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Dittico “Noi, due, quattro…” / “Pagliacci”

Novità e tradizione in scena al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

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Foto di Cristina Andolcetti

A partire da venerdì 13 settembre, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ha deciso di accorpare novità e tradizione con la prima rappresentazione assoluta dello spettacolo “Noi, due, quattro” e quella conosciuta, senza tempo, di “Pagliacci” in occasione del centenario dalla morte di Ruggero Leoncavallo. Osservando la prima delle due opere è difficile non trovarla drammaticamente pertinente alla nostra realtà, soppiantata dagli schermi di tablet, smartphone e computer che, più che accorciare le distanze, le fortificano. La musica di Riccardo Panfili e la regia di Elisa Fuksas costruiscono infatti una dimensione comunicativa illusoria, per la quale viene persino messa in dubbio l’odierna natura dei rapporti umani. Niccolò ed Eva sono una coppia sposata, presumibilmente felice, fino a quando una sera Eva non spinge il marito a iscriversi a un sito di incontri, “Noi”, e a camuffare le rispettive identità. Nonostante la titubanza iniziale, Niccolò accondiscende al desiderio della moglie e intraprende la conoscenza di Maria, di cui si innamorerà a tal punto da volerla incontrare (purtroppo senza successo). Se questo esperimento di tolleranza al tradimento funziona però per Eva, che finirà a propria volta per lanciarsi tra le braccia di un altro uomo, Niccolò si ritroverà completamente solo perdendo entrambe le sue compagne di vita: quella reale e quella virtuale.

Proporre due testi inediti, uno musicale e uno letterario, per un genere dalla tradizione consolidata è senz’alcun dubbio un’impresa difficile da conseguire oggigiorno. Possiamo affermare che Panfili ci sia riuscito offrendo agli interpreti uno sfondo melodico piacevole e dalle evocazioni cinematografiche, a momenti poco amalgamato con la stessa componente vocale. Per quanto riguarda quest’ultima spicca il timbro solido e ben proiettato di Paolo Antognetti (Niccolò Antognetti), cui si affianca Federica Giansanti (Eva), mezzosoprano dalla voce cristallina, più sicura nel registro acuto che in quello basso. A Costanza Fontana dobbiamo la restituzione del personaggio di Maria, non presente sul palcoscenico, ma perfettamente udibile dalla buca dell’orchestra per il timbro limpido e omogeneo; infine non possiamo non nominare il giovane solista del Coro delle Voci Bianche del Maggio Musicale Fiorentino, presentatosi al pubblico nei panni di Lucio, figlio della coppia protagonista.

Elisa Fuksas si è affidata a Saverio Santoliquido per la costruzione di una scenografia in bilico tra materialità e immaterialità, fondata sull’utilizzo di immagini simboliche e richiamanti la fragile natura umana; tentata dalla seduzione e dal concetto di libertà. Interposta tra uno schermo – su cui vengono proiettate le suddette immagini – e l’altro lato del palcoscenico – prevalentemente occupato dalla testa della Statua della Libertà – è di fatto visibile una struttura rotante, ogni cui movimento scandisce i cambiamenti di scena (la camera da letto di Niccolò ed Eva, forse il luogo di lavoro del primo, la spa di un hotel), misuratamente vivificati dalle luci di Valerio Tiberi.

Il rapporto dialettico tra realtà e finzione, tra teatro della vita e Teatro, quindi tra finito (o almeno destinato a finire) e ciò che non lo è (perché destinato a essere interpretato e rappresentato in eterno) invade il palcoscenico di entrambi gli spettacoli, senza però consentire alla novità di surclassare la tradizione in materia di rottura della “quarta parete” e di irruzione della cruda quotidianità nella patinata scena teatrale. Sappiamo che Leoncavallo trasse ispirazione per il suo dramma da un fatto di cronaca nera, un delitto passionale, avvenuto a Montalto Uffugo.

Prestando particolare attenzione alla tormentata e vorticosa musicalità dell’opera si può notare come il musicista si sia adoperato per restituire al suo pubblico la sfaccettata psicologia, nonché lenta trasformazione di Canio in assassino. Il tenore Angelo Villari domina la scena per volume, tecnica vocale e interpretazione attoriale svelando progressivamente ciò che si cela sotto la maschera del protagonista. Al suo fianco, Valeria Sepe tratteggia una Nedda decisa, coraggiosa nel prendere in mano il proprio destino; vocalmente più incisiva nei pezzi d’insieme che in quello solistico. Il Tonio di Devid Cecconi ha grottescamente distratto il pubblico dall’incombente aura tragica del dramma grazie a un timbro tanto robusto quanto elastico e graffiante. A questi si accompagnano la corposa sonorità del Silvio di Leon Kim, anche se fin troppo statico scenicamente; e la vellutata, sostenuta vocalità di Matteo Mezzaro, efficace interprete della purezza di Beppe. La metascenografia di Federica Paolini ci regala uno squarcio di vita arrangiata, improvvisata e precaria – come i praticabili o i tendaggi che vengono sollevati e riabbassati all’inizio e alla fine dello spettacolo nello spettacolo – investendo i doppi spettatori (quelli sul palcoscenico e quelli in sala) della magia, che nasce solo in teatro: quella dell’immaginazione.

Entrambe le rappresentazioni sono state passionalmente dirette dalla bacchetta di Valerio Galli, rispettosa delle finalità drammaturgiche dei testi. Alla fine delle recite, sono seguiti applausi contenuti per la prima e decisamente calorosi per la seconda, nello specifico per il tenore Angelo Villari.

(L’articolo si riferisce alla recita del 25 settembre 2019)

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Credits

Noi, due, quattro…

Opera in un unico atto

Musica di Riccardo Panfili

Libretto di Elisa Fuksas

Commissione del Maggio Musicale Fiorentino

Regia e libretto Elisa Fuksas

Scene Saverio Santoliquido

Costumi Angela Giulia Toso

Luci Valerio Tiberi

Niccolò Paolo Antognetti

Eva Federica Giansanti

Lucio Solista del Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino

Maria Costanza Fontana

Mattia Giacomo Dominici

Voci bianche

Solista del Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

***

Pagliacci

Opera lirica in due atti

Musica e libretto di Ruggero Leoncavallo

In coproduzione con il Teatro Carlo Felice di Genova

Maestro concertatore e direttore Valerio Galli

Regia Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi

Scene Federica Parolini

Costumi Agnese Rabatti

Luci Luigi Biondi riprese da Vincenzo Apicella

Nedda Valeria Sepe

Canio Angelo Villari

Tonio Devid Cecconi

Beppe Matteo Mezzaro

Silvio Leon Kim

Un contadino Vito Luciano Roberti

Un altro contadino Leonardo Melani

Orchestra, Coro e Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

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