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I soliti ignoti

Dal 25 febbraio al 1° marzo al Teatro della Pergola, Firenze

I soliti ignoti
Foto di Lanzetta Capasso

produzione Gli Ipocriti – Melina Balsamo

con Vinicio Marchioni, Massimo De Santis

adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli

tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli

e con Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi

scene Luigi Ferrigno

costumi Milena Mancini

luci Giuseppe D’Alterio

musiche Pino Marino

regia Vinicio Marchioni

Durata: 2h, intervallo compreso.

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Al Teatro della Pergola, dal 25 febbraio al 1° marzo, Vinicio Marchioni dirige e interpreta con Massimo De Santis I soliti ignoti, la prima versione teatrale del mitico film di Mario Monicelli. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati arrivano in scena rituffandoci nell’Italia povera, ma vitale del secondo dopoguerra.

«La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia – afferma Marchioni – voglio restituire a teatro l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza».

Uscito nel 1958, I soliti ignoti è diventato con il tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo. L’adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli è fedele alla sceneggiatura originale, senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana. Uno spettacolo divertente ed emozionante.

La produzione è Gli Ipocriti – Melina Balsamo.

Giovedì 27 febbraio, ore 18, Vinicio Marchioni, Massimo De Santis e la Compagnia, incontrano il pubblico. Coordina Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

I soliti ignoti è un vero e proprio film cult, caposaldo della commedia all’italiana, capolavoro di tempi e regia di Mario Monicelli, che nel 1958 mise insieme Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Totò, Claudia Cardinale (ancora giovanissima e sconosciuta), con Tiberio Murgia, Memmo Carotenuto, Carlo Pisacane, Carla Gravina. Tutti sulla sceneggiatura firmata da Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli e dallo stesso Monicelli. Il film, oggi nella lista delle 100 pellicole italiane da salvare, conquistò due Nastri d’argento, arrivando fino alla candidatura per l’Oscar al miglior film straniero.

Adesso arriva al Teatro della Pergola, dal 25 febbraio al 1° marzo, nella prima versione teatrale diretta e interpretata da Vinicio Marchioni con Massimo De Santis. Insieme a loro ci sono Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi. L’adattamento teatrale è di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Milena Mancini, le luci di Giuseppe D’Alterio, le musiche di Pino Marino. La produzione è Gli Ipocriti – Melina Balsamo.

«Ci sono dei film che segnano l­a nostra vita e I soliti Ignoti, per me, è uno di questi», scrive Vinicio Marchioni nelle note di regia, «come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di ladri scalcinati. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato. Spero che gli spettatori», continua, «possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili».

Vinicio Marchioni è il Tiberio Braschi che fu di Marcello Mastroianni. Massimo De Santis è il Giuseppe Baiocchi, detto “Peppe er Pantera”, che fu di Vittorio Gassman. Augusto Fornari è il Cosimo Proietti di Memmo Carotenuto, Salvatore Caruso è il Pierluigi Capannelle di Carlo Pisacane, Vito Facciolla è il Michele Nicosia detto “Ferribotte” di Tiberio Murgia, Antonio Grosso è il Mario Angeletti di Renato Salvatori, Ivano Schiavi è il Dante Cruciani di Totò, Marilena Annibali interpretata il doppio ruolo di Carmelina Nicosia, che fu di Claudia Cardinale, e di Nicoletta, che fu di Carla Gravina.

«Il mio personaggio è uno squattrinato come tutti i personaggi che si ritrovano nella commedia», racconta Massimo De Santis ad Angela Consagra sul foglio di sala dello spettacolo, «è un pugile un po’ suonato che ci prova in tutte le maniere, ma che non riesce a farne una buona. Lui si atteggia però a grande pugile e a grande tombeur de femmes, mentre quotidianamente si trova a lottare per un pezzo di pane e finisce coinvolto in questa avventura collettiva. Anzi», precisa, «è questo personaggio a prendere il sopravvento: è lui stesso a mandare avanti la banda, cercando anche di non far deprimere gli altri di fronte ai vari fallimenti, fino a quello che sarà poi il fallimento finale. Lo spettacolo è corale», conclude De Santis, «ma spetta a “Peppe er Pantera” fare da collante a tutta questa banda di disperati, sulla falsariga del grande film di Monicelli».

I soliti ignoti è una storia bel­a e necessaria, che ci par­la del presente immergendoci nel passato.

«Il testo è utile per riflettere e capire da dove arriviamo noi come identità di italiani», spiega Vinicio Marchioni ad Angela Consagra, «vedere come eravamo per capire, invece, verso dove ci stiamo orientando. Una delle chiavi del successo di questo spettacolo è data proprio dal riconoscimento di questa storia: il pubblico si rivede nel racconto, sorride dei difetti che tutti noi italiani abbiamo. Tutto è accompagnato dall’ironia», prosegue, «si ride tanto in questo spettacolo, ed è per me un’esperienza molto bella perché mi cimento per la prima volta sia come attore, sia come regista, in una commedia vera. Il fatto di rivedersi in certi difetti rappresentati in scena, ridendone senza giudicarli, penso che sia una delle necessità più grandi che abbiamo oggi», conclude Marchioni, «recuperare un po’ di ironia e leggerezza: questo è l’obiettivo».

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APERTA MALINCONIA

interviste di Angela Consagra

Vinicio MARCHIONI

Dopo aver messo in scena Uno Zio Vanja arrivare a questo allestimento teatrale de I soliti ignoti è stata più una prosecuzione naturale o una sfida?

