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Concorso “Scrivere Altrove” 2020

L’Italia che migra Elena Pepino

La nostra amica Elena Pepino ci manda un suo bellissimo scritto dalla Grande Mela che pubblichiamo con piacere

Ogni giorno mi accorgo che mi manca un pezzetto, che sono sbilanciata, che non sono soddisfatta. E allora mi scervello per “aggiustarmi” , per trovare quel giusto pesetto che riporterà la bilancia ad un perfetto livello orizzontale. Che fatica: più cresco e più mi rendo conto che voglio crescere ancora.

Febbraio 2020
Io e Jeffrey 1​ ​camminiamo lungo l’affollata quinta strada, a Manhattan, cercando di mantenere un passo veloce e costante per non intralciare il traffico sul marciapiede. Non c’è mai un attimo di relax, mentale o fisico che sia, in questa città che non dorme mai e che pretende soltanto; in questa città dove i ristoranti, i negozi ed i servizi più stravaganti esistono per supportare i lavoratori della Grande Mela. I businessmen, uomini d’affari completamente immersi nel loro lavoro, non cucinano per sé, non si prendono cura dei figli, non fanno il bucato. Probabilmente in Italia li definiremmo “mammoni” dato che non si tagliano neppure le unghie da soli! Eppure sono importantissimi, fondamentali e hanno un successo invidiabile e uno stipendio a sei cifre. La sera, dopo dodici ore trascorse in ufficio, si ritrovano a cenare al ristorante o con cibo da asporto nel loro appartamento di neppure trenta metri quadri, per il quale spendono più della metà del proprio stipendio.
«Chissà come sarebbe Manhattan se tutto ad un tratto Wall Street con tutte le sue frenesie finanziarie si fermasse…di certo la città si svuoterebbe e la gente non sarebbe più interessata a vivere nel cuore pulsante di New York»​.
Ed ecco, ad un tratto mi rendo conto di essere così tanto stremata da questa vita da essere pronta ad andarmene. Mi mancano la quiete e la bellezza della natura attorno a me. In Italia, quando ero triste, nervosa o stressata, guardavo dalla finestra e vedevo il mare, oppure andavo a correre su per i monti e ritrovavo la mia calma. Nulla di tutto ciò si può pretendere a New York, città straripante di gente, dove la natura è imprigionata in minuscoli parchetti seminati per la città, tutti progettati secondo i rigidi standard imposti per sicurezza e convenienza.
Ma per fortuna c’è Mariolina, il nostro angolo di paradiso! Da un anno Mariolina 2​ ​è la nostra barca a vela, la nostra Casa. Ma per pareggiare lo stress della città dovremmo andare a navigare almeno ogni sera. Impossibile.
Io e Jeffrey continuiamo a camminare e finalmente arriviamo al Terminal dei traghetti dove aspettiamo la navetta gialla che ci porterà a casa, dall’altra parte dell’Hudson. L’inverno lo stiamo trascorrendo a bordo di Mariolina, confortevole con tutti i miglioramenti che le abbiamo apportato per affrontare il gelido inverno. Ultima novità è stato un sacco a pelo gigante che ho confezionato io stessa a misura del nostro letto triangolare, nella prua della barca.
Jeffrey ed io non vediamo l’ora che la bella stagione abbia inizio, così da poterci godere l’Oceano, il vento tra le vele, il caldo e gli amici. Abbiamo già pianificato tutti i weekend dell’estate fuori con Mariolina.

Marzo 2020
Sto leggendo una mail da parte di una coppia di nostri amici che si dovrebbero sposare a maggio in Irlanda. A causa del COVID dovranno annullare cerimonia e viaggio di nozze.
Qualche giorno più tardi il mio ufficio annuncia che d’ora in poi dovremmo tutti lavorare da casa. La stessa cosa accade ovviamente anche a Jeffrey. Siamo un po’ perplessi perché dopo aver scelto questa vita, proiettata nell’avventura e nell’essenzialità, non avremmo certo previsto di rinchiuderci entrambi nella nostra tiny home fino a che le cose non fossero tornate normali. Per fortuna viviamo a due passi da un parco gigante e possiamo sgranchirci le gambe quando e quanto vogliamo.

