Uno dei testi emblematici della letteratura teatrale del Novecento, il capolavoro di uno dei più grandi maestri del secolo scorso, creatore di un genere essenziale come quello del teatro epico. Con Madre Courage e i suoi figli Bertolt Brecht segna un’epoca, fuggiasco dalla patria tedesca perché ebreo in quel 1938 che preannuncia già l’orda di morte e distruzione della Seconda guerra mondiale. Il sentore del conflitto che di lì a breve scoppierà è insito nel testo, sebbene questo sia ambientato nel lontano Seicento funestato dalla guerra dei trent’anni tra cattolici e protestanti. Prodotto dalla Società per Attori, la Fondazione Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Napoli Teatro Festival Italia, Madre Courage e i suoi figli viene portato in scena dal regista e curatore della drammaturgia musicale Paolo Coletta, che per vestire i panni dell’emblematica protagonista sceglie una delle migliori attrici italiane della sua generazione, Maria Paiato. La sua Madre Courage è fulcro e seme di tutta la rappresentazione, accoglie e ingloba tutti i personaggi in scena, verve da burattinaia e maniaca del controllo a cui la sorte infliggerà più sconfitte che gioie.
Nessuna connotazione spazio temporale nella versione di Coletta, il dramma brechtiano si scontorna di una precisa dimensione contestuale lasciando allo spettatore la possibilità di interpretare la vicenda come simbolo e segno di una guerra universale, una qualunque delle tante che oggi infuriano nel mondo seminando povertà e mietendo vittime innocenti. Forse è per questo che il classico carretto, bottega e casa di Madre Courage, non viene mai portato in scena, su un palcoscenico vuoto ad eccezione di uno scuro piano inclinato con al centro una metafora nuda e cruda della guerra, un grande foro di proiettile che conferisce allo spazio connotazioni diverse a seconda delle scene con il sapiente gioco di luci di Michelangelo Vitullo.
Non serve altro per Coletta per rappresentare un dramma in cui il testo gioca un ruolo fondamentale, dipanando una vicenda che si sviluppa durante gli anni della guerra tra cattolici e protestanti che fa da sfondo alla vicenda umana e personale di Madre Courage, che vedrà i suoi figli andar via uno ad uno proprio a causa del suo mezzo di sostentamento, la stessa guerra. La guerra da, la guerra toglie, e questa dualità metaforica è efficacemente resa scenicamente dall’effetto ottico che riflette sul nero piano inclinato i profili dei personaggi, specchio e ombra della cruda realtà. Corpo e parola viaggiano su un unico piano arricchito dall’apporto della musica, anche eseguita dal vivo e accompagnata dalla voce viva dei protagonisti. Uno spettacolo ben confezionato, un’intensa e accorata Maria Paiato, un brillante cast e un importante, oggi essenziale, messaggio che travalica i confini temporali per imporsi oggi più potente che mai.