Spazio al teatro italiano dal 15 al 20 ottobre al Mattatoio con Anni Luce, la sezione del Romaeuropa Festival, curata da Maura Teofili (per una collaborazione con Carrozzerie | n.o.t), volta a descrivere i paesaggi più frastagliati del presente e a immaginare futuri possibili.
«Lo sguardo degli artisti che “Anni Luce” sta seguendo e che propone in questa edizione batte e abbatte la porta di casa nostra; di cosa siamo, di cosa stiamo diventando, di cosa non possiamo rassegnarci ad essere o diventare» spiega Maura Teofili «Quattro voci diverse, partendo da punti di indagine lontani e personalissimi ci richiamano alle connotazioni di un’epoca in cui siamo tenuti alla corda (…). Questa terza edizione di Anni Luce apre prospettive future seguendo la natura originale e primigenia della rassegna e, al contempo, affronta per la prima volta degli importanti ritorni dando seguito ad alcuni percorsi su cui è stato messo l’accento nelle edizioni passate».
Torna in scena il 15 e il 16 ottobre Liv Ferracchiati con la sua nuova produzione Commedia con schianto. Struttura di un fallimento tragico. La riflessione che l’artista ha condotto attraverso la sua Trilogia sull’Identità presentata lo scorso anno al REf, lascia spazio ad un’indagine sui processi di scrittura, ad una satira sull’attuale sistema teatrale italiano, alla fotografia di una generazione senza padri che sta costruendo il suo futuro su un vuoto di senso. Un giovane autore per trovare l’ispirazione utile alla stesura del suo nuovo testo si rivolge alla sua quotidianità sovrapponendo finzione e realtà. Ma il rivelare tutto di sé lo conduce ad una terribile crisi che combatte mangiando pere. «Mi interessano le “piccole narrazioni” perché mi pare di cogliere nel quotidiano delle istantanee tragedie che altrimenti andrebbero perse. Negli episodi apparentemente di poco conto, a seconda di come guardi, puoi vederci contenuta l’intera pienezza della vita e questo solleva le piccole narrazioni, personali o meno, al livello dell’epico. Nel caso di “Commedia” l’introduzione di fatti inverosimili e la mia predisposizione allo scherzo mostra queste tragedie istantanee in una prospettiva comica. Ho sempre osservato la realtà, anche e soprattutto quando era opprimente, con un filtro ironico» afferma Ferracchiati.
Il rapporto con la realtà e con l’attualità è il cuore dello spettacolo Libya. Back Home, della compagnia La Ballata dei Lenna (per la prima volta al REf e ad Anni Luce il 15 e il 16 ottobre). Miriam Salima Fieno, attrice della compagnia, ricostruisce le tracce delle sue origini libiche. Durante la sua ricerca, attraverso i social network, incontra Salem un cugino libico di cui non conosceva l’esistenza, l’iracheno Haidar, ex professore di inglese all’università di Tripoli e Khalifa Abo Khraisse, giornalista e documentarista, corrispondente da Tripoli per Internazionale e altre testate sulle quali racconta il conflitto politico in atto nel paese. A raccogliere questa ricerca è la regista Paola Di Mitri: «La mia scelta registica è stata quella di seguire Miriam nel suo processo di ricerca, indicandole alcuni percorsi e documentando il più possibile quello che il tempo ci stava svelando. Ho cercato di prestare fede agli eventi, pur seguendo una struttura drammaturgica con un’arcata narrativa estremamente precisa ma, allo stesso tempo, aperta a tutto ciò che ha deviato la mia previsione degli eventi. (Come ad esempio l’inizio della guerra civile in Libia lo scorso aprile). Il lavoro mostra la ferita dell’indagine in maniera fedele per come sono andati realmente i fatti».
