La Fondazione Teatro della Toscana chiude al pubblico a fronte del Dpcm del 24 ottobre scorso, ma le attività al suo interno non si sono fermate e non si fermano.
È una scelta precisa, rivendicata con forza dal Presidente Tommaso Sacchi, dal Direttore artistico Stefano Accorsi, dal Direttore generale Marco Giorgetti, a cui non è mai mancato il sostegno e l’appoggio dell’assemblea dei Soci. Sempre sulla rotta dei valori fondativi della Fondazione: Europa, Teatro d’arte, Giovani, Nuova drammaturgia, Teatro civile e politico in quanto luogo ‘sacro’ della polis.
Valori che rappresentano la base di una ripartenza tenacemente preparata per più di otto drammatici mesi e che adesso non si arresta, ma viene ricalibrata grazie al rapporto con teatri, istituzioni culturali e di formazione nazionali e interazionali, e ad artisti che si possono considerare associati agli obiettivi della Fondazione.
Questo significa che continuerà il lavoro degli strutturati e degli scritturati artistici e tecnici: nessuna cassa integrazione e massima tutela delle scritture. Le attività sul web saranno principalmente di documentazione di quello che avverrà in teatro.
Si mantiene costantemente aperto il canale di comunicazione con l’elemento fondante del nostro lavoro, il pubblico, attraverso linee dedicate.
La Fondazione Teatro della Toscana si è posta per il triennio 2021-2023 l’obiettivo del compimento di alcuni cicli artistici incentrati sulla pratica di un Teatro che sia punto di sintesi fra tutte le arti, ponendo le basi della visione futura.
Venerdì scorso il Consiglio di Amministrazione aveva varato i cartelloni definitivi delle stagioni. Poi, è sopraggiunto il Dpcm del 24 ottobre che ha imposto la chiusura di teatri e cinema. Il Teatro della Toscana e i suoi spazi, il Teatro della Pergola, il Teatro Studio, il Teatro Era, però non si fermano, ispirati dal manifesto del Théatre de la Ville di Parigi “mantengono la parola” tramite il rapporto con teatri, istituzioni culturali e di formazione nazionali e interazionali, e gli artisti che condivido i progetti e ad essi si associano, come Fabrizio Gifuni, Pierfrancesco Favino, Stefano Massini, Elio Germano, Monica Guerritore, Elena Sofia Ricci, Alessio Boni, Bob Wilson, Charles Chemin, Euripides Laskaridis, Virgilio Sieni, Andreé Ruth Shammah, Glauco Mauri e Roberto Sturno, Piero Maccarinelli, Gabriele Lavia, Roberto Andò, Paolo Valerio, Vinicio Marchioni, Lino Musella, Giulio Scarpati, in relazione creativa e produttiva con i partner italiani: Teatro Franco Parenti, Teatro Ambra Jovinelli, Teatro La Comunità, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Nuovo di Verona, Teatro Goldoni di Livorno; con i partner europei a Parigi, Atene, Siviglia, Madrid, Amsterdam, Oslo, New York, rete, nata grazie al lavoro svolto insieme a Elisabetta di Mambro, che ha come principi ispiratori i temi che stanno alla base della Carta 18–XXI ideata da Emmanuel Demarcy-Mota e condivisa con il Théatre de la Ville: Arte, Scienza, Educazione/Formazione, Ambiente.
Argomenti questi che costituiscono le linee portanti di ogni slancio del Teatro della Toscana in direzione di un attore artigiano di una tradizione vivente attraverso l’avviamento al lavoro, che ha la sua base di riferimento nel gruppo dei giovani de l’Oltrarno di Favino e degli ultimi allievi del Centro di Avviamento all’Espressione.
Per la Fondazione il momento attuale invita a impegnarsi insieme in un approccio solidale, al fine di rimanere uniti e di favorire le condizioni affinché tutti gli artisti possano continuare a creare. In questo periodo così particolare il potere dell’immaginazione deve poter rimanere in vita per contribuire a costruire un futuro vivibile.
Ha affermato il Presidente Tommaso Sacchi: “Nessun lavoratore della Fondazione Teatro della Toscana sarà più in cassa integrazione, tutti riceveranno regolare stipendio. Le attività del teatro non si fermeranno, continueranno le prove degli spettacoli, le scuole come l’Oltrarno di Favino e l’attività legata al nostro Laboratorio d’Arte della Pergola, un’eccellenza nazionale”.
Ha affermato il Direttore artistico Stefano Accorsi: “I teatri sono stati i primi a chiudere e come vediamo saranno gli ultimi a riaprire, difficile dire quando. Chiudere un teatro dal punto di vista etico è una cosa forte: adesso, in un momento di grande crisi come questo, la priorità sono i lavoratori e l’apertura di un dialogo istituzionale”.
Così, il Teatro della Pergola vivrà delle prove degli spettacoli The Dubliners, che avrebbe dovuto inaugurare la nuova stagione 2020/2021, e Civil War, entrambi diretti da Giancarlo Sepe per la sua officina di lavoro, in sinergia con il Teatro La Comunità, e che debutteranno al momento della riapertura.
Il Teatro Studio di Scandicci vede i Nuovi in un nuovo percorso di lavoro dopo l’esperienza al Teatro Niccolini di Firenze.
Il Teatro Era conferma al centro del suo fare i laboratori del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards e le creazioni del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale (CSRT).
Proprio al Teatro Era Stefano Accorsi lavorerà al suo nuovo spettacolo, Storia di uno scritto da Lucia Calamaro, seguendo una rinnovata e rafforzata linea di teatro civile, nuova drammaturgia rappresentata, oltre che da Lucia Calamaro, da Michele Santeramo, Fabio Pisano, Sara Bosi, Filippo Gentili, e incontro con e sul presente insieme anche a Giovanni Minoli, Federica De Angelis, Cecilia Sala e Chiara Lalli.
Mantenere attivi tutti i rapporti aperti è la ricchezza più grande per ogni ripartenza.
Da subito riprenderanno le Consultazioni Poetiche al telefono, realizzate in partnership con il Théâtre de la Ville dalla Grande Troupe de l’Imaginaire ensemble diretto da Emmanuel Demarcy-Mota e nato durante il lockdown, che coinvolge 7 nostri attori, con un corpo artistico di 97 persone, tra attori, scienziati, musicisti e danzatori e che si allargheranno anche a una versione musicale.
In tutti gli spazi trasversalmente e costantemente continua l’attività dedicata al mondo della scuola, con i laboratori di Venti Lucenti e con l’accoglienza delle lezioni dell’Istituto Centro Storico Pestalozzi alla Pergola.
Quindi, lavoro con e per i giovani, con e per gli artisti, in Italia e in Europa. La Fondazione si propone fin d’ora come punto di riferimento e come luogo di riflessione, di confronto, di dialogo e di contributo al dibattito intorno alla necessità di riformare un sistema e un settore che si è dimostrato troppo fragile di fronte alle sfide del tempo presente. L’obiettivo che persegue il Teatro della Toscana è dare dignità e futuro a coloro senza i quali il teatro non esiste: gli attori e gli autori, i tecnici e gli organizzatori, gli uomini e le donne di teatro.