Aprile e Maggio 2020
La Marina in cui teniamo Mariolina chiuderà i battenti per un tempo indefinito. Alcuni giorni più tardi il parco annuncia la stessa cosa, con la precisazione che chiunque si trovi a bordo della propria imbarcazione può uscirne solo per recarsi alla propria auto. Questo significa rimanere confinati in una decina di metri quadrati.
Decidiamo di impacchettare tutto, chiudere Mariolina con la promessa di rivederla in un paio di settimane e partire in macchina alla volta del Minnesota, dai miei suoceri!
I genitori di Jeffrey vivono in periferia, poco lontano dalle Twin Cities, nella classica casetta con giardino, proprio come quelle che si vedono nei film, con la bandiera americana appesa fuori ed il prato ben curato.
Le previste due settimane si trasformano velocemente in un mese, durante il quale la pandemia COVID non fa che peggiorare. Io rimango senza lavoro, mi piango addosso per un pomeriggio e poi comincio a sentire tutte quelle vocine di folletti e fatine che mi ricordano tutte le cose che avrei voluto fare e che non avevo fatto, a causa del lavoro e della vita stressante.
Decido così di creare “Tela” per occuparmi del design di coperture per barche e di accessori per l’arredamento esterno, insomma, tutto quello che posso creare con il mio cervello e la mia macchina da cucire industriale. E, visto che il tempo non mi manca, mi dedico anche alla manifattura di cappellini insieme allo zio Tom e nasce “Headly Hatter” 3​ ​.

Giugno 2020
È ora di dare inizio ad un progetto vero: da sempre io e Jeffrey volevamo comprare proprietà, rimetterle a posto e ricavare un gruzzolo rivendendole o affittandole. 
Ed ecco che, in breve, troviamo un’ottima opportunità: una casa con giardino a Minneapolis. La casa è solida ed in ottime condizioni strutturali ma le finiture sono completamente da rifare. C’è parecchio lavoro da fare: demolire totalmente pavimenti e bagno, ridipingere soffitti e pareti, dare una rinfrescata alle porte e ai pensili della cucina, oltre ai tanti infiniti lavoretti, invisibili dall’esterno ma indispensabili per il buon funzionamento di una casa.
Siamo indecisi sul da farsi: Jeffrey sta continuando a lavorare a tempo pieno ma io sono libera e posso occuparmi dei lavori. Inoltre abbiamo il fondamentale appoggio della famiglia di Jeffrey, che ci avrebbe continuato ad ospitare e ci avrebbe inoltre fornito tutta l’attrezzatura di cui avremmo avuto bisogno.
Qua negli Stati Uniti è normale costruirsi una casa partendo dal nulla: i materiali sono facilmente reperibili e la loro “leggerezza”, paragonata a quella delle materie prime per costruire una casa in Italia, ne permette l’accessibilità e la maneggevolezza. 
Alla fine decidiamo di rischiare e compriamo la casa nelle sue pessime e maleodoranti condizioni. E qui comincia l’avventura.

Luglio 2020
Prima di diventare nostra, la proprietà venne data in affitto per un decennio a gente sempre diversa. L’ultimo inquilino è stato la ciliegina sulla torta di questo disastro assoluto, con i cani lasciati liberi di defecare e urinare e ovunque sporcizia e disordine.
Nelle tipiche case americane la struttura è in legno, le pareti in cartongesso e i pavimenti di legno pregiato o di fogli o piastrelle di vinile; l’ultima opzione è la preferita da chi vuole sbrigarsela in fretta e spendere pochissimo. Non credo di aver mai visto nulla di simile in Italia. Le piastrelle in porcellana sono usate qualche volta ma il re in assoluto è il tappeto, in Italia chiamata moquette. Qua le “moquette” sono pelosissime e morbidose e, se ben tenute e pulite, costituiscono un ottimo rimedio contro il freddo (in Minnesota l’inverno è gelido, con temperature che vanno dai 20 ai 30 gradi sotto lo zero. Jeffrey dice sempre che la conversione in Fahrenheit non è così terribile come i Celsius: per loro gli 0 gradi centigradi corrispondono a 32 gradi Fahrenheit).
Il nostro nuovo acquisto ha moquette e piastrelle in vinile ovunque.
I lavori di demolizione iniziano con la rimozione di tutta la spazzatura lasciata dall’ultimo inquilino: una valanga di vestiti, giocattoli, cianfrusaglie, sporcizia, cacche secche di cane e una macchina parcheggiata nel garage. Per la maggior parte faccio tutto da sola ma ogni tanto ricevo un grosso aiuto dai genitori e dal fratello di Jeffrey.
Quando è il momento di demolire il bagno il padre di Jeff mi dà un martello e mi dice di