Sul tema dell’identità, questa volta dalla prospettiva di un gruppo di adolescenti, riflette anche Dante Antonelli in Atto di Adorazione in scena in prima assoluta dal 18 al 20 ottobre. Attingendo liberamente dalla produzione giovanile dell’autore giapponese Yukio Mishima il regista utilizza musica dal vivo, parola e movimento per raccontare i desideri, le aspirazioni, le sconfitte di un gruppo di ventenni che s’incontrano in un parco per sentirsi liberi da vincoli familiari e sociali, per gridare la loro rabbia, esplorare la propria identità sessuale, rivendicare il diritto di esistere oggi e domani. «Quello con Mishima è stato un incontro, come fosse avvenuto nella realtà, casuale, improvviso, prima un libro, poi un altro, poi ancora, per molti giorni e mesi e ancora non è finito. Un incontro appunto, come quello con i performer che sono in scena in questo Atto, incontro che è diventato dialogo, confronto, un modo di leggere la realtà insieme e una scrittura scenica e drammaturgica frutto di questi incontri; non tanto un racconto sul tema della gioventù quanto il racconto di questi giovani. Coraggiosi senza dubbio, incoscienti e ambiziosi, pieni di contraddizioni e incompresi, incompiuti loro stessi in certo senso, sono i figli diretti dei giovani che ci ha voluto raccontare Yukio Mishima: lacerati e fragili, pieni di ferite inspiegabilmente profonde, sono disposti a tutto pur di vincere il dolore e vivere le loro vite, con lo slancio spirituale di chi può davvero cambiare forma al mondo come lo ha ereditato, morire per un’idea e per essa combattere con tutte le forze».
Sempre dal 18 al 20 ottobre è la compagnia Industria Indipendente (Erika Z. Galli e Martina Ruggeri) con Lullaby – Tragedia Aerobica (presentato in prima assoluta ad Anni Luce) a proiettare la storia dei ventenni di oggi in un futuro immaginario e distopico: nel 2059 il mondo sembra un luogo giusto. Inerti, iper-connessi, dediti al piacere o alla produzione quella generazione di giovani un tempo data per spacciata si gode la vecchiaia all’interno dei tanti centri Lullaby diffusi nel continente fino a quando per un gruppo di questi non si apre la possibilità di un’azione capace di restituire la sensazione di essere radicati in un presente; un presente che per la prima volta gli appartiene. In scena Marco Covicchioli, Ermanno De Biagi, Francesca Mazza, Emanuela Villagrossi danno voce ai giovani di oggi e al loro possibile futuro: «La tragedia di Lullaby è una tragedia in minore, intima, privata, futile, effimera, inscritta nelle menti e nei corpi di un gruppo di ex-giovani divenuti vecchi, malgrado tutto. È la tragedia aerobica di chi sente la necessità, l’urgenza, mai avvertita forse prima, di compiere uno sforzo, di mettere in comune se stesso nel correre un rischio, di accettare la sfida non solo di un fallimento ma del dover rinunciare a qualcosa di sé nel momento in cui si costituisce un noi. (…) Questo lavoro per noi rappresenta un’occasione speciale ed è lo stesso cuore del lavoro che vive nella verità della distanza generazionale tra noi e i/le performer. È una possibilità che ci siamo date di abitare un tempo con un gruppo di persone con cui condividere uno spazio presente e una tensione verso un futuro, ma con un diverso passato» raccontano le due autrici e registe.
Completa Anni Luce, infine, l’incontro ad ingresso gratuito Cartoline da Tripoli realizzato il 16 ottobre alle ore 18.30 in collaborazione con Internazionale: un approfondimento sull’attuale situazione libica in dialogo con la compagnia La Ballata dei Lenna, con Francesca Sibani – giornalista di Internazionale e dal 2011 responsabile delle pagine di Africa e Medio Oriente del settimanale – e Khalifa Abo Khraisse, scrittore, giornalista e cineasta libico nato nel 1983 a Tripoli e corrispondente per Internazionale per il quale cura la rubrica Cartoline da Tripoli e realizza reportage tra la Libia e l’Italia.