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Le opere del Teatro alla Scala ogni mattina su Rai5

Dal 6 aprile 5 titoli dal lunedì al venerdì più uno il mercoledì sera; si comincia con "Pagliacci" e "Cavalleria Rusticana" diretti da Harding. E su RaiPlay proseguono le opere on demand, una al giorno: la library supera i 15 titoli disponibili

Teatro alla Scala
Foto di Brescia e Amisano

Dal 6 aprile la rinnovata collaborazione tra il Teatro alla Scala e la Rai per offrire ogni giorno occasioni di visione e d’ascolto agli appassionati si fa ancora più intensa, con un palinsesto ancora più ricco: per quattro settimane Rai5 trasmette un’opera al giorno dal lunedì al venerdì alle 10:00; ogni mercoledì si aggiunge una seconda opera alle 21:15 per un totale di sei titoli alla settimana oltre alle produzioni scaligere già previste nel palinsesto. Si comincia lunedì 6 aprile con Pagliacci e Cavalleria rusticana diretti da Harding.

Continua sulla piattaforma RaiPlay (www.raiplay.it) la pubblicazione di uno spettacolo al giorno: 30 produzioni in gran parte inedite per il web. Ogni spettacolo resta visibile per un mese a partire dalla data di pubblicazione: oltre allo spettacolo del giorno gli utenti possono scegliere di vedere una qualsiasi delle opere rese disponibili nei 30 giorni precedenti. Sono già 15 i titoli disponibili.

Di seguito il calendario della settimana da lunedì 6 a domenica 12 aprile.

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo sono sempre quelli del Teatro alla Scala.

Raccomandiamo di verificare sul sito o sui social media del Teatro alla Scala e della Rai eventuali variazioni e aggiornamenti.

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Il Calendario

Lunedì 6 aprile

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Giuseppe Verdi, Giovanna d’Arco

Direttore Riccardo Chailly, regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier, scene di Christian Fenouillat, costumi di Agostino Cavalca. Con Anna Netrebko, Francesco Meli, Carlos Álvarez, Dmitry Beloselskiy. Teatro alla Scala, 2015. Inaugurazione della Stagione 2015/2016.

Giovanna d’Arco occupa una posizione importante nella produzione giovanile di Verdi, che nel 1845 la definisce “La migliore delle mie opere senza eccezione e senza dubbio”: la prima aveva avuto luogo al Teatro alla Scala il 15 febbraio 1845 e il caloroso successo di pubblico è testimoniato dall’elevato numero di rappresentazioni, 17, e dalla popolarità del valzerino intonato dagli spiriti maligni, che diventa un tormentone degli organetti da strada milanesi. Pure la povertà dell’allestimento sarà tra le ragioni della rottura tra Verdi e l’impresario Merelli, mentre la controversa figura di Giovanna (che sarà canonizzata solo nel 1920) insospettiva la censura. Giovanna d’Arco è, tra i titoli dei cosiddetti “anni di galera”, il più gravido di futuro, una partitura sperimentale che fa da cerniera tra le esperienze giovanili e la “trilogia popolare”. L’orchestrazione, curatissima, include fisarmonica, campane, sistri, arpe, un cannone e, nell’ultima romanza di Carlo, un sorprendente accompagnamento di corno inglese e violoncello solo. Inaugurando la Stagione 2015/2016 Riccardo Chailly rende piena giustizia alla partitura anche grazie a un cast sontuoso che comprende Anna Netrebko Francesco Meli e Carlos Álvarez, mentre la regia simbolica di Moshe Leiser e Patrice Caurier si illumina di memorabili colpi di scena, tra cui l’apparizione della cattedrale di Reims.

Rai 5 ore 10:00 circa

Pagliacci di Ruggero Leoncavallo / Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni

Direttore Daniel Harding, regia di Mario Martone, scene di Sergio Tramonti, costumi di Ursula Patzak, con Oksana Dyka, José Cura, Ambrogio Maestri, Luciana D’Intino, Yonghoon Lee e Claudio Sgura. Teatro alla Scala, 2011.

Il cosiddetto Verismo è parte integrante della tradizione operistica italiana, e alcuni titoli restano tra i più amati dal pubblico. Fu un direttore coltissimo e di gusto indubbio come Gianandrea Gavazzeni a farsi primo paladino dei valori musicali e teatrali di questi autori. In anni più recenti Mario Martone ha offerto letture registiche improntate a concisione ed efficacia drammatica, proprio a cominciare dal dittico scaligero del 2011 in cui ogni bozzettismo è bandito a favore della scarna ineluttabilità dell’azione. Una visione che rispecchia l’elegante direzione di Harding, in cui retorica ed eccessi sentimentali sono prosciugati in una lettura tragica che tiene conto del contesto internazionale dell’epoca ma innanzitutto di valori schiettamente musicali. Generosa la distribuzione vocale con Oksana Dyka e José Cura protagonisti di Pagliacci e Luciana D’Intino e Yonghoon Lee di Cavalleria.

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Martedì 7 aprile 

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Wolfgang Amadeus Mozart, La finta giardiniera

Direttore Diego Fasolis, regia di Frederic Wake-Walker. Con Hanna-Elisabeth Müller, Anett Fritsch, Bernard Richter, Giulia Semenzato e Mattia Olivieri. Teatro alla Scala, 2018. 

Con La finta giardiniera diretta da Diego Fasolis il progetto di esecuzione di opere del Settecento su strumenti originali con la compagine barocca sorta in seno all’Orchestra ha affrontato (alla Scala ma anche in tournée in Cina) il primo titolo mozartiano dopo un programma dedicato finora solo a Händel. Mozart compone il “dramma buffo” La finta giardiniera a 19 anni per Monaco di Baviera. Alla Scala, dove si ricordava solo un’esecuzione alla Piccola Scala nel 1970 con Zoltán Peskó e la regia di Filippo Crivelli, viene presentato lo spettacolo del Festival di Glyndebourne che nel 2014 ha rivelato il talento di Frederic Wake-Walker, giovane regista britannico che alla Scala ha realizzato anche una nuova produzione de Le nozze di Figaro. Il cast comprende alcune delle migliori voci della nuova generazione di cantanti (e attori) mozartiani: Hanna-Elisabeth Müller, Anett Fritsch, Bernard Richter, Giulia Semenzato e Mattia Olivieri.

Rai5 ore 10:00 circa

Gioachino Rossini, Il viaggio a Reims

Direttore Ottavio Dantone, regia di Luca Ronconi, scene di Gae Aulenti, costumi di Giovanna Buzzi. Con Patrizia Ciofi, Daniela Barcellona, Juan Francisco Gatell, Nicola Ulivieri.

Teatro alla Scala, 2009.

Di tutte le produzioni della Rossini renaissance, Il viaggio a Reims resta tra le più leggendarie. La partitura che si credeva perduta fu ritrovata nel 1977 nella biblioteca di Santa Cecilia; l’edizione critica a cura di Janet Johnson e Philip Gossett rese possibile la prima moderna al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1984 in uno spettacolo storico che, con alcune modifiche, venne ripreso alla Scala l’anno seguente. Dirigeva allora Claudio Abbado, con un cast che riuniva le migliori voci rossiniane degli anni ’80. Lo spettacolo ingegnoso e irresistibile con cui Luca Ronconi e Gae Aulenti hanno trasformato in punti di forza le debolezze della drammaturgia è stato ripreso nel 2009 con la direzione di Ottavio Dantone e un cast rinnovato in cui spiccano Annick Massis, Carmela Remigio, Patrizia Ciofi e Daniela Barcellona.

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Mercoledì 8 aprile

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Giuseppe Verdi, La traviata

Direttore Daniele Gatti, regia e scene di Dmitri Tcherniakov, costumi di Dmitri Tcherniakov e Elena Zaytseva. Con Diana Damrau, Piotr Beczala, Zeljko Lucic e Mara Zampieri.

Inaugurazione Stagione 2013/2014.

Giuseppe Verdi nasceva a Roncole di Busseto il 10 ottobre 1813. In occasione del bicentenario della nascita la Scala inaugurava la Stagione con La traviata. Titolo iconico e sempre delicato alla Scala, dove lo spettacolo leggendario diretto da Giulini con la Callas e la regìa di Visconti sembrava aver creato un incantesimo rotto solo da Muti con lo spettacolo fastoso e tradizionale di Liliana Cavani. Non stupisce quindi che il tentativo di Dmitri Tcherniakov di dare al capolavoro più contemporaneo di Verdi una lettura contemporanea suscitasse riserve e contestazioni, dando comunque l’occasione per un dibattito forse non inutile. Attuale ma al riparo dalle contestazioni il versante musicale, con Daniele Gatti sul podio e un cast internazionale dominato dalla vocalità infallibile di Diana Damrau. Memorabile anche il cameo di Mara Zampieri, non domestica ma confidente in momenti di solidarietà femminile che restano tra le idee più valide della regia.

Rai5 ore 10:00 circa

Giuseppe Verdi, Simon Boccanegra

Direttore Daniel Barenboim, regia di Federico Tiezzi, scene di Antonio Bisleri, costumi di Giovanna Buzzi. Con Plácido Domingo, Anja Harteros, Fabio Sartori, Ferruccio Furlanetto.

Teatro alla Scala, 2010.

Simon Boccanegra è tra i titoli verdiani più identificati con la Scala. In tempi di discordi posizioni critiche fu Gianandrea Gavazzeni a farsene paladino; il 7 dicembre 1971 Claudio Abbado e Giorgio Strehler firmarono uno spettacolo storico che contribuisce a formare l’identità del Teatro. Partitura densa e ombrosa, Simon Boccanegra è una sfida per ogni direttore: Daniel Barenboim la assume con autorità musicale e senso tragico nel 2010 contando in palcoscenico sulla forza carismatica di Plácido Domingo che nella parte del protagonista tornava alla Scala come baritono. Con lui un cast inappuntabile formato da Anja Harteros, Fabio Sartori e Ferruccio Furlanetto. Federico Tiezzi immagina per quest’opera eminentemente politica uno spettacolo elegante ed essenziale in cui l’illusoria ambientazione storica svanisce nell’ultima scena quando accanto ai protagonisti in abiti trecenteschi appare il coro in abiti del tempo di Verdi e un gigantesco specchio riflette la platea a indicare l’immutata validità del messaggio di Verdi.

Rai5 ore 21:15 circa

Giacomo Puccini, Turandot (finale Luciano Berio)

Direttore Riccardo Chailly, regia di Nikolaus Lehnhoff, scene di Raimund Bauer, costumi di Andrea Schmidt-Futterer. Con Nina Stemme, Aleksandr Antonenko, Maria Agresta, Alexander Tsymbalyuk. Teatro alla Scala 2015, spettacolo di apertura di Expo Milano.

Con questa produzione, andata in scena per l’apertura di Expo 2015 in una Scala e una città che vivevano l’emozione di una prima, Riccardo Chailly dirigeva il suo primo titolo d’opera da Direttore Musicale e dava inizio al ciclo di esecuzioni pucciniane in edizione critica. Per l’occasione Nikolaus Lehnhoff ripensava la spettacolare messa in scena espressionista già presentata con Chailly ad Amsterdam e che, come la direzione del Maestro, sottolineava la dimensione europea del teatro di Puccini. Nina Stemme è Turandot, Aleksandr Antonenko il principe Calaf, Maria Agresta Liù, Alexander Tsymbalyuk Timur. Il finale scelto è quello di Luciano Berio, che veniva eseguito per la prima volta in forma scenica alla Scala. Berio lo compose nel 2001 riprendendo per la prima volta 23 dei complessivi 30 schizzi lasciati da Puccini contro i 4 inseriti nel tradizionale completamento di Alfano che Toscanini scelse di non dirigere alla prima assoluta dell’opera alla Scala; la prima assoluta del finale di Berio fu diretta da Riccardo Chailly nel 2002 al Festival delle Canarie.

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Giovedì 9 aprile

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Giacomo Puccini, Madama Butterfly (versione Teatro alla Scala 1904)

Direttore Riccardo Chailly, regia di Alvis Hermanis, scene di Alvis Hermanis e Leila Fteita, costumi di Kristine Jurjane. Con Maria José Siri, Bryan Hymel, Carlos Álvarez e Annalisa Stroppa. Teatro alla Scala, 2016. Inaugurazione della Stagione 2016/2017.

Il percorso artistico-filologico con cui Riccardo Chailly sta riportando alla Scala tutte le opere di Puccini eseguite secondo le originali intenzioni dell’autore ha ottenuto un successo particolarmente caloroso con la Madama Butterfly inaugurale della Stagione 2016/2017. Chailly ripropone l’originaria e ardita versione in due atti, in linea con la tendenza alla concentrazione drammatica allora prevalente nel teatro europeo, che proprio alla Scala fu contestata nel 1904 e che indusse l’editore a suggerire una versione più prudentemente tradizionale. Puccini continuò a pensare al suo dramma originale, “serrato, efficace, terribile”, e lo fece riproporre al Carcano nel 1920. Lo spettacolo del 2016, concepito da Alvis Hermanis ispirandosi al teatro giapponese, segna il felice debutto scaligero di Maria José Siri accanto a Brian Hymel, Annalisa Stroppa e Carlos Álvarez. Il successo in sala fu riflesso e amplificato da quello televisivo: in occasione del 40° anniversario della collaborazione tra Rai e Scala la Prima tornava in diretta su Rai1.

Rai5 ore 10:00 circa

Wolfgang Amadeus Mozart, Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio)

Direttore Zubin Mehta, regia di Giorgio Strehler ripresa da Mattia Testi, scene e costumi di Luciano Damiani, con Lenneke Ruiten, Sabine Devieilhe, Mauro Peter, Maximilian Schmitt e Tobias Kehrer. Teatro alla Scala, 2017, nel ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e nel decennale della scomparsa di Luciano Damiani.

Nel 2017 il Teatro alla Scala ricordava nel ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e nel decennale di quella di Luciano Damiani, una delle coppie regista/scenografo più straordinarie del teatro italiano riportando in scena il leggendario allestimento de Die Entführung aus dem Serail presentato nel 1965 al Festival di Salisburgo con la direzione di Zubin Mehta, che aveva allora 29 anni, e più volte ripreso nello stesso festival e alla Scala. Lo spettacolo, celebre per il magistrale uso delle luci e delle silhouettes, tornava al Piermarini con il direttore che lo aveva visto nascere e con un cast che comprende alcune delle migliori voci mozartiane del nostro tempo, tra cui Sabine Devieilhe al debutto scaligero, accanto a Lenneke Ruiten, Mauro Peter, Tobias Kehrer e Maximilian Schmitt. Nella parte parlata del saggio Bassa Selim è in scena Cornelius Obonya, continuatore della tradizione della più prestigiosa famiglia di attori del teatro austriaco. Così il M° Mehta ricorda la nascita dello spettacolo a Salisburgo: “Rammento con gioia il lavoro di Strehler, con le scene di Luciano Damiani. Era geniale l’idea di mettere i dialoghi in piena luce, mentre le arie venivano eseguite in silhouette. Quel gioco di contrasti fu uno dei più fantastici colpi di teatro inventati da Strehler”.

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Venerdì 10 aprile 

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Giuseppe Verdi, Nabucco

Direttore Nicola Luisotti, regia di Daniele Abbado, scene e costumi di Alison Chitty.

Con Leo Nucci, Liudmyla Monastyrska, Aleksandrs Antonenko, Vitalij Kowaljow e Veronica Simeoni. Teatro alla Scala, 2013. 

Rai5ore 10:00 circa

Giuseppe Verdi, Nabucco

Direttore Nicola Luisotti, regia di Daniele Abbado, scene e costumi di Alison Chitty.

Con Leo Nucci, Liudmyla Monastyrska, Aleksandrs Antonenko, Vitalij Kowaljow e Veronica Simeoni. Teatro alla Scala, 2013.

Lo spettacolo firmato da Daniele Abbado nel 2013 è una coproduzione con il Royal Opera House Covent Garden di Londra (sul podio in entrambi i teatri un verdiano esperto come Nicola Luisotti) e si avvale di scene e costumi di Alison Kitty. La scena si apre in un luogo sacro senza tempo, un cimitero ebraico che viene profanato dall’invasore babilonese costringendo gli ebrei ad abitare il deserto, un evocativo spazio vuoto caratterizzato da scarni elementi simbolici (sabbia, fuoco) e animato dal fondamentale apporto dei video firmati da Luca Scarzella. Una lettura che tiene conto delle implicazioni che quest’opera dai forti connotati politici assume dopo le tragedie del Novecento ma evidenzia soprattutto la riflessione universale sul tema dello sradicamento e dell’esilio. Nella parte del protagonista tornava un interprete di riferimento per saldezza, accento e carisma come Leo Nucci, con cui si confronta Liudmyla Monastyrska, un’Abigaille dai ragguardevoli mezzi vocali. Ma tra i protagonisti dell’opera spicca il coro diretto da Bruno Casoni, il cui “Va’ pensiero” resta il momento più atteso di ogni rappresentazione.

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Sabato 11 aprile 

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Giacomo Puccini, Turandot (finale Luciano Berio)

Direttore Riccardo Chailly, regia di Nikolaus Lehnhoff, scene di Raimund Bauer, costumi di Andrea Schmidt-Futterer. Con Nina Stemme, Aleksandr Antonenko, Maria Agresta, Alexander Tsymbalyuk. Teatro alla Scala 2015, spettacolo di apertura di Expo Milano.

Con questa produzione, andata in scena per l’apertura di Expo 2015 in una Scala e una città che vivevano l’emozione di una prima, Riccardo Chailly dirigeva il suo primo titolo d’opera da Direttore Musicale e dava inizio al ciclo di esecuzioni pucciniane in edizione critica. Per l’occasione Nikolaus Lehnhoff ripensava la spettacolare messa in scena espressionista già presentata con Chailly ad Amsterdam e che, come la direzione del Maestro, sottolineava la dimensione europea del teatro di Puccini. Nina Stemme è Turandot, Aleksandr Antonenko il principe Calaf, Maria Agresta Liù, Alexander Tsymbalyuk Timur. Il finale scelto è quello di Luciano Berio, che veniva eseguito per la prima volta in forma scenica alla Scala. Berio lo compose nel 2001 riprendendo per la prima volta 23 dei complessivi 30 schizzi lasciati da Puccini contro i 4 inseriti nel tradizionale completamento di Alfano che Toscanini scelse di non dirigere alla prima assoluta dell’opera alla Scala; la prima assoluta del finale di Berio fu diretta da Riccardo Chailly nel 2002 al Festival delle Canarie.

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Domenica 12 aprile  

www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di pubblicazione)

Pagliacci di Ruggero Leoncavallo / Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni

Direttore Daniel Harding, regia di Mario Martone, scene di Sergio Tramonti, costumi di Ursula Patzak, con Oksana Dyka, José Cura, Ambrogio Maestri, Luciana D’Intino, Yonghoon Lee e Claudio Sgura. Teatro alla Scala, 2011. 