divertirmi. Lo prendo in parola e spacco piastrelle e muro fino alla struttura in legno e porto tutti i detriti fuori dalla casa. Lo stesso faccio con i pavimenti.
Una volta che la casa è “messa a nudo”, è la volta delle riparazioni e così imparo ad intonacare e a “rattoppare” i muri, imparo a creare texture, per nascondere le pareti malconce e far sparire ogni traccia di buchi nelle pareti. Lo zio Tom mi insegna parecchie cose e sono felice di potermi finalmente dedicare alla parte artistica del lavoro: imparo infatti anche a restaurare il legno creando le parti mancanti.
Il padre di Jeffrey mi insegna tutto, io sono una spugna volenterosa e il mio quotidiano allenamento sportivo rende tutto più facile.
Da bravi architetti scegliamo materiali di ottima qualità e duraturi, piastrelliamo il bagno e la cucina e dipingiamo tutto quanto, scegliendo fra i colori che ricordano il mare e le vele. Imparo a fare lavori elettrici e a lavorare il legno.
Ed ora il giardino, pieno di arbusti invasivi ed erbacce, con il prato consumato dal cane tutto attorno alla proprietà. Demolisco la recinzione sul davanti e riposiziono il terreno per consentire il drenaggio dell’acqua lontano dalla casa. Infine la semina: un nuovo praticello e piante native a manutenzione zero direttamente dal giardino di nostro zio Tom.

Settembre 2020
La casa è irriconoscibile, dentro e fuori. L’esterno è pulito e ordinato, il giallo della casa ora spicca grazie al lavaggio con acqua a pressione gentilmente offerto da mio cognato. In alto si intravede una cupoletta trasparente che permette alla luce naturale di inondare il bagno non più cieco. E sì, abbiamo anche fatto un buco nel tetto! Ora la casa è pronta per essere data in affitto e col ricavato speriamo di concederci qualche tempo da dedicare alle esplorazioni in mare a bordo di Mariolina.

La pandemia del COVID ha dato inizio a una nuova era, durante la quale sono stata tenuta lontana dalla mia famiglia, ho sentito la mia cara nonna spegnersi lentamente e volare via. Mi sono sentita male e in colpa per non esserle stata vicina per tenerle la mano nei suoi ultimi attimi, per fortuna ci sono state le videochiamate che tuttavia non possono sostituire un caldo e confortevole abbraccio. Poi un giorno seppi che mia nonna, proprio quella mattina, aveva fatto una passeggiata con me. E il mio cuore fu colmo di serenità ​4​.

È stato strano veder realizzato ciò che pensavo pochi mesi fa: una New York City vuota senza più ragione per restare.
Io ho trovato la mia pace durante questo isolamento. Il duro lavoro di ogni giorno e i talentuosi maestri che mi hanno assistito mi hanno resa migliore, più forte e, cosa più importante, consapevole di ciò che posso fare. Non mi sono mai sentita così potente.

1​ Jeffrey è mio marito, per chi volesse saperne di più rimando alle mie precedenti opere scritte e visive con le quali ho partecipato al concorso “Scrivere Altrove” edizioni 2019 e 2018.

2​ Mariolina fu il nome della mia nonna materna che non ho mai conosciuto ma che è sempre stata presente nella mia vita quotidiana tramite racconti e ricordi. Mio nonno, più volte, mi disse che le assomiglio. E’ il mio angelo custode che ora protegge anche la nostra barca.

3​ Per saperne di più su “Tela design” e “Hadly Hatter” visitate le rispettive pagine su Instagram @tela_design e @hadlyhatter.

4​ Una mattina ricevo un messaggio vocale dai miei genitori che, commossi, mi dissero che la nonna era convinta di essere stata a passeggio con me quel giorno. Una parte di me si sentirà sempre in colpa per la scelta che ho fatto di lasciare l’Italia e i miei cari alla scoperta del “Nuovo Mondo”. Specialmente perché questa scelta mi ha tenuta lontana da tanti momenti importanti, belli e tristi. La nonna ultimamente confondeva e mescolava fatti realmente accaduti e sogni. Io sono onorata di essere stata nei suoi sogni e di averle lasciato la bellissima emozione di avermi appena vista.

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