La danza resiliente non si ferma, non può per ragioni di allenamento fisico, e non deve, perché è parte del nostro patrimonio culturale esportato in tutto il mondo con eccellenze di rilievo, come la coppia di artisti e nella vita, Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta. Ballerini scaligeri, primi ballerini ed étoile, oggi Direttori Artistici della Jas Art Ballet Company e del Progetto Junior JAB, in residenza artistica, al Teatro Carcano di Milano.
Raggiunti in questi giorni di permanenza domestica, indotta dalle disposizioni di prevenzione istituzionale per combattere la situazione pandemica del Coronavirus, ci raccontano il loro personale impiego del tempo che scorre, traducendo il loro costante impegno in favore della danza, motore di vita, lavoro e passione. In attesa che il Ministro Franceschini disponga di aiuti concreti nei confronti della categoria degli artisti ballerini e danzatori – come è insito nel DNA degli stessi essere forgiati da un duro lavoro psicofisico, quotidiano, con un pizzico di creatività – danno voce alla loro arte in rete.
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Come state reagendo a questa resilienza da Coronavirus, che dura ormai da oltre due mesi?
Andrea: Siamo in balia di questo lock down, ma stiamo facendo di tutto per rimanere attivi e vivi attraverso i mezzi di comunicazione social, per informare ed essere informati sui risvolti istituzionali.
Come è cambiata la routine di allenamento quotidiana, indispensabile per un ballerino professionista?
Sabrina: Ci siamo attrezzati a casa con linoleum e sbarra adattando una stanza per poter studiare e fare lezione online per fare rimanere attivi i nostri Allievi del Progetto Junior Jas Art Ballet, e far sì che non si scoraggino, ed abbiano una continuità nel tenere allenato il fisico, motivandoli a migliorare comunque.
Cosa avete pensato di proporre al vostro pubblico, nonostante i teatri rimangono ancora chiusi?
Andrea: A proposito delle nostre attività di produzione artistica, in collaborazione con Salvo Manganaro stiamo proponendo sulla piattaforma YouTube Teatro Totale, gli spettacoli della nostra Compagnia Jas Art Ballet, completamente gratuiti e fruibili a tutti, (“Il mantello di pelle di drago” con la coreografia di Massimiliano Volpini, “Swan lake” di Giorgio Azzone, “Jack, pazzia e amore” di Damiano Bisozzi), mentre questa domenica 10 maggio sarà disponibile in rete “Ravel Project”, un trittico dei coreografi, Volpini-Azzone-Ventriglia, relativamente con le coreografie dai titoli, Piano-la Valse-Boléro.
Cosa state evidenziando in questo momento di resilienza da condividere con il pubblico?
Sabrina: Mi preme mettere in evidenza un progetto che mi vede interprete e interessata in prima persona sul tema della dislessia, che mi ha colorato la vita di sfumature grigie, spesso a tinte fredde, ma che ho trasformato in sensazioni positive, traendo da un disagio un punto di forza per poter emergere ed affermare le mie doti artistiche. In collaborazione con Teatro Totale, sul canale web tv in pay per view per AID (Associazione Italiana Dislessia), sarà in rete, in data 24 maggio, alle ore 21.00, lo spettacolo, “La mia vita d’artista”, che mi vede protagonista con una co-produzione Jas Art Ballet e Teatro Totale. Per accedere e visualizzare, con un piccolo contributo di euro 3,50 devoluto interamente all’Associazione, anche noi lavoratori dello spettacolo ci mettiamo al servizio del sociale, in questo momento terribile per tutti.
Tra i temi affrontati nei vostri spettacoli più recenti, riconducibili all’attualità sociale, avete in cantiere altri progetti, elaborati ma non ancora realizzati, causa il blocco della pandemia da Covid19?
Prima di questo blocco, in aprile dovevamo essere in scena con lo spettacolo “Swan lake” ed era in programmazione lo spettacolo “Vita d’artista”, di e con Sabrina Brazzo, in tour in Sicilia, a Catania, a Prato, al momento congelato.
Sabrina: In attesa si ristabilisca un ordine delle cose, ho deciso di seguire un corso di formazione accademica per insegnanti al Teatro alla Scala, dopo aver interpretato in seno alla istituzione scaligera i ruoli più importanti da solista, prima ballerina, étoile, per continuare a donare al meglio l’arte tersicorea, ai miei allievi, oggi. Senza rinunciare a danzare.
Qual è il vostro pensiero di innovazione, nel panorama della danza, così penalizzato in questo frangente?
Le Scuole di Danza sono un bacino importantissimo da cui, nelle Province, emergono spesso talenti che vanno valorizzati, ma nel contempo la situazione attuale deve essere regolamentata. Riguardo le Compagnie e i Teatri che le ospitano, si dovrebbe ridistribuire meglio il contributo unico dello spettacolo FUS, alle piccole e medie realtà territoriali, per fare risorgere Teatri gioielli unici di bellezza architettonica, creando posti di lavoro indispensabili, alle Compagnie stabili annesse, al fine di non lasciare fuggire all’Estero i talenti nostrani. Come vi è un fondo preposto per le piccole e medie imprese artigiane, anche le Compagnie di Danza sono una forza lavoro, e vanno sostenute e messe nelle condizioni di creare, produrre e inserite nei circuiti di promozione e divulgazione.
Un esempio di risveglio della programmazione della danza sul nostro territorio italiano…
Andrea: Ad esempio, non tutti sanno che io e Sabrina, insieme a uomini e donne che hanno creduto in noi, abbiamo con tenacia e fatica riacceso una luce, riportando la danza a Nervi e il suo Festival (ricordiamo che già negli anni ’80, la Rai trasmetteva il balletto e la danza di eccellenza in tv, raccontata dalla indimenticabile voce di Vittoria Ottolenghi, comprese les étoiles in scena a Nervi), contribuendo a formare un comitato d’imprenditori a Genova che ha creduto al nostro progetto.
Quali sono i ruoli, interpretati da Sabrina e Andrea, che sono rimasti nel cuore e toccano le corde di una comfort zone, sempre presente, da cui attingere fonte d’ispirazione?
Andrea: Credo di parlare anche a nome di Sabrina, nel ricordare l’inizio dell’anno 2000. Eravamo in trasferta ospiti del Teatro degli Arcimboldi, perché il Teatro alla Scala era in ristrutturazione. Ero innamorato, corrisposto, nel pieno della valorizzazione tecnica e fisica di un ballerino, realizzato. Sono stati anni incredibili, in pienezza, di straordinaria atmosfera, in cui siamo passati dall’interpretare ruoli con le coreografie di Jhon Neumeier, da “Now and then” a “Giselle” con Sylvie Guillem, che mi ha cambiato e ci ha donato il modo di essere artista in pieno stando sulla scena. Ho appreso e scoperto la mia dote attoriale di entrare nel personaggio e farlo mio, come nel progetto coreografico “Mediterranea” nel passo a due di Mauro Bigonzetti. Per Sabrina poi l’incanto nell’interpretazione e trasfigurazione del testo della canzone “Albachiara”, con la musica di Vasco Rossi e la scrittura coreografica di Martha Clarke, primo vero esperimento rock, nel tempio classico del teatro scaligero.