Il cosiddetto Verismo è parte integrante della tradizione operistica italiana, e alcuni titoli restano tra i più amati dal pubblico. Fu un direttore coltissimo e di gusto indubbio come Gianandrea Gavazzeni a farsi primo paladino dei valori musicali e teatrali di questi autori. In anni più recenti Mario Martone ha offerto letture registiche improntate a concisione ed efficacia drammatica, proprio a cominciare dal dittico scaligero del 2011 in cui ogni bozzettismo è bandito a favore della scarna ineluttabilità dell’azione. Una visione che rispecchia l’elegante direzione di Harding, in cui retorica ed eccessi sentimentali sono prosciugati in una lettura tragica che tiene conto del contesto internazionale dell’epoca ma innanzitutto di valori schiettamente musicali. Generosa la distribuzione vocale con Oksana Dyka e José Cura protagonisti di Pagliacci e Luciana D’Intino e Yonghoon Lee di Cavalleria.

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Gli altri spettacoli disponibili su RaiPlay

Restano visibili su www.raiplay.it tutti gli spettacoli presentati nei giorni scorsi

Gioachino Rossini, La gazza ladra

Direttore Riccardo Chailly, regia di Gabriele Salvatores, scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni. Con Rosa Feola, Michele Pertusi, Edgardo Rocha, Alex Esposito.

Teatro alla Scala, 2017.

Il successo fu talmente enorme, il lavoro suscitò un tale furore che a ogni momento il pubblico in massa s’alzava in piedi per coprire Rossini d’acclamazioni”: così Stendhal racconta l’accoglienza dei milanesi per la prima assoluta del capolavoro semiserio di Rossini il 31 maggio 1817. Riccardo Chailly, appassionato interprete rossiniano, ha riportato il titolo al Piermarini a duecento anni dalla prima in uno spettacolo del premio Oscar Gabriele Salvatores con un cast che raccoglie le migliori voci della nuova generazione: Rosa Feola come Ninetta, Edgardo Rocha come Giannetto, Paolo Bordogna come Fabrizio Vingradito, Alex Esposito come Fernando Villabella, Serena Malfi come Pippo e Teresa Iervolino come Lucia, insieme al Gottardo autorevole di Michele Pertusi. Su tutti volteggia la gazza, che in questo allestimento è l’acrobata Francesca Alberti.

Giuseppe Verdi, I masnadieri

Direttore Michele Mariotti, regia di David McVicar, scene di Charles Edwards, costumi di Brigitte Reiffenstuel. Con Fabio Sartori, Michele Pertusi, Lisette Oropesa, Massimo Cavalletti. Teatro alla Scala, 2019.

I masnadieri è un adattamento della prima e seminale opera teatrale di Schiller Die Räuber; un’espressione per eccellenza dello spirito romantico, un’opera selvaggia e violenta scritta in segreto da uno Schiller diciannovenne, ancora studente di una brutale accademia militare di Stoccarda. Verdi ne offre una versione incandescente e sperimentale che alterna passi illuminanti a incongruenze drammatiche. L’allestimento scaligero, portato anche in tournée a Savonlinna, è diretto da Michele Mariotti con la regia di David McVicar, e un cast che comprende Lisette Oropesa, ormai contesa dai teatri di tutto il mondo e qui al debutto scaligero, Fabio Sartori in una delle sue migliori prove verdiane, Michele Pertusi, tra le voci scaligere più amate degli ultimi anni in Verdi ma anche in Rossini, e Massimo Cavalletti.

Claudio Monteverdi, L’Orfeo.

Direttore Rinaldo Alessandrini, regia, scene e luci di Robert Wilson, costumi di Jacques Reynaud. Con Georg Nigl, Roberta Invernizzi, Sara Mingardo, Furio Zanasi.

Teatro alla Scala, 2009.

La trilogia monteverdiana è stato uno dei progetti più ambiziosi della Scala del 2000, prima ancora che nascesse il complesso barocco dell’Orchestra. Le tre opere sono andate in scena nel 2009 (Orfeo), 2011 (Il ritorno di Ulisse in patria) e 2016 (L’incoronazione di Poppea) con un progetto unitario affidato per la parte musicale a Rinaldo Alessandrini e per quella scenica a Robert Wilson, che firma regia, scene e disegno delle luci. L’Orfeo, rappresentato per la prima volta a Mantova nel 1607, è l’opera con cui si fa convenzionalmente iniziare la storia del melodramma, e si avvale qui accanto al protagonista Georg Nigl e alla Euridice di Roberta Invernizzi della toccante messaggera di Sara Mingardo.

Richard Wagner, Götterdämmerung

Direttore Daniel Barenboim, regia e scene di Guy Cassiers, scene e luci di Enrico Bagnoli, costumi di Tim van Steenbergen. Con Waltraud Meier, Lance Ryan, Iréne Theorin, Gerd Grochowski. Teatro alla Scala, 2013.

Con questa produzione Daniel Barenboim concludeva nel 2013 la Tetralogia che aveva visto i complessi scaligeri impegnati dal 2010. Il percorso wagneriano di Barenboim alla Scala era iniziato con lo storico Tristan und Isolde con la regia di Chéreau che aveva aperto la Stagione 2007/2008 e aveva incluso il non meno importante Lohengrin con la regia di Guth nel 2012. Il Ring, che alla Scala aveva avuto una storia tormentata soprattutto dal punto di vista registico (negli anni ‘70 si era interrotta la fondamentale lettura di Luca Ronconi) trova in Guy Cassiers un interprete colto e minuzioso, determinato a restituire visivamente l’intrico dei Leitmotive musicali in sintonia con la profondità di lettura del direttore. Importante il cast: Brünnhilde è Irene Théorin, Siegfried Lance Ryan, Waltraute Waltraud Meier e Hagen Mikhail Petrenko.

Pëtr Il’ič Čajkovskij, La Bella addormentata nel bosco

Coreografia e regia Rudolf Nureyev. Scene e costumi Franca Squarciapino. Direttore Felix Korobov, artista ospite Polina Semionova con Timofej Andrijashenko, Teatro alla Scala 2019

Il balletto più sontuoso e sognante, quasi il “balletto per eccellenza”. Tra le letture dei classici di Nureyev che la Scala ha in repertorio, proprio al nostro Teatro affidò, nel 1966, il debutto della “sua” Bella. A dodici anni dalle precedenti rappresentazioni è tornata in scena nel 2019 nello sfarzoso allestimento del premio Oscar Franca Squarciapino creato per la Scala nel 1993. Protagonisti gli artisti scaligeri e l’ospite Polina Semionova, in un ruolo mai presentato prima alla Scala.

György Kurtág, Fin de partie

Direttore Markus Stenz, regia di Pierre Audi, scene e costumi di Christof Hetzer.

Con Frode Olsen, Leigh Melrose, Hilary Summers, Leonardo Cortellazzi. Teatro alla Scala, 2018. Prima esecuzione assoluta, commissione del Teatro alla Scala.

Rimandata di anno in anno, annunciata più volte e più volte cancellata, la prima opera di uno dei grandi maestri della musica d’oggi ormai novantenne era oggetto di un’attesa ormai spasmodica che ha fatto convergere alla Scala appassionati, giornalisti e operatori da tutto il mondo. Il lavoro con i cantanti era iniziato un anno prima, le prime prove di compagnia si erano tenute a Budapest. Il risultato, definito dal New York Times “l’ultimo capolavoro del XX secolo”, colora di umanesimo lo spietato testo di Beckett lasciando affiorare sotto la crudele metafora della condizione umana una dolente confessione autobiografica sull’amore assoluto tra Kurtág e la moglie Marta e lo strazio dell’inevitabile separazione.

Gioachino Rossini, Il viaggio a Reims

Direttore Ottavio Dantone, regia di Luca Ronconi, scene di Gae Aulenti, costumi di Giovanna Buzzi. Con Patrizia Ciofi, Daniela Barcellona, Annick Massis, Carmela Remigio, Juan Francisco Gatell, Nicola Ulivieri. Teatro alla Scala, 2009.

Di tutte le produzioni della Rossini renaissance, Il viaggio a Reims resta tra le più leggendarie. La partitura che si credeva perduta fu ritrovata nel 1977 nella biblioteca di Santa Cecilia; l’edizione critica a cura di Janet Johnson e Philip Gossett rese possibile la prima moderna al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1984 in uno spettacolo storico che, con alcune modifiche, venne ripreso alla Scala l’anno seguente. Dirigeva allora Claudio Abbado, con un cast che riuniva le migliori voci rossiniane degli anni ’80. Lo spettacolo ingegnoso e irresistibile con cui Luca Ronconi e Gae Aulenti hanno trasformato in punti di forza le debolezze della drammaturgia è stato ripreso nel 2009 con la direzione di Ottavio Dantone e un cast rinnovato in cui spiccano Annick Massis, Carmela Remigio, Patrizia Ciofi e Daniela Barcellona.

Giuseppe Verdi, Il trovatore

Direttore Daniele Rustioni, regia, scene e costumi di Hugo de Ana. Con Marcelo Álvarez, Maria Agresta, Franco Vassallo, Ekaterina Semenchuk. Teatro alla Scala, 2014.

Concepito per l’inaugurazione della Stagione 2000/2001 e delle celebrazioni del centenario della morte di Verdi, lo spettacolo di Hugo de Ana è tra i più monumentali della recente storia scaligera e traduce con fasto visionario il romanticismo lunare e guerresco della partitura. Celebre l’aria di Leonora “D’amor sull’ali rosee” cantata ai piedi di una catasta di cadaveri nelle loro armature. Le luci azzurrate suggeriscono una lettura lirica della partitura, come voluto alla prima da Riccardo Muti che aveva tagliato le varianti di tradizione. Fedele alla partitura è anche in questa ripresa Daniele Rustioni, oggi brillante direttore dell’Opera di Lione, che ha a disposizione un cast di prim’ordine che vede accanto alla protagonista Maria Agresta, a una delle sue prove scaligere più alte, un Manrico di riferimento come Marcelo Álvarez, Franco Vassallo e Ekaterina Semenciuk.

Ludwig van Beethoven, Fidelio

Direttore Daniel Barenboim, regia di Deborah Warner, scene e costumi di Chloe Obolensky. Con Anja Kampe, Klaus Florian Vogt, Peter Mattei, Falk Struckmann.

Teatro alla Scala, 2014. Inaugurazione della Stagione 2014/2015.

Fidelio, ultima inaugurazione di Stagione di Daniel Barenboim, è conclusione e coronamento di un percorso beethoveniano iniziato con la Sinfonia n° 9 nel 2005 e proseguito con le integrali delle Sinfonie, dei Concerti per pianoforte, delle Sonate. Fidelio, spiega Barenboim, è spesso letto esclusivamente come dramma politico, mentre è la storia di una donna pronta a tutto per salvare l’uomo che ama. Barenboim sceglie l’ouverture Leonore n° 2 (ricordando le parole di Furtwängler: “Se si fa la n° 3 non è più necessario eseguire il resto dell’opera”) e apre l’opera con l’aria di Marzelline come nella Leonore nel 1806. Deborah Warner, che aveva conquistato la Scala con la regia di Death in Venice di Britten, concorda con Barenbom: “La ricerca della verità nel buio di una prigione, la scoperta dell’ingiustizia alla luce del sole e il potere dell’amore di vincere tutto: Fidelio è fatto di questo. Non credo che al centro ci sia l’idea della libertà, credo che ci sia assolutamente l’idea dell’amore”. Della produzione restano memorabili tra l’altro gli spazi brutalisti di Chloe Obolenski, tagliati da luci caravaggesche, e la freschezza di Anja Kampe, un’altra voce che dall’Accademia è arrivata al 7 dicembre.

Wolfgang Amadeus Mozart, Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio)

Direttore Zubin Mehta, regia di Giorgio Strehler ripresa da Mattia Testi, scene e costumi di Luciano Damiani, con Lenneke Ruiten, Sabine Devieilhe, Mauro Peter, Maximilian Schmitt e Tobias Kehrer. Teatro alla Scala, 2017, nel ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e Luciano Damiani.

Nel 2017 il Teatro alla Scala ricordava nel ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e nel decennale di quella di Luciano Damiani, una delle coppie regista/scenografo più straordinarie del teatro italiano riportando in scena il leggendario allestimento de Die Entführung aus dem Serail presentato nel 1965 al Festival di Salisburgo con la direzione di Zubin Mehta, che aveva allora 29 anni, e più volte ripreso nello stesso festival e alla Scala. Lo spettacolo, celebre per il magistrale uso delle luci e delle silhouettes, tornava al Piermarini con il direttore che lo aveva visto nascere e con un cast che comprende alcune delle migliori voci mozartiane del nostro tempo: tra cui Sabine Devieilhe al debutto scaligero, accanto a Lenneke Ruiten, Mauro Peter, Tobias Kehrer e Maximilian Schmitt. Nella parte parlata del saggio Bassa Selim è in scena Cornelius Obonya, continuatore della tradizione della più prestigiosa famiglia di attori del teatro austriaco. Così il M° Mehta ricorda la nascita dello spettacolo a Salisburgo: “Rammento con gioia il lavoro di Strehler, con le scene di Luciano Damiani. Era geniale l’idea di mettere i dialoghi in piena luce, mentre le arie venivano eseguite in silhouette. Quel gioco di contrasti fu uno dei più fantastici colpi di teatro inventati da Strehler”.

Giacomo Puccini, Manon Lescaut

Direttore Riccardo Chailly, regia di David Pountney, scene di Leslie Travers, costumi di Marie-Jeanne Lecca. Con Maria José Siri, Roberto Aronica, Massimo Cavalletti, Carlo Lepore. Teatro alla Scala, 2019.

Riccardo Chailly presenta per la prima volta alla Scala la prima versione di Manon Lescaut, andata in scena al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893, basandosi sull’edizione critica curata da Roger Parker per Casa Ricordi nel 2013. La differenza più significativa è alla fine del primo atto quando si sviluppa un Largo sostenuto (introdotto dalla citazione della melodia di ‘Donna non vidi mai’) con una sovrapposizione tra solisti, coro e orchestra di estrema complessità. Ma anche in Sola, perduta, abbandonata si ascolta un inedito intermezzo orchestrale. Lo spettacolo fastoso di Pountney rimanda al destino di perenne fuga dei due amanti collocando la vicenda in una stazione ferroviaria vittoriana, magistralmente realizzata dalle grandiose scenografie di Leslie Travers. Maria José Siri torna protagonista pucciniana dopo il successo riscosso come Cio-Cio-San in Madama Butterfly, accanto a Roberto Aronica.

Ludwig Minkus, Don Chisciotte

Coreografia Rudolf Nureyev, scene di Raffaele Del Savio, costumi di Anna Anni, direttore Alexander Titov, artisti ospiti Natalia Osipova, Leonid Sarafanov. Con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala.

Teatro alla Scala, 2014

Uno dei cavalli di battaglia della compagnia scaligera, trionfante anche in molte tournée internazionali, Don Chisciotte è in repertorio alla Scala dal 1980, quando Nureyev ne fu protagonista accanto a Carla Fracci. Con la sua frizzante energia e i caldi colori dell’allestimento di Raffaele Del Savio e Anna Anni, trasporta con freschezza, allegria, virtuosismi e ricchezza coreografica in una Spagna affascinante, tra danze di gitani, fandango, matadores, mulini a vento e il candore sospeso del giardino delle Driadi. Una serata di scoppiettante danza, con divertenti ruoli comprimari e virtuosistici ruoli principali. A condividere le scaramucce, i soli e i pas de deux riservati a Kitri e Basilio nella registrazione del 2014 due veri fuoriclasse: Natalia Osipova e Leonid Sarafanov.

Giuseppe Verdi, Attila

Direttore Riccardo Chailly, regia di Davide Livermore, scene di Giò Forma, costumi di Gianluca Falaschi. Con Ildar Abdrazakov, Saioa Hernández, Fabio Sartori, Gianluca Buratto. Teatro alla Scala, 2018. Inaugurazione della Stagione 2018-2019.

Con Attila il Direttore Musicale del Teatro prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano ripercorrendo gli anni giovanili di Verdi: Attila segue Giovanna d’Arco, che aprì la Stagione 2015/2016 e prelude a Macbeth in un’ideale Trilogia giovanile. L’allestimento è affidato a Davide Livermore, che dopo il debutto scaligero con Tamerlano di Händel aveva già collaborato con il M° Chailly per Don Pasquale di Donizetti e sarebbe tornato per Tosca. Livermore non precisa il tempo dell’azione, che pure sembra richiamare l’Italia occupata nella seconda guerra mondiale, e punta a illuminare gli snodi psicologici del desiderio di vendetta di Odabella, e la fragilità che mina il senso di onnipotenza del protagonista. Ma lo spettacolo si confronta anche con l’urgenza di Verdi di trovare nuove soluzioni scenografiche: le grandi scene della tempesta e dell’alba a Rio Alto e del sogno di Attila diventano occasione di impiegare le risorse tecnologicamente più avanzate del teatro di oggi. Grande successo anche televisivo, Attila ha rivelato alla Scala Saioa Hernández, confermando il carisma di Ildar Abdrazakov e la tempra verdiana di Fabio Sartori.

Giacomo Puccini, La fanciulla del West

Direttore Riccardo Chailly, regia di Robert Carsen, scene di Robert Carsen e Luis Carvalho, costumi di Petra Reinhardt. Con Barbara Haveman, Roberto Aronica, Claudio Sgura, Carlo Bosi. Teatro alla Scala, 2016.

Il percorso di Riccardo Chailly attraverso l’edizione critica delle opere pucciniane tocca uno snodo importante con il ripristino dell’orchestrazione di Puccini de La fanciulla del West. La prima dell’opera ebbe infatti luogo al Metropolitan nel 1910 sotto la bacchetta di Toscanini, il quale aveva operato alcuni tagli, molti raddoppi in ragione dell’acustica assai secca della grande sala e qualche concessione alle esigenze divistiche del protagonista, Enrico Caruso. La fanciulla ne usciva irrobustita, ma con qualche morbidezza e qualche ricercatezza timbrica in meno rispetto ai desideri d’autore. Chailly ripristina il dettato pucciniano, incluse 124 battute espunte a New York. La regia è di Robert Carsen che riflette sul linguaggio “cinematografico” del teatro musicale di Puccini e sulle analogie tra la costruzione drammaturgica delle sue opere e le tecniche di montaggio della nascente settima arte. Carsen vede in Puccini un compositore e uomo di teatro all’avanguardia, pronto al confronto con le sfide poste dalla nuova industria dello spettacolo.

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