede:

Gallerie dItalia Piazza Scala

Piazza della Scala, 6 Milano

 

Orari:

dalle 09.30 alle 19.30 (giovedì chiusura alle ore 22:30)

Chiuso lunedì

 

Ingresso

Biglietto: intero 10 euro, ridotto 8 euro, ridotto speciale 5 euro

Gratuità: convenzionati, scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese

Nellambito del progetto #canovamilano per le due mostre “Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna” alle Gallerie dItalia e “Canova. I volti ideali” alla Galleria d’Arte Modena (GAM), è prevista una riduzione reciproca: il biglietto dingresso della prima mostra visitata dà diritto allingresso ridotto alla seconda esposizione.

———

Informazioni

numero verde 800.167619

info@gallerieditalia.com

www.gallerieditalia.com

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Most Popular