«Un po’ tutte e due le cose, nel senso che senza la frequentazione di Čechov non avrei avuto la leggerezza necessaria per affrontare un tipo di commedia come I soliti ignoti. Questo spettacolo rappresenta per me un volo pindarico, perché abbiamo lavorato partendo dalla sceneggiatura del film e non adattando un testo teatrale come è accaduto per Zio Vanja. I soliti ignoti è un’opera che è sedimentata nell’immaginario collettivo, il film è talmente connaturato in noi tutti che sarebbe stato un tradimento imperdonabile stravolgerlo. Il Paese che viene raccontato nel film, quei personaggi e quel grado di cialtronaggine, se vuoi anche il livello di fame e di crisi, il fatto anche di fregarsi l’uno con l’altro, sono dei tratti distintivi del nostro DNA. Generalizzando, come tipologia del racconto di noi stessi siamo ancora fermi al Cinquecento e alla Commedia dell’Arte: la divisione in feudi o in casate alla fine non è sparita del tutto. E anche se sono passati settant’anni dal racconto di quel film di Monicelli, l’italiano medio è rimasto sempre quello. Dalla Commedia dell’Arte in poi, quei personaggi ritornano in ogni cosa che riguarda l’Italia. Nella mia idea ho cercato di trattare ognuna di queste figure dando un ruolo assolutamente definito, da Commedia dell’Arte».

Nel film quei personaggi hanno delle debolezze, rappresentano la povertà, però non si arrendono mai…

«Uno dei miei impegni è stato cercare di far provare al pubblico le stesse sensazioni che io avevo sentito rivedendo il film; quando finisci di vedere certi film della Commedia all’italiana rimane in te, in quanto spettatore, una sorta di malinconia aperta: una vena di tristezza, che induce però al sorriso. Il testo è utile per riflettere e capire da dove arriviamo noi come identità di italiani, vedere come eravamo per capire, invece, verso dove ci stiamo orientando. Una delle chiavi del successo di questo spettacolo è data proprio dal riconoscimento di questa storia: il pubblico si rivede nel racconto, sorride dei difetti che tutti noi italiani abbiamo. Tutto è accompagnato dall’ironia: si ride tanto in questo spettacolo, ed è per me un’esperienza molto bella perché mi cimento per la prima volta sia come attore, sia come regista, in una commedia vera. Il fatto di rivedersi in certi difetti rappresentati in scena, ridendone senza giudicarli, penso che sia una delle necessità più grandi che abbiamo oggi. Recuperare un po’ di ironia e leggerezza: questo è l’obiettivo».

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Massimo DE SANTIS

Il suo personaggio, Giuseppe Baiocchi detto “Peppe er Pantera”, nel film di Monicelli era interpretato dal grandissimo Vittorio Gassman…

«Il mio personaggio è uno squattrinato come tutti i personaggi che si ritrovano nella commedia; è un pugile un po’ suonato che ci prova in tutte le maniere, ma che non riesce a farne una buona. Lui si atteggia però a grande pugile e a grande tombeur de femmes, mentre quotidianamente si trova a lottare per un pezzo di pane e finisce coinvolto in questa avventura collettiva. Anzi, è questo personaggio a prendere il sopravvento: è lui stesso a mandare avanti la banda, cercando anche di non far deprimere gli altri di fronte ai vari fallimenti, fino a quello che sarà poi il fallimento finale. Si tratta comunque di un personaggio simpatico, veramente un ‘re dei cialtroni’, un ruolo che rispecchia quel tipo di Italia: l’Italia dell’improvvisazione, del non avere nulla da perdere, ma che cerca a ogni costo di risolvere le situazioni. Lo spettacolo è corale, ma spetta a “Peppe er Pantera” fare da collante a tutta questa banda di disperati, sulla falsariga del grande film di Monicelli. Chiunque voglia fare l’attore in Italia deve necessariamente confrontarsi con dei mostri sacri come erano gli attori di quegli anni: Gassman, Mastroianni, Sordi, Manfredi… Questi nomi costituiscono il retaggio di riferimento per tutti noi attori».

Dal punto di vista dell’interpretazione attoriale, quanto è difficile riuscire a ottenere l’effetto comico in scena?

«Per quanto mi riguarda, sotto il profilo attoriale, penso assolutamente che sia molto più difficile far ridere piuttosto che commuovere gli spettatori durante un’interpretazione drammatica. È l’effetto comico che travolge lo spettatore, rendendo ogni rappresentazione complessa e misteriosa al tempo stesso. Come attore, per raggiungere l’effetto comico bisogna riuscire a trovare questo sentimento nella propria interiorità e possedendo un ritmo particolare, all’interno di se stessi. L’aspetto più importante è comunque cercare di divertirsi portando avanti questo ruolo talmente leggendario, soltanto così il pubblico riderà insieme a te. Del resto, il teatro è essenzialmente vita, la linfa vitale di noi attori e senza la presenza del pubblico non potremmo mai esistere. L’energia che in sala arriva dal pubblico sul palcoscenico è veramente qualcosa di incredibile, il rapporto che si instaura tra attore e lo spettatore è sempre qualcosa di magico e di assolutamente vitale».

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Biglietti

Intero

Platea 37€ – Palco 29€ – Galleria 21€

Ridotto Over 60

Platea 33€ – Palco 26€ – Galleria 18€

Ridotto Under 26

Platea 22€ – Palco 18€ – Galleria 13€

Ridotto Soci Unicoop Firenze

Platea 30€ – Palco 24€ – Galleria 17€

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Biglietteria

Via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.

Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30